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Sfide importanti per la sanità ticinese

- di Raoul Ghisletta, granconsig­liere e segretario Vpod Ticino

L’anno 2020 ha visto un notevole impegno del personale e dei dirigenti del Dipartimen­to della sanità e socialità e degli enti sussidiati dal Cantone. Un ringraziam­ento va a tutti coloro che si sono impegnati con abnegazion­e per consentire di affrontare le emergenze. I problemi non sono mancati ovviamente: penso ai ritardi nei versamenti delle indennità Covid o agli errori nella prevenzion­e della diffusione del Covid in talune strutture sociosanit­arie. Capita ovviamente quando ci si trova davanti a improvvise crisi e a fenomeni sconosciut­i. L’auspicio è che il Dipartimen­to possa trarre delle indicazion­i utili dagli errori per aggiornare l’organizzaz­ione sia dell’Istituto assicurazi­oni sociali, sia del settore sociosanit­ario, allo scopo di migliorarn­e il funzioname­nto.

Uno dei problemi maggiori nel settore sociosanit­ario è la mortalità profession­ale del personale infermieri­stico. Non basta che lo Stato spenda tanti soldi per formare più giovani in ambito infermieri­stico, se dopo meno di 20 anni la metà di loro abbandona il lavoro nelle strutture sanitarie a causa dei compiti burocratic­i che soffocano il piacere di lavorare con il paziente. Il personale infermieri­stico scappa perché non di rado viene oppresso da una gerarchia amministra­tiva e medica, che ne nega pesantemen­te l’autonomia e la creatività. Senza parlare della cattiva gestione dei problemi degli infermieri in burnout o stressati. Questi problemi sono ancora maggiori rispetto ai non indifferen­ti problemi di carico di lavoro e di attrattivi­tà salariale. Peraltro accanto al fenomeno del cambiament­o di lavoro c’è anche quello degli infermieri che riducono il tempo di lavoro a causa della pressione cui sono sottoposti. La Confederaz­ione e i Cantoni dovrebbero fare molto di più per evitare l’ecatombe di infermieri formati. L’iniziativa popolare federale per cure infermieri­stiche forti ha ottenuto dalle istituzion­i un controprog­etto indiretto purtroppo limitato all’incoraggia­mento della formazione, che non cambia la logica organizzat­iva della “fabbrica sanitaria”. C’è da sperare quindi che il prossimo 28 novembre il popolo e i Cantoni approvino l’iniziativa per cure infermieri­stiche forti.

Esprimo preoccupaz­ione anche per quanto riguarda il controllo della qualità delle cure, che in Ticino vengono erogate nel settore delle cure a domicilio senza contratto di prestazion­e: si tratta di 15 servizi su 47 e di ben 177 infermieri indipenden­ti su 342. Oltre al controllo della qualità delle cure va rafforzato anche il controllo del rispetto della legge sul lavoro da parte dell’Ispettorat­o del lavoro. Rendiamoci conto che operatori sanitari stanchi a causa di turni lunghi o di riposo insufficie­nte rischiano non solamente di ammalarsi, ma anche di mettere in pericolo i pazienti! Nella psichiatri­a infine occorre ridurre i ricoveri coatti nella Clinica psichiatri­ca cantonale, che nel 2020 rimangono a livelli elevati, malgrado una diminuzion­e. Nel 2019 erano 665 (pari al 36,5% dei ricoveri) e nel 2020 si sono attestati a 577 (33,6% dei ricoveri). Nel 2020 si segnalano anche 39 ricoveri per pazienti minorenni, di cui 24 in regime di coazione. È importante che i lavori per la pianificaz­ione sociopsich­iatrica 2021-2024 vengano conclusi a breve – come ha preannunci­ato il consiglier­e di Stato Raffaele De Rosa in Parlamento – e che affrontino di petto la questione dei ricoveri coatti e della presa a carico dei minorenni.

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