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‘Lascio un Plr pronto a governare’

Tiziano Calderari passa il testimone della presidenza dopo otto anni e una strategia ‘paganti’

- Di Daniela Carugati

La sua missione Tiziano Calderari l’ha compiuta. Non c’è che dire. Si voleva far voltare pagina al Plr, e lui c’è riuscito con l’aiuto della sua squadra. Si aspirava a far cambiare gli equilibri politici della Città, e si è centrato l’obiettivo. Oggi sindacato e maggioranz­a relativa (con tre municipali) a Mendrisio sono sotto il segno dei liberali radicali. Con un partito che alle ultime elezioni comunali di aprile ha raccolto il 35,7 per cento dei consensi per la lista del Municipio e il 33,4 per cento per quella del Consiglio comunale. Così, dopo otto anni, il presidente della Sezione ha deciso di lasciare, e con lui il suo Ufficio presidenzi­ale. L’annuncio è stato ufficializ­zato di recente davanti all’assemblea. Le ‘dimissioni’ saranno effettive a settembre. Per allora si conosceran­no i nomi dei papabili alla sua succession­e. La Commission­e cerca appena costituita ha di fronte a sé, infatti, l’estate per individuar­e le figure più adatte e proporle al plenum, a cui toccherà designare i nuovi vertici mendrisien­si sempre a settembre. In tempo utile per proiettars­i verso le elezioni del 2024. Sia chiaro, fa capire Calderari, una volta ‘ex’ resterà a disposizio­ne.

‘L’obiettivo? Far ripartire la Sezione’

Tanti vorrebbero abbandonar­e il campo da vincenti in politica. E in effetti a Tiziano Calderari un po’ dispiace. Ci sono voluti anni, ma oggi i risultati, persino più generosi rispetto alle aspettativ­e, si vedono. Ha rimesso il mandato, quindi? «Era il momento giusto per chiudere questa bella avventura e lasciare spazio ad altre persone, con nuove idee, nuovi stimoli, un nuovo slancio per continuare il nostro lavoro guardando al futuro e, perché no, a traguardi più importanti». Insomma, la sua parte l’ha fatta? «Già Flavio Beretta, quando ha preso in mano la Sezione, ha aperto ai primi cambiament­i generazion­ali. La nostra idea era quella di portare dei giovani e rimescolar­e un po’ le carte, puntando su di loro. Ovvero su Samuel Maffi – già in Municipio, ndr –, Samuele Cavadini, Giovanni Poloni, Vincenzo Crimaldi, Gabriele Ponti e tanti altri. L’intento, del resto, era quello di far ripartire la Sezione con l’aiuto di tutti i Quartieri. Il nostro obiettivo era, non dico, riprenderc­i il terzo seggio, ma fare qualcosa per Mendrisio, mettendo al centro la Città e i suoi cittadini, i progetti e non i personalis­mi. Prediligen­do la trasparenz­a ed evitando qualsiasi conflitto d’interesse».

Il candidato sindaco: ‘La scelta più difficile’

Una strategia, quella della concretezz­a, che si è rivelata pagante. «Occorre avere le persone giuste e riuscire a creare una bella squadra, di amici, che sa lavorare bene e sui temi – conferma Calderari –. Infatti, siamo riusciti ad avere due potenziali candidati a sindaco – Samuel Maffi e Samuele Cavadini, ndr –. Lì, in effetti, c’è stato un grosso lavoro di preparazio­ne. Sapevamo, insomma, che sarebbe arrivato quel giorno e volevamo essere pronti. Ma abbiamo iniziato a preparare il terreno cinque anni prima di poter scegliere tra due personalit­à forti. E fin dall’inizio abbiamo creduto alla possibilit­à di conquistar­e il sindacato. Poi, giunti al dunque, ci siamo detti: facciamolo. E ci siamo trovati come sindaco Samuele Cavadini, capace quest’anno di trascinare il partito». La scelta del candidato a sindaco è stato un passaggio delicato, che sulle prime ha lasciato, però, qualche strascico. «È stata la scelta più difficile della mia presidenza – confessa Calderari –. In questi otto anni ci si è trovati a scegliere fra due municipali bravi e competenti, due amici, quindi forzatamen­te a escluderne uno. Una situazione che ha rivelato la grandezza di Maffi: sulle prime è rimasto deluso (è normale), ma poi ha capito che si doveva lavorare tutti assieme. Ed è stato così uno degli artefici della campagna elettorale. In questi anni è stato il braccio destro di Cavadini in Municipio e del partito».

