laRegione

Tatum Rush, non è mai troppo tardi

- di Beppe Donadio

Il comunicato stampa è intratteni­mento puro come la canzone, ‘Too Late’ (Troppo tardi), immersione rapida nei suoni anni Ottanta di classe, tra pop, disco e r&b. “E anche una canzone di Gino Paoli”, recitano le note accompagna­torie, anche se noi, al minuto 00:19, ci abbiamo sentito anche gli ottoni di ‘Love Boat’ (“Mare, profumo di mare”, per intenderci). Con attitudine “consapevol­mente vacchiana” (da Gianluca Vacchi, simbolo del Nulla Cosmico, ndr), “come un Rocky Balboa ossigenato” che fa joggin sul lungomare di Rio “come se non ci fosse un domani” – sempre parole dal comunicato – Tatum Rush, “il Vittorio Alfieri dell’R&B” (parole di Rockit) torna con un singolo estivo e un messaggio: “Fate del benessere fisico-mentale la vostra nuova religione e fatelo senza prendervi troppo sul serio”. Tra molti gustosi rimandi – su tutti, la Jennifer Beals brasiliana in scaldamusc­oli divisa tra i passi rapidi di ‘Maniac’ e il provino di ‘Flashdance… What a Feeling’ – l’italo-svizzero-americano Giordano Rush si produce in un signor pezzo la cui genesi è: “Saranno stati quei manuali di sviluppo personale california­ni fine anni ottanta trovati in solaio, o quelle serate trascorse a guardare innumerevo­li Rocky in accappatoi­o ma mi sono addentrato nel territorio delle hit senza tempo in compagnia dei Village People, dei Survivor o persino degli ABBA, dove la canzone pop diventa inno alla vita e all’amore e manifesto bellico di chi non molla mai”.

Detto di persona

Le note accompagna­torie potrebbero pure bastare a rendere il clima di ‘Too Late’, ma qualche parola di persona con Rush, a qualche mese di distanza dalla musica balsamica di Tiger&Balm, era necessaria: «Quando dico vacchismo, da Gianluca Vacchi – ci spiega – mi riferisco a quell’attitudine ultra positiva e ottimista, da allampanat­o sportivo ricco ‘showoff’ tipica di una certa cultura profondame­nte Usa, ma (e questo è importante) catapultat­a in una cultura più sofisticat­a e capriccios­a come quella Europea, più precisamen­te quella Italiana, creando una sorta di corto circuito emotivo-cognitivo nel pubblico. L’intenzione è di provocare un reset in tempo per l’estate e per la riapertura». È una/un constatazi­one/consiglio post-pandemica/o? È ciò di cui abbiamo bisogno ora? «In verità è un consiglio anche pre e durante pandemia, ma non c’è miglior momento per cominciare a farsi del bene che l’istante presente, quindi spegnete il Tg, tiratevi su dal divano, state su dritti, bevetevi almeno un succo di sedano prima di un toast al prosciutto e ringraziat­e madre natura per qualsiasi fotone solare che si posa sulla vostra pelle». Come si arriva a Rio, o come ci arrivi tu? «Sono andato inizialmen­te per altre ragioni, ma ho dovuto presto ammettere a me stesso che non sarei ripartito senza rubare un po’ di quel posto. Le riprese risalgono alle prime settimane di Febbraio di quest’anno». E per finire, libero gossip da studio di registrazi­one: «Il brano l’ho prodotto nello studio Undamento a Milano a quattro mani con Ceri, che ormai si sta affermando come uno dei produttori più pericolosi d’Italia. Abbiamo chiesto al mio amico sassofonis­ta Rafael Schilt di mandarci un solo un po’ alla ‘Bill Clinton’, che ha capito perfettame­nte di cosa stavamo parlando».

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Vacchiano

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