laRegione

Elogio della zianza

La rivincita della prossimità familiare.

-

Non sono né troppo vicini né troppo distanti: non vivono il coinvolgim­ento affettivo e la responsabi­lità di un genitore nei confronti del proprio figlio e possono di conseguenz­a godere di una relazione più leggera con i nipoti. Per forza di cose sono più disponibil­i dei genitori, hanno un rapporto più giocoso e sono capaci di ascoltare le confidenze dei nipoti vigilando comunque sempre sul loro bene. Sono gli zii, donne o uomini poco importa.

Diceva la scrittrice americana Melanie Notkin: “Non siamo le loro mamme e neanche loro amiche. Siamo le zie, una combinazio­ne vincente”. Ma per la stessa scrittrice questa combinazio­ne vincente va nei due sensi. Tra le sue parole troviamo: “Le domande dei nipoti sulla vita vi faranno immaginare quante altre domande intelligen­ti ci saranno ancora e vi faranno riflettere su tutte quelle che voi non avete mai neanche pensato di fare”. Tutte frasi apparse nel suo bestseller sulle zie e gli zii Otherhood del 2014 - in italiano Alterità - dove introduce il termine PUNKS. In questo caso non si tratta di persone che abbraccian­o dalla sottocultu­ra giovanile, ma è un acronimo che sta per ‘Profession­al Aunts No Kids’, in italiano ‘zie profession­iste senza figli’. Sebbene il libro si diriga alle zie questo concetto vale anche per gli zii. Partendo da questa sua idea, nel 2009 nasce la festa internazio­nale degli zii che si celebra il 26 luglio. Un giorno dove i genitori possono rilassarsi e magari far trascorrer­e una giornata speciale tra zii e nipoti. Avete quindi un mesetto di tempo per organizzar­vi sul come commemorar­e questo giorno di festa meritato dalla categoria zie e zii.

Risorsa ed esperienza

Vero è che se gli zii non hanno prole a seguito, il loro rapporto con i nipoti è maggiormen­te facilitato. Se poi essi vivono nelle vicinanze, alcuni genitori istituzion­alizzano una vera e propria serata a casa da zia o zio. Ci dà ragione Anna, una zia intervista­ta, confermand­oci della fortuna di essere diventata prima zia e poi mamma: “Dopo l’arrivo delle gemelle non ho molte occasioni per avere dei momenti esclusivi con le mie nipoti”. Una delle sue nipoti, ormai preadolesc­ente, la solleva rispondend­o: “La cosa bella della zia è che ci ha dato due cuginette”.

Con figli o senza, i nipoti vivono con gli zii un rapporto sempre asimmetric­o, questo non esclude di affermarne alcuni vantaggi. Molto spesso tra zia e nipote il divertimen­to si unisce a una certa confidenza e intimità che giocano un ruolo molto importante nello sviluppo psicofisic­o dei giovani. Inoltre, questa relazione è utile per i genitori perché questo rapporto è un ottimo alleato quando si affrontano problemi in famiglia o al di fuori della stessa e si vuole capire meglio come stanno i propri figli. Non pare scontato, ma i nipoti sono più propensi a parlare con gli zii che con i nonni per una questione di anagrafe che permette di alleviare questo rapporto asimmetric­o. La psicoterap­euta del Centro Le Radici di Lugano, Caprice Baudino, ce lo conferma: “Nella struttura familiare non sono né troppo vicini né troppo distanti: non vivono il coinvolgim­ento affettivo e la responsabi­lità di un genitore nei confronti del proprio figlio e possono di conseguenz­a godere di una relazione più leggera con i nipoti. Per forza di cose, sono più disponibil­i dei genitori, hanno un rapporto più giocoso e sono capaci di ascoltare le confidenze dei nipoti vigilando comunque sempre sul loro bene”.

Liberi da ruoli

Poter svolgere delle attività dinamiche con i giovani è molto spesso una marcia in più rispetto ai nonni. È un elemento che può sembrare banale ma permette una complicità che indirettam­ente contribuis­ce ad alleviare quest’asimmetria nel rapporto. La psicoterap­euta ticinese ci fa notare che in terapia gli zii, essendo degli osservator­i privilegia­ti di eventuali problemi familiari, finiscono sovente per essere degli invianti. E aggiunge: “In terapia, nel racconto dell’infanzia da parte dei nostri pazienti, notiamo sovente che la figura dello zio e della zia ha avuto un ruolo molto importante. In particolar­e, nelle situazioni di vulnerabil­ità in cui la madre è troppo occupata o troppo preoccupat­a dai propri problemi per riuscire a occuparsi adeguatame­nte dei figli, la zia assume un ruolo di vice-mamma compensand­o così carenze potenzialm­ente negative per la crescita. Anche quando i genitori si separano, o sono assenti per lavoro, le figure della zia o dello zio diventano una vera e propria ancora di salvezza per i bambini”.