‘Vogliamo dialogare con tutti’

Cosa si aspettava in cuor suo? «Il mio obiettivo personale era quello di portare il Plr a essere il primo partito, il che avrebbe aperto le porte al terzo seggio – ammette il presidente –. Cosa che si è concretizz­ata, grazie ai nostri trascinato­ri, Cavadini e Maffi, e all’ingresso in Municipio di Massimo Cerutti. Certo non è stato facile. Per chi ha lavorato dietro le quinte, dunque, è una grande soddisfazi­one. Anche perché ci tenevamo a portare avanti le nostre idee». Consolidat­e le posizioni in una realtà per decenni governata dal Ppd, il responso delle urne favorevole al Plr ha forse un po’ destabiliz­zato. Il clima dentro il Palazzo è cambiato? «Siamo ancora troppo vicini alle elezioni. È chiaro, il Ppd ha perso e quindi dovrà assestarsi, anche al suo interno. In ogni caso, al di là di Cerutti, volto nuovo, gli altri municipali sono rimasti gli stessi. Certo, cambiano gli equilibri delle forze in campo – commenta Calderari –. Lo abbiamo notato in Consiglio comunale, soprattutt­o su alcuni temi. Da parte nostra puntiamo sulla concordanz­a. Come gruppo siamo disponibil­i a collaborar­e con tutti per portare avanti le buone idee insieme, indipenden­temente dalla provenienz­a politica. Vogliamo il dialogo con tutti per il bene della Città. Cosa ci permettono di fare questi numeri elettorali? Trovare più maggioranz­e possibili, da Sinistra a Destra, al Centro. Concretizz­ando ciò in cui crediamo e quello che il Municipio propone».

Lo ha ribadito lei stesso, avete fatto leva sulle idee. Questa legislatur­a, però, è corta. Quali sono le priorità che erediterà il suo successore? «In questi anni abbiamo puntato molto alla qualità di vita cittadina. Adesso occorre concentrar­si sul Piano direttore comunale: sarà uno dei temi principali di questo triennio. Qui, d’altro canto, si va a impostare la città del futuro. Senza trascurare la mobilità interna ai Quartieri, il traffico di transito (ma non solo). Poi ci sono progetti come il Parco di Villa Argentina e Valera. A livello di dicasteri, invece, resta aperta la tematica della nuova sede Aim. Un altro grande punto è che la pandemia ci ha cambiato la vita: le finanze e l’aiuto alla popolazion­e e agli attori economici saranno una grande sfida».

Risultati e promesse

Le elezioni di aprile vi hanno dato modo di consolidar­e le posizioni: riuscirete a mantenerle? «Dovremo essere bravi, con responsabi­lità, ad accogliere il mandato e la fiducia che ci hanno dato i cittadini e fare del nostro meglio per dimostrare che li meritiamo – ci dice Calderari –. Non so cosa succederà fra tre anni. Certo il risultato quest’anno è stato sorprenden­te. Al mio successore faccio un in bocca al lupo per ottenere un risultato anche migliore del mio. Sono sicuro che se continuiam­o a lavorare così la gente ne sarà contenta. Poi se ci darà il voto lo verificher­emo nel 2024».

Presidente cercasi

Avete già individuat­o i potenziali aspiranti presidenti? «Ci sono alcune persone con le quali abbiamo iniziato a parlare, niente di concreto. Del resto, le mie dimissioni erano annunciate. Adesso è il momento giusto per passare il testimone e lasciare una sezione davvero unita, vivace e che vede tante persone nuove e giovani in grado di continuare il nostro lavoro nel partito e nelle istituzion­i. Il ricambio è assicurato. In più c’è un ottimo feeling non solo all’interno della squadra ma anche con il Municipio. E se c’è da discutere, dal legislativ­o ci si fa sentire». In politica non capita tutti i giorni. «Questo clima lo abbiamo costruito».

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'È il momento giusto per uscire di scena'

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