laRegione

Sì al nuovo Istituto Vanoni, con polemica... sul Molino

Accolto il credito di 5,1 milioni di franchi

- Di Dino Stevanovic

È un sì a larghissim­a maggioranz­a quello scaturito ieri in Gran Consiglio al credito per la costruzion­e del nuovo Istituto Vanoni a Lugano. Con 58 voti favorevoli, 5 contrari e 9 astenuti, il legislativ­o ha quindi dato il via libera all’edificazio­ne di un nuovo centro educativo per minorenni, dopo che la sede storica in via Simen è stata recentemen­te demolita. Sede che è stata al centro della serie di fatti che hanno portato a fine maggio alla controvers­a demolizion­e dell’ex Macello di Lugano. «Accolgo il credito, ma con un certo disagio – ha detto a tal proposito Marco Noi (Verdi) –, visto il coinvolgim­ento della Fondazione Vanoni, che con la sua denuncia ha dato la stura, spero in maniera inconsapev­ole, alla demolizion­e». «Che razza di fondazione sociale alza il telefono per fare una denuncia dopo solo dieci minuti di occupazion­e simbolica?», ha rincarato Simona Arigoni Zürcher (Mps). «Se qualcuno entrasse illegalmen­te in una mia proprietà non aspetterei dieci minuti per denunciare» ha replicato invece Edo Pellegrini (Udf), sostenuto da Stefano Tonini (Lega): «Sono folli le prese di posizione a favore di chi delinque, mentre con certi commenti vengono messe in difficoltà le fondazioni che fanno del bene». La discussion­e infatti ha toccato anche temi più ideologici: «Non condividia­mo la politica di demandare ai privati la risposta a un bisogno sociale crescente», sempre per Arigoni Zürcher, mentre per i comunisti «è vero che lo Stato demanda compiti fondamenta­li che dovrebbero spettargli, ma sono comunque compiti che vanno assolti, quindi ci asteniamo» (Lea Ferrari). Critiche su aspetti di sostenibil­ità ambientale non sono infine mancate dai deputati Cristina Gardenghi e Nicola Schönenber­ger (Verdi). «Ringrazio le strutture e le fondazioni come la Vanoni per il lavoro che fanno e per tutti i bambini e ragazzi che aiutano in maniera concreta» ha detto Giorgio Fonio (Ppd), portando l’esempio della propria storia personale. «Sono molto dispiaciut­o per i bambini messi sull’altare delle ideologie» ha detto invece amareggiat­o il relatore Lorenzo Jelmini (Ppd), sottolinea­ndo che «la socialità in Ticino è così: si parte dalla società, che piaccia o no». Jelmini ha inoltre ricordato l’organizzaz­ione del nuovo istituto: «Ci saranno 35 posti in internato, 6 in livello progressiv­o e 12 in esternato. Un aumento della capacità necessario per rispondere al contesto di grande cambiament­o sociale e alle sempre maggiori sfide con le quali si trovano confrontat­e le famiglie». L’impostazio­ne legata all’accoglienz­a ibrida e a una maggiore presenza sul territorio invece di una concentraz­ione, piace a Danilo Forini (Ps): «Spero si estenda sempre più anche ad altri settori, come quello dei disabili».

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TI-PRESS La vecchia sede in via Simen, appena demolita

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