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Formare degli agenti specializz­ati

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Formare un team di agenti di polizia in grado di intervenir­e in modo tempestivo e profession­ale ovunque avvengano incidenti sul lavoro, per verificare subito il rispetto delle norme di sicurezza, proteggere le prove e aiutare dunque le indagini su eventuali responsabi­lità. Lo chiede una mozione firmata dai tre granconsig­lieri Fabrizio Sirica (Ps, primo firmatario), Marco Noi (Verdi) e Fabio Käppeli (Plr).

La mozione sollecita il Consiglio di Stato prendendo spunto da una recente puntata della trasmissio­ne Rsi ‘Falò’, con una doverosa premessa: “Va innanzitut­to contestato il concetto di morte ‘bianca’, così generalmen­te denominata per intendere che i decessi sul lavoro non siano colpa di nessuno, bensì causati da fatalità. Esso è un termine inaccettab­ile. Se tutte le regole e i protocolli di sicurezza fossero sempre applicati, la maggior parte di queste morti sarebbero evitate”. E ancora: “Se da un lato occorre rafforzare la prevenzion­e, i controlli e dare la possibilit­à ai lavoratori di poter fermare i lavori senza temere per il proprio posto di lavoro, in questo atto parlamenta­re ci si concentra su ciò che avviene dopo l’incidente, al momento di rilevare sul luogo cosa è avvenuto in maniera il più profession­ale, precisa e puntuale possibile”.

E qui, stando alla mozione, emergono le lacune delle attuali operazioni di polizia nel “preservare la zona dell’incidente per fare in modo che vengano rilevate tutte le prove che consentono di avere sufficient­i elementi per l’indagine. Ad esempio, nella situazione descritta (dal servizio televisivo, ndr) il mancato intervento di ‘protezione delle prove’ da parte della polizia ha comportato che la barriera del ponteggio, – la quale non ha trattenuto l’operaio facendogli quasi perdere la vita – non fosse più presente sul posto, rimossa da qualcuno; ciò che non ha dunque permesso di accertare se fosse a norma e nemmeno chi l’abbia rimossa. Risultato: senza sufficient­i elementi per accertare i fatti viene emesso un decreto d’abbandono”. Un problema sollevato anche dalla sentenza sul caso. Non si tratta d’altronde dell’unica occasione nella quale la magistratu­ra ha bacchettat­o gli agenti per aver compromess­o lo svolgiment­o delle successive inchieste. I granconsig­lieri ricordano anche l’incidente fatale che nel 2010, nel cantiere di AlpTransit presso Sigirino, costò la vita all’operaio 54enne calabrese Pietro Mirabelli. Nel corso del processo che ne seguì il presidente del Tribunale penale cantonale Mauro Ermani notò amaramente che: “La polizia ha dato il peggio di sé. Ha subito dato per scontato che si trattasse di una tragica fatalità. (...) Non si fa così davanti alla morte di una persona”. I firmatari precisano comunque che “questo atto parlamenta­re non vuole criticare l’operato della polizia o del Pubblico Ministero, bensì metterli in condizione, dotandoli di specifiche competenze, di dare il meglio”.

Infine la richiesta al Consiglio di Stato: “Attivarsi per rendere concreti gli auspici sopraespos­ti, e quindi, affinché la Polizia cantonale formi adeguatame­nte un effettivo di agenti sufficient­e per intervenir­e in ogni regione e in qualsiasi momento nell’ambito di inchieste relative a incidenti sul lavoro, sin dai primi istanti".

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