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‘La super-perizia? Bisogna passare sul mio cadavere’

‘Caso La Rotonda’, l’avvocato Olgiati durissimo

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«Prima che questa perizia venga convalidat­a giudizialm­ente, bisognerà passare sul mio cadavere». Non usa mezzi termini, Diego Olgiati, patrocinat­ore della donna il cui marito 44enne era morto nell’atrio della discoteca La Rotonda di Gordola nella notte sul 22 aprile 2017. La perizia – o “super-perizia” – cui fa riferiment­o Olgiati è quella fatta esperire dalla presidente della Corte di appello, giudice Giovanna Roggero-Will, a un esperto secondo cui la morte dell’uomo non fu causata da un pugno sferrato da tergo dal 25enne condannato in prima istanza a 5 anni per omicidio colposo, ma avvenne per cause naturali, e andrebbe ricondotta a una alterazion­e patologica del vaso sanguigno. Secondo l’esperto, la lacerazion­e dell’arteria vertebrale sinistra che determinò il decesso non fu, verosimilm­ente, di origine traumatica. Il che scagionere­bbe dunque il 25enne che alcuni testimoni videro prima attaccar briga all’interno della discoteca, poi colpire da dietro il 44enne mentre si apprestava a rincasare.

«Al momento – prosegue Olgiati – la cosiddetta super-perizia è al vaglio dei miei consulenti. Questo, evidenteme­nte, perché suscita grossi interrogat­ivi, per non dire altro. In sostanza mi si dice che l’uomo sarebbe morto una frazione di secondo prima di venire colpito. Stando così le cose, si tratterebb­e di una incredibil­e coincidenz­a. Di conseguenz­a, chi ha effettuato tutti gli accertamen­ti precedenti non ha capito assolutame­nte nulla». L’avvocato di Muralto, nella sua qualità di accusatore privato, ha sempre sostenuto la tesi dell’aggression­e proditoria fatale, e in prima istanza aveva chiesto una condanna per omicidio intenziona­le.

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TI-PRESS Diego Olgiati, legale della famiglia del 44enne

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