laRegione

L’OGGETTO

- DI FABIO MARTINI

Il bario

L’alchimista e chimico bolognese Vincenzo Casciarolo si accorse nel 1602 che la barite, un minerale molto diffuso nell’area del Bolognese, se riscaldato diveniva luminescen­te. Oggi, grazie anche agli studi di Antoine Lavoisier, sappiamo che si tratta di un minerale con numero atomico 56. Di colore argenteo, tenero e tossico, viene utilizzato in molteplici applicazio­ni: come mezzo di contrasto per gli esami radiografi­ci, come magnete negli altoparlan­ti audio, nella produzione dei fuochi d’artificio e delle candele a scoppio o per appesantir­e i fluidi di trivellazi­one nell’estrazione del petrolio. Il termine ha assunto anche un significat­o specifico nell’ambito dell’intelligen­ce e del controspio­naggio: il cosiddetto “pasto al bario” consiste nel fornire alla supposta talpa, in via del tutto confidenzi­ale e amichevole, un’informazio­ne falsa. Se questa giunge a destinazio­ne nel campo avversario il gioco è fatto…

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