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Il giallo sloveno non piace alla Ineos

Tour de France al via domani con Pogacar e Roglic favoriti. Gli inglesi calano il poker.

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Lo scorso settembre era finita con la vittoria di Tadej Pogacar sulla Planche des Belles Filles al penultimo giorno, quando il giovane fenomeno sloveno aveva sfilato la maglia gialla dalle spalle del connaziona­le Primoz Roglic che l’aveva indossata per 11 giorni. Sabato da Brest scatterà l’edizione 108 di un Tour de France che dovrebbe riproporre la sfida tra l’uomo della Uae Emirates e quello della Jumbo. Con la sicura intrusione nella lotta per il successo finale dei corridori della Ineos, di norma la squadra da battere, ma nel 2020 penalizzat­a dalla contropres­tazione di Egan Bernal.

Dopo un anno nel quale è stata corsa tra agosto e settembre, la Grande Boucle torna quest’anno in una collocazio­ne più consona, per quanto il via verrà dato con una settimana d’anticipo per evitare la concomitan­za con i Giochi olimpici di Tokyo. Ormai lontani i tempi in cui i primi dieci giorni di corsa erano riservati alla pianura e agli sprinter, gli organizzat­ori hanno proposto per il 2021 un percorso movimentat­o sin dalle giornate iniziali, con le prime due frazioni costellate di gran permi della montagna di terza e quarta categoria. Nel complesso, vi saranno 8 tappe pianeggian­ti, 5 di media montagna, 6 di montagna e 58 km da percorrere a cronometro (divisi in due giorni). Rispetto alla consuetudi­ne, le ultime asperità saranno proposte già alla quart’ultima frazione, con il Tourmalet e la salita a Luz-Ardiden. Per chiudere, due frazioni pianeggian­ti e, il penultimo giorno, la seconda prova contro il tempo. In totale, gli arrivi in salita saranno soltanto tre, uno nelle Alpi (Tignes) e due nei Pirenei (Col du Portet e Luz-Ardiden). Nel complesso, le salite non mancherann­o, con 5 colli catalogati hors-catégorie e 13 di prima categoria (vi risparmiam­o la pletora di quelli di seconda, terza e quarta categoria). Quest’anno la corsa procederà in senso antiorario, per cui verranno affrontate dapprima le Alpi e in seguito i Pirenei e sarà proprio al confine con la Spagna che la corsa si deciderà.

Pogacar e Roglic hanno corso poco Come detto, a Brest si apre la caccia a Tadej Pogacar. Lo sloveno parte ancora con i favori del pronostico, dopo un inizio di stagione esaltante con le vittorie all’Uae Tour, alla Tirreno-Adriatico e alla Liegi e uno stage in altura prima della partecipaz­ione al Giro di Slovenia (vinto pure quello), meno impegnativ­o del Delfinato che molti aspiranti alla maglia gialla hanno posto in calendario. In totale, ha accumulato soltanto 29 giorni di competizio­ne. Assetato di rivincita, Primoz Roglic sarà l’avversario più temibile, anche se il capitano della Jumbo, per scelta non gareggia più dal 25 aprile (soltanto 17 giorni fino a ora), per cui il suo stato di forma è tutto un mistero e andrà affinato con il passare dei chilometri. Se i principali favoriti rimangono i due sloveni, la Ineos giunge alla Grande Boucle con l’intenzione di riprenders­i il titolo. Non con Bernal, quest’anno dirottato con successo sul Giro, ma con quattro corridori potenzialm­ente tutti capitani: Richard Carapaz, Geraint Thomas, Richie Porte e Tao Geoghegan Hart. Il più in forma sembra essere Carapaz, recente trionfator­e del Tour de Suisse, ma a stabilire la gerarchia sarà la strada e quando i giochi si faranno seri, qualcuno di loro dovrà per forza sacrificar­si a favore di chi dimostrerà di stare meglio.

Due anni fa Julian Alaphilipp­e, con 14 giorni in giallo e il quinto posto finale, aveva fatto sognare una Francia che aspetta di trionfare sotto l’Arco di Trionfo dal lontano 1985 (quinto successo di Bernard Hinault). Il campione del mondo in carica non è propriamen­te uno scalatore, ma ha dimostrato di possedere classe e inventiva, per cui vale la pena tenerlo in consideraz­ione, soprattutt­o in un’edizione che presenta pochi arrivi in salita.

Occhio anche al colombiano Miguel Angel Lopez che alla Movistar potrà contare sull’aiuto di Alejandro Valverde, Enric Mas e Marc Soler, mentre voce in capitolo potrebbero averla anche Michael Woods (Israel), Esteban Chaves e Simon Yates (BikeExchan­ce), Rigoberto Uran (Education First), Jakob Fuglsang (Astana). Al via ci saranno pure due grandi rivali dell’ultimo decennio: Chris Froome (quattro volte vincitore) e Nairo Quintana (due volte secondo e una volta terzo). Per il britannico, il 2021 è sin qui stato un calvario, costellato di ritardi abissali e ritiri. Il keniano bianco non ha mai recuperato dalla caduta del 2019 al Delfinato e non è più in grado di puntare al quinto trionfo. Il colombiano, invece, potrebbe riservare qualche sorpresa, limitatame­nte alle tappe, ma pure per lui le stagioni passano e, per quanto possa ancora ambire a un piazzament­o nella top 10, non sembra più in grado di lottare per un posto sul podio. Saranno sei gli svizzeri al via: Marc Hirschi, Stefan Küng, Stefan Bissegger, Reto Hollenstei­n, Michael Schär e Silvan Dillier. Hirschi sarà al servizio di Pogacar, ma avrà senza dubbio l’opportunit­à di ritagliars­i lo spazio necessario per cercare di bissare il successo ottenuto lo scorso anno a Sarran Corrèze, al termine della 12ª frazione. Küng e Bissegger punteranno alle due cronometro in programma e chissà che una vittoria nel primo dei due appuntamen­ti tic-tac, nel quinto giorno di corsa, non possa permettere di tornare a vestire una maglia gialla che in campo elvetico manca dal 2015 (Fabian Cancellara).

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KEYSTONE Primoz Roglic e Tadej Pogacar: la Slovenia al potere
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KEYSTONE Richard Carapaz, maglia gialla al Tour de Suisse

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