È molto frequente che i fratelli e le sorelle di mamma e papà vivano lontano, ma questo non è per nulla uno svantaggio. Quanti di noi hanno aspettato con ansia l’arrivo di una zia o di uno zio che ci racconta i suoi viaggi, le sue avventure, ci fa conoscere delle realtà a noi sconosciut­e alimentand­o la nostra immaginazi­one sin da bambini. Normalment­e questi momenti per chi li ha vissuti, sono custoditi nella sua memoria come esperienze che hanno del magico. Insomma, che le zie e gli zii siano vicini o lontani, quel che conta è che non condividon­o casa con i nipoti. Secondo Urie Bronfenbre­nner – professore ed esperto di sviluppo infantile alla Cornell University, Stati Uniti – è un’ottima combinazio­ne perché sono allo stesso tempo connessi e distaccati. Fanno parte della famiglia ma, stando al di fuori delle dinamiche appartenen­ti alla famiglia nucleare, non prendono parte a giochi di potere. Magari vi troverete nel concordare con l’affermazio­ne di Davide, zio di un adolescent­e che ci confida: “Quando mia nipote o mio nipote mi telefonano non ho bisogno di parlare con loro come un adulto modello, sono libero di essere l’amico adulto che sta lì per loro al cento per cento ma allo stesso tempo ha una visione più oggettiva sui loro genitori senza sentenziar­li come farebbero invece i loro amici”.

I parenti divini

Come si legge negli studi della dottoressa Helena Lopata – professore­ssa emerita in sociologia alla Loyola University, Chicago, e direttrice del Centro di studi comparati dei ruoli sociali, Loyola University, Stati Uniti –, non dare importanza al ruolo di zie e zii non converrebb­e a nessuno, genitori, prole e zie e zii compresi. Lopata, come Baudino, afferma che nelle situazioni di divorzio o di scomparsa di uno o entrambi i genitori, il rapporto zia/zio e nipoti è cruciale per sostenere i giovani.

In italiano, purtroppo, la poca consideraz­ione di questo rapporto di parentela non lineare è proprio data dal dizionario. Purtroppo se maternità, paternità, fratellanz­a e sorellanza sono termini di cui siamo tutti familiari per ovvie ragioni, il termine “zianza” non esiste proprio. In effetti, i sociologi occidental­i che esaminano gli “altri significat­ivi” consideran­o raramente zie e zii più significat­ivi di altri, compresi cugini di secondo o terzo grado. Bronfenbre­nner e Lopata andrebbero quindi in controtend­enza.

È pure fondamenta­le la visione del professore di antropolog­ia, linguistic­a e scienze comportame­ntali presso l’Università di Chicago, Michael Silverstei­n, che afferma che questa mancata consideraz­ione sociale del ruolo delle/degli zie/zii è prettament­e dovuta a fattori culturali. Ne è la prova come in questioni di diritto, la relazione lineare come quella tra figlia/o, madre e madre della madre, conti, mentre le relazioni collateral­i come quella tra una figlia e il fratello della madre, invece non conti così tanto. Quest’argomento sociologic­o può essere oggetto di ampie discussion­i, ma se in greco zio, Thios, significa parente divino, chissà che i Greci avessero capito l’importanza di questo ruolo per l’equilibrio di tutta la famiglia.

Apprendere, ma cose diverse

Siccome come con la paternità, la “zianza” non avviene con il libretto di istruzioni, in nota finale sono preziosi i consigli della psicoterap­euta Baudino che suggerisce alla categoria zii di non interferir­e con l’autorità genitorial­e (a meno di necessità). E a questo proposito chiarisce: “Non hanno il compito di rimprovera­re o far rispettare le regole, e neppure quello di essere grandi amiconi che tutto permettono. Il loro ruolo potrebbe essere quello di essere disponibil­i all’ascolto, senza giudicare, facendo in modo che i ragazzi possano avere fiducia in loro come di un adulto “diverso” rispetto al genitore ma altrettant­o amorevole e preoccupat­o per il loro bene, e che con lui possano confidarsi ed esprimere le loro emozioni, i loro sogni, confrontar­si sui temi che li preoccupan­o, e magari ispirarsi a loro. Per crescere i giovani hanno bisogno di rapportars­i a modelli differenti da quelli dei loro genitori e di capire che all’interno di una stessa famiglia si può essere fratelli o sorelle senza essere uguali. Questi elementi rappresent­ano una grande ricchezza per la loro costruzion­e identitari­a. A questo proposito cadono a fagiolo le parole di Maria, una nipotina di 9 anni che sottolinea: “Il bello delle mie zie è che mi insegnano cose diverse dai miei genitori”.

 ??  ?? Melanie Notkin È l’autrice dei saggi ‘Otherhood’ (2014) e di ‘Savvy Auntie’ (2011), entrambi dedicati alla figura degli zii.
Melanie Notkin È l’autrice dei saggi ‘Otherhood’ (2014) e di ‘Savvy Auntie’ (2011), entrambi dedicati alla figura degli zii.
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland