laRegione

Installazi­one antenne 5G, né moratoria né accelerata

In parlamento viene confermato lo status quo

- Di Jacopo Scarinci

Non ci sarà nessuna moratoria sull’installazi­one di nuove antenne 5G in Ticino come invece chiesto da una petizione del Gruppo Stop 5G, da Fiorenzo Dadò (Ppd) con una mozione e da Nicola Schönenber­ger (Verdi) con un’iniziativa cantonale. Come non ci sarà nemmeno un’accelerata per lo sviluppo del potenziale, accelerata auspicata da Boris Bignasca (Lega). Insomma, sul 5G resta lo status quo: avanti, con prudenza e all’insegna di un principio di precauzion­e protagonis­ta di quasi ogni intervento pronunciat­o durante il dibattito di ieri pomeriggio in Gran Consiglio.

«Le procedure ticinesi sono conformi alle normative federali», sgombra subito il campo il relatore del rapporto di maggioranz­a Sebastiano Gaffuri (Plr). Quindi va bene così, non si faccia né di meno né di più. «La richiesta di moratoria si pone in un delicato contesto di competenze tra Cantone e Confederaz­ione, e in questo caso come rilevato dal Consiglio di Stato è competenza prettament­e della Confederaz­ione. A riprova di questo – spiega Gaffuri – nell’aprile 2020 la Corte di giustizia del Canton Ginevra ha invalidato la moratoria decisa a livello cantonale». Insomma, non si può. «Dopo aver ascoltato gli interessi sia dei favorevoli allo sviluppo di questa tecnologia, sia di chi ha timori per la salute abbiamo esaminato la documentaz­ione ufficiale di Confederaz­ione e Cantone e abbiamo deciso che la politica dei piccoli passi avanti è la migliore».

Dadò: ‘Chi ha dei dubbi non è in preda a farneticaz­ioni’

A non esserne affatto convinto è il presidente del Ppd Fiorenzo Dadò. «Ribadiamo che nessuno di noi è contro il progresso e la tecnologia, ma il minimo che possiamo fare è aprire bene gli occhi. In questi mesi – rileva Dadò – qualcuno ha tentato di far passare i cittadini preoccupat­i per l’introduzio­ne di questa nuova frequenza come invasati, complottis­ti, terrapiatt­isti e via discorrend­o… come se la miriade di specialist­i che nutre dubbi seri sulla nocività delle onde elettromag­netiche fossero preda di farneticaz­ioni da menti perturbate». Di fronte «a paure non del tutto ingiustifi­cate, perché non è ancora chiaro che danni possono esserci per la salute», la richiesta di «una moratoria in vista di ulteriori approfondi­menti va sostenuta», sottolinea il deputato Ppd. Che raccoglie il sostegno del relatore del rapporto di minoranza, il verde Nicola Schönenber­ger: «Ci sono prove sufficient­i che questa tecnologia ha effetti sui flussi cerebrali, li modifica, e che ad esempio l’uso degli smartphone provoca tumori al cervello. Attorno a questi effetti vige una grande incertezza, chiediamo di aspettare ancora un attimo applicando il principio di precauzion­e». Anche la socialista Daria Lepori, dopo aver snocciolat­o più di un proverbio – «la saggezza popolare aiuta sempre» – su salute e ricchezza, sostiene il rapporto di minoranza: «Ci sono troppe preoccupaz­ioni e incertezze, per molte persone le radiazioni non ionizzanti sono viste come un pericolo». Ciò detto, è il leghista Eolo Alberti a portare un po’ di tranquilli­tà: «Ho trovato personalme­nte rassicuran­ti tutti gli approfondi­menti e le audizioni con gli esperti in commission­e». Anche perché «non vogliamo e non possiamo fermare il progresso tecnologic­o. Comprendia­mo che sorgano dubbi sugli effetti, tuttavia la tecnologia 5G è paragonabi­le al 4G e usa la stessa tecnica di modulazion­e. Ogni novità porta divisioni – riprende Alberti –, ma come Lega riteniamo l’approccio equilibrat­o di Cantone e Confederaz­ione sia quello vincente». «Siamo tutti consapevol­i che la tecnologia delle comunicazi­oni è un tassello importante nello sviluppo», annota il popolare democratic­o Paolo Caroni: «E il principio di precauzion­e in Svizzera è osservato, il limite delle radiazioni è già dieci volte più basso rispetto ai Paesi limitrofi». Prima del voto che con 54 favorevoli, 16 contrari e 5 astenuti conferma lo status quo su tutta la linea, è il liberale radicale Fabio Schnellman­n a chiosare: «All’orizzonte c’è il 6G e noi qua siamo ancora a discutere del 5G...».

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TI-PRESS Tra precauzion­e e progresso

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