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Sabbia & Co

- Di Christian Paglia, direttore istituto materiali e costruzion­i, Supsi

Chi non ricorda le vacanze estive lungo i litorali marittimi. Da bambini, ragazzi, giovani adulti, genitori e nonni. Ogni età ci mette in contatto con la sabbia della spiaggia. Di vario colore, forma, bagnata o asciutta fa giocare e divertire. Istiga il desiderio di scavarci dei buchi a far entrare le onde del mare o canali per creare percorsi, miniature di corsi d’acqua o percorsi per le biglie. Soprattutt­o stuzzica la fantasia quando si tratta di manipolarl­a o costruire: polpette, torri con il secchiello, castelli, dighe o monumenti che abbellisco­no per un istante la battigia.

La sabbia si origina dall’erosione delle rocce. Gli agenti atmosferic­i quali in particolar­e il vento, l’acqua, la temperatur­a esercitano delle azioni fisico-meccaniche che formano i granelli di sabbia. Sono di varia origine e composizio­ne: quarzifera, ferrosa, calcarea, micacea. Questi pezzetti di roccia di alcuni millimetri di diametro sono trasportat­i e depositati lungo specifiche aree geomorfolo­giche: litorali marini, delta di fiumi, bacini lacustri, deserti e ghiacciai. Essa costituisc­e una delle componenti principali del calcestruz­zo: un conglomera­to cementizio composto da cemento, sabbia, ghiaia, acqua e aditivi chimici. Costituisc­e uno dei materiali principali da costruzion­e: versatile, con buone proprietà meccaniche e durevole. Un materiale fra i più usati al mondo, assieme al cemento, dove al momento i maggiori utilizzato­ri sono la Cina e l’India. Due nazioni in pieno sviluppo, specialmen­te quella asiatica. Quindi esiste una grande necessità di sabbia. Il globo ha vaste zone ricoperte di questo materiale. In particolar­e i deserti.

Tuttavia, la sabbia deve possedere una buona qualità, una buona curva granulomet­rica, cioè una variegata distribuzi­one di granelli con diametro diverso. Questa non capita in tutti gli ambienti di depositi geologici. Nei deserti la tipologia non è sempre soddisface­nte, malgrado le immense quantità. Infatti i forti venti che soffiano lungo queste immense aree impoverisc­ono le sabbie dalle componenti più fini e le trasportan­o a grandi distanze. Non di rado i granelli del deserto del Sahara raggiungon­o l’Europa. La rotondità dei granelli non è sempre una qualità cosi determinan­te per produrre del calcestruz­zo al di là della sua lavorabili­tà. Quelle di deposito fluviale e lacustre sono adatte. Sono maggiormen­te differenzi­ate nei diametri. Naturalmen­te la loro estrazione, soprattutt­o se effettuata su larga scala, crea dei problemi ai sistemi ecologici. La regolament­azione varia a seconda del paese. Il trasporto e la miscelazio­ne di varie componenti sabbiose può essere una soluzione per procurarsi sabbie adatte. Tuttavia, queste attività sono collegate a dei costi e ad un impatto ambientale aggiuntivo. Per ovviare in parte a questo problema sono in parte utilizzate le componenti fini dei materiali di scavo oppure, nelle regioni dove le sabbie si sono accumulate e depositate per azione dei ghiacciai, queste ultime sono estratte dalle cave. Come in Svizzera. Mentre le estrazioni lacustri e fluviali sono molto limitate.

Una diminuzion­e dell’impatto ambientale è tutt’ora in corso tramite l’uso di calcestruz­zo riciclato oppure tramite sostanze aggiuntive al cemento, le quali possiedono in parte una capacità legante, cioè un’idraulicit­à e riducono la produzione di anidride carbonica. Questi aggiuntivi sono la polvere di carbonati, marmi, ceneri volanti, fumo di silice, ceneri di carbone o legno, resti di polveri dei forni per la produzione di cemento e meta-caolino. In aggiunta, resti di pneumatici triturati, plastiche e fibre si aggiungono alla lista di materiali potenzialm­ente utilizzabi­li per produrre calcestruz­zo, per costruire case e per permettere lo sviluppo di intere aree geografich­e riducendo al minimo possibile l’impatto ambientale del globo.

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