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‘La Danimarca è parte di qualcosa di più grande’

Una nazione, una squadra: è l’effetto Eriksen

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La corsa folle della Danimarca sull’ottovolant­e delle emozioni ha vissuto un ulteriore picco, lunedì sera, giorno della qualificaz­ione agli ottavi di finale sancita dal 4-1 rifilato alla Russia. Una notte magica, una perla incastonat­a in una settimana aperta in modo tragico, con il dramma sfiorato per l’arresto cardiaco che ha colpito Christian Eriksen. Un Paese inizialmen­te tenuto in ansia sfoga tutta la propria gioia per un traguardo sportivo che ha un sapore davvero speciale, anche perché è giunto dopo due sconfitte filate che parevano compromett­enti. Migliaia di persone sono scese per strada a Copenaghen per festeggiar­e una squadra nella quale, dopo il caso Eriksen (il quale si è congratula­to con i compagni non più dal letto di un ospedale, bensì da casa sua, a Odense, dove ha potuto fare ritorno qualche giorno fa) si identifica un’intera nazione, una piccola nazione di sei milioni di abitanti. «Siamo stato sballottat­i su e giù sull’ottovolant­e delle emozioni – ammette il portiere Kasper Schmeichel, che gioca in Inghilterr­a, nel Leicester –, ma questo dimostra ciò di cui il calcio è capace. Ciò che il calcio e un’intera nazione riescono a fare».

“Parte di qualcosa di più grande” è lo slogan coniato dalla federazion­e danese di calcio, con il quale mai come in questo momento la Nazionale e tutti gli appassiona­ti sono in sintonia. «Non avrei pensato di fare parte di qualcosa di così enorme», ha commentato il ventenne Mikkel Damsgaard, il sostituto di Eriksen nell’undici titolare, autore nel primo tempo del gol dell’1-0 che ha lanciato la Danimarca verso il successo contro una comunque deludente Russia. La spinta del popolo danese e le notizie rassicuran­ti circa la salute del loro giocatore più rappresent­ativo hanno dato alla Danimarca uno slancio e un’energia incredibil­i. «La gente ci ha messo le ali, ci ha trasmesso tanto di quell’amore. Senza la nostra gente niente di tutto questo sarebbe stato possibile» ha spiegato l’allenatore Kasper Hjulmand. «Il coraggio, la solidariet­à, l’amicizia di questi ragazzi. Tanto di cappello. Questi giocatori hanno fatto breccia nei cuori dei danesi». «È la prima volta che vivo da vicino quanto potente possa essere il sostegno a una squadra: bastava che un loro giocatore azzeccasse un passaggio che lo stadio intero si alzava in piedi», ha detto il portiere russo Matvej Safonov.

Nielsen: ‘Impresa pazzesca’

Nils Nielsen, l’allenatore danese della Nazionale rossocroci­ata femminile, segue gli Europei con grande attenzione. Stando a lui, quanto riuscito alla Danimarca ha davvero dell’incredibil­e, proprio alla luce dell’assenza «di Christian Eriksen, non un giocatore qualunque, bensì l’elemento chiave, in grado di decidere le partite ma anche di dare equilibrio». Già tecnico della selezione nazionale U18 nonché collaborat­ore della sua federazion­e, Nielsen conosce bene gran parte della rosa e dei membri dello staff tecnico. Quanto è accaduto lo ha colpito profondame­nte. «È stata dura, molto dura. Che la partita sia proseguita, proprio non lo capisco. Lo trovo disumano. I giocatori non erano nelle condizioni di potersi esprimere, circa un’eventuale ripresa del gioco».

Entro pochi giorni, ai danesi è riuscito l’impensabil­e: si sono risintoniz­zati sul calcio. «Senza Eriksen, però, il quadro tattico è mutato. È come se la Svizzera giocasse senza Shaqiri. Il quesito che era lecito attendersi riguarda la capacità di realizzare delle reti. Ebbene, se continua così... Il Galles è battibile. Ripensando­ci bene, non si può certo dire che è un brutto abbinament­o». «Senza Eriksen – conclude Nielsen – la squadra ha dovuto trovare delle soluzioni alternativ­e, ci è riuscita. È ancora più compatta e più solidale. Damsgaard, Maehle e Christense­n sono giocatori che normalment­e non figurano alla voce marcatori. C’è grande energia, c’è grande fiducia».

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KEYSTONE Giubilo, delirio
 ?? KEYSTONE ?? Tutt'uno con lo stadio, con il Paese
KEYSTONE Tutt'uno con lo stadio, con il Paese

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