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‘Space Jam 2’, divertente nonostante tutto

Scontato, ma con buon ritmo e la giusta ironia

- Di Ivo Silvestro

Ed eccoci al cinema per vedere ‘Space Jam: new legends’ di Malcolm D. Lee. Dopo l’introduzio­ne con un attore che interpreta un LeBron James bambino negli anni Novanta e il riassunto della carriera del campione della pallacanes­tro, vediamo il vero LeBron James, star dell’Nba, recitare. Ancora deve incontrare i Looney Tunes e diventare lui stesso, almeno temporanea­mente, un cartone animato e ci viene in mente uno sketch di una decina di anni fa dello show di Jimmy Kimmel. Un fantastico Gary Oldman, dopo aver sottolinea­to l’impegno necessario per recitare bene, afferma che “come io, Gary Oldman, non mi unirei mai a una squadra dell’Nba sempliceme­nte perché sono famoso, io Gary Oldman gradirei molto che i giocatori di pallacanes­tro stessero alla larga dai film” (il filmato lo si trova facilmente su YouTube, basta cercare ‘Actors Against Acting Athletes’).

Per carità, Gary Oldman e Jimmy Kimmel ce l’avevano con Shaquille O’Neal, non con LeBron James e neanche con Michael Jordan, protagonis­ta del primo ‘Space Jam’ uscito negli anni Novanta. Ma, ecco, neanche questo sequel si regge sulla bravura attoriale di LeBron James (e da noi almeno è doppiato da un attore vero, ma sempre su YouTube si trovano alcuni spezzoni in lingua originale). ‘Space Jam: new legends’ non si regge neanche sull’originalit­à della trama, un patchwork di altri film. Curiosamen­te, quello dal quale meno si pesca è forse il primo ‘Space Jam’: resta l’idea centrale di far giocare una star dell’Nba con i personaggi dei Looney Tunes, unendo animazione e live-action, ma il contesto cambia e l’avventura di LeBron James nel mondo dei cartoni animati – o meglio di tutte le produzioni della Warner – diventa una storia di riconcilia­zione familiare presa da ‘Hook - Capitan Uncino’ di Spielberg, con il cattivo che cerca di mettere padre e figlio uno contro l’altro e il protagonis­ta che deve capire l’importanza di sapersi divertire. Come in ‘Tron’ e ‘Matrix’, LeBron e suo figlio Dom vengono intrappola­ti in uno spazio digitale dalla malvagia intelligen­za artificial­e Al-G Rhythm (il bravo Don Cheadle); come in troppi film per citarne uno specifico, i buoni stanno perdendo finché non ritrovano fiducia in sé stessi e vincono, uno dei personaggi decide di sacrificar­si eccetera eccetera.

Intendiamo­ci: ‘Space Jam: new legends’ non è un brutto film, anzi. Ha un buon ritmo, scene divertenti, alterna varie tecniche di animazione (notevole la parte iniziale con Lola Bunny con Wonder Woman) e affronta con la giusta ironia i propri limiti, con gli executive della Warner Bros che decidono quali film produrre partendo non dalle idee ma dalle potenziali­tà del mercato e lo stesso LeBron James affermare pacifico che “non è una buona idea far recitare i giocatori di basket”. Divertente l’idea di inserire non solo i personaggi dei Looney Tunes, ma anche, con presenze più o meno estese, tutta una serie di altre produzioni Warner come i supereroi della Dc, il Signore degli Anelli, Trono di spade, Matrix, Austin Powers, Il mago di Oz, Casablanca, Il gigante di ferro, Mad Max, King Kong e altri ancora. Agli spettatori più giovani probabilme­nte sfuggono molte delle citazioni, ma risultano comunque divertenti. Resta il problema che, tenendo anche conto dei tanti product placement, dopo un po’ si ha l’impression­e di star guardando, più che un film, uno spot di due ore e qualcosa.

Al film ha lavorato anche l’animatore ticinese, da anni attivo a Los Angeles, Amos Sussigan: presente all’anteprima locarnese, ha raccontato il suo lavoro di ‘concept artist’, in pratica quello che inizia a immaginare le cose fino a quel momento scritte nella sceneggiat­ura, oltre ad alcuni aneddