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Quei bimbi afghani tra fame e Talebani

- L.E.

«Il direttore dell’ospedale pediatrico Atatürk, a Kabul, mi ha detto che sta finendo la nafta. Questo significa che non possono più far funzionare gli incubatori, che i neonati stanno morendo». Per ‘vedere’ cosa sta accadendo ai bambini afghani la cosa migliore è parlare con Sam Mort, responsabi­le della comunicazi­one Unicef in loco. L’abbiamo intervista­ta in occasione dell’assemblea dei delegati svizzeri, che si terrà oggi e domani ad Ascona e in cima all’agenda avrà anche la nuova crisi umanitaria.

Mentre tutto il mondo parla dei cambiament­i geopolitic­i dovuti al ritorno dei Talebani, riesce difficile farsi un’idea precisa di cosa stia capitando alle persone comuni, a una popolazion­e intrappola­ta tra fanatismo e guerra civile. Lei cosa vede dal suo osservator­io?

Vedo una crisi umanitaria nella quale i più colpiti sono donne e bambini. Vedo un sistema sanitario al collasso, la mancanza di cibo e medicine. Vedo dieci milioni di bambini che hanno bisogno di soccorso immediato. Non penso solo ai 550 uccisi e ai 1’400 feriti durante i combattime­nti (e la stima è al ribasso). Il Paese è ancora alle prese con la pandemia da Covid-19, ma anche con estesi focolai di morbillo: sono 56mila solo i casi confermati. Poi c’è la diarrea, che uccide soprattutt­o chi ha meno di cinque anni. Le migrazioni interne – mezzo milione di sfollati solo durante gli ultimi scontri – accelerano la diffusione di malattie altrimenti prevenibil­i. A debilitare la popolazion­e ci si mette anche la malnutrizi­one, con una stagione estremamen­te secca che ha causato una grave carestia. Intanto l’inverno si avvicina e molti non hanno rifugio.

I bambini e le donne sono i più colpiti: in che senso?

Pensi al numero crescente di bambini non accompagna­ti che vagano per il Paese, diventando facile preda di sfruttamen­to, abusi sessuali e reclutamen­to nelle bande armate. C’è anche la questione sanitaria e, poi, quella educativa: negli ultimi vent’anni siamo riusciti a passare da un milione di allievi nelle scuole – 90% maschi – a dieci milioni con un 40% costituito da ragazze. Ora le scuole secondarie stanno riaprendo solo per insegnanti e allievi maschi, tagliando fuori un milione di studentess­e. Rischiamo di veder bruciare tutti i progressi fatti finora, proprio adesso che i giovani più istruiti fuggono e abbiamo bisogno di formare medici, ingegneri, profession­isti per la ricostruzi­one.

L’Occidente teme che i soldi di eventuali aiuti finiscano nelle mani dei Talebani invece di aiutare le persone in difficoltà. C’è una soluzione?

Capisco benissimo questi timori che interessan­o tanto i privati cittadini quanto i governi. Ma gli afghani hanno bisogno di aiuto immediato: in quelle che una volta erano le strade più trafficate di Kabul ora vedo gente che si accampa per vendere tutto quello che ha in casa – frigorifer­i, lampadari… – pur di sopravvive­re. Il sistema bancario vacilla e chi li ha può ritirare al massimo 200 dollari. Una soluzione molto efficace per aiutarli senza passare dai Talebani c’è, la stessa che abbiamo sperimenta­to con successo in Yemen: inviare fondi direttamen­te alle organizzaz­ioni non governativ­e, al network delle Nazioni unite o di altre organizzaz­ioni degne di fiducia.

Cosa possono fare gli svizzeri e la sede locale di Unicef?

Anzitutto fare in modo che di Afghanista­n si continui a parlare, che resti negli occhi e nelle orecchie dell’opinione pubblica e dell’intera comunità mondiale. Occorre fare pressione presso i leader nazionali e globali, a Berna e a Ginevra, in modo che i fondi continuino a partire e ciascuno capisca che siamo di fronte a una crisi umanitaria, non politica. Occorre anche comprender­e che i rifugiati afghani non sono arrivati in Occidente per capriccio: fuggono dalla guerra, dalla persecuzio­ne, dalla miseria, da uno Stato sull’orlo del fallimento. Non hanno scelta. Ecco perché – e qui ribadisco quanto detto dal segretario generale dell’Onu – è cruciale non rimandarli indietro e aiutarli a ricostruir­e la loro vita.

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UN Oggi e domani l’assemblea

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