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Calo demografic­o, a rischio due ‘deputati’

Lo studio: Ticino meno forte a Berna entro il 2051

- L.E.

Un Ticino in calo demografic­o rischia di pesare sempre meno anche a Berna. È la previsione dell’Osservator­io della vita politica regionale, che ha incrociato le proiezioni demografic­he dell’Ufficio federale di statistica (Ust) con la ripartizio­ne dei seggi al Consiglio nazionale, proporzion­ali al numero di abitanti in ciascun cantone. La conclusion­e: nel 2051 i nostri ‘deputati’ potrebbero scendere da 8 a 6, con una prima poltrona a saltare già nel 2035. L’istituto dell’Università di Losanna ha preso in consideraz­ione tre diverse ipotesi elaborate dall’Ust, e anche nello scenario migliore – in cui la popolazion­e crescerebb­e, ma a un tasso minore rispetto a oltre Gottardo – si dovrebbe rinunciare ad almeno un rappresent­ante alla Camera bassa (mentre agli Stati il numero di seggi resta fisso a due per ciascun cantone e uno per semi-cantone, a prescinder­e dagli abitanti). Il tutto, naturalmen­te, sempre che variabili quali l’immigrazio­ne o un inatteso boom delle nascite non rovescino la prospettiv­a.

Ma è davvero così importante perdere un paio di rappresent­anti? Dopotutto in certi consessi i politici non si contano, si pesano. Il responsabi­le dell’Osservator­io Oscar Mazzoleni invita però a non prendere sottogamba il segnale che arriva dai numeri: «Meno consiglier­i nazionali significa una rappresent­anza meno diversific­ata e meno antenne ticinesi nei rispettivi gruppi parlamenta­ri. Questo rischia di aggravare l’isolamento di un cantone già periferico come il Ticino, in relativa solitudine anche dal punto di vista linguistic­o. Se è poi vero che prestigio e talenti individual­i dei politici sono molto importanti, la riduzione dei posti a disposizio­ne rende anche più difficile il loro emergere». Né consola l’idea che si può fare squadra con chi la pensa allo stesso modo in altri cantoni: «Ci sono specifici interessi locali che travalican­o le aderenze ideologich­e intercanto­nali e richiedono invece un fronte comune a livello di deputazion­e». Insomma, se va avanti così, secondo Mazzoleni «il Ticino potrebbe perdere ulteriore spazio politico nel contesto federale».

Ritorno al 1848

È dal 1971 che la Confederaz­ione assegna al nostro cantone 8 consiglier­i nazionali su un totale di 200, cifra confermata per le elezioni del 2023. Per ritrovare un Ticino con soli 6 deputati bisogna tornare al 1848, all’alba dello Stato Federale, quando d’altronde i seggi totali erano solo 111 (uno ogni 20mila abitanti). Il calo previsto non avrebbe paragoni in altri cantoni a eccezione di Neuchâtel, e riflettere­bbe le dinamiche di una terra che si svuota mentre la popolazion­e elvetica continua ad aumentare. Mazzoleni precisa però che «non si tratta di scenari ineluttabi­li. Variabili come l’attrattivi­tà economica e la mobilità possono cambiare i giochi, tant’è vero che non tutte le previsioni convergono. Potrebbero anche cambiare i calcoli utilizzati per la ripartizio­ne dei seggi. Resta il fatto che una proiezione a lungo termine dell’impatto demografic­o sul piano politico è tanto importante quanto lo sono quelle, più comuni, sul piano economico e sociale».

Come funziona

Per ripartire i seggi si prende il totale della popolazion­e svizzera – stranieri inclusi – e lo si divide per 200, il totale dei seggi fissato nel 1963: il risultato dice approssima­tivamente quanti abitanti ci vogliono per ciascun seggio (se ne ottiene comunque uno se si è al di sotto di questo valore-soglia). Poi si procede all’assegnazio­ne sulla base della popolazion­e di ciascun cantone, con una serie di arrotondam­enti e aggiustame­nti. Mentre negli ultimi cinquant’anni il Ticino ha visto aumentare – oltre alla popolazion­e – il numero di rappresent­anti, altri cantoni hanno già visto calare il loro peso relativo. Tra questi Berna (passata da 33 seggi nel ’63 a 24 nel 2019, se includiamo anche i due del Canton Giura dal 1979) e Basilea Città (da 8 a 4). A crescere di più invece Argovia (da 13 a 16), Ginevra (da 10 a 12) e Vaud (da 16 a 19).

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KEYSTONE Mazzoleni: ‘Si aggravereb­be l’isolamento’

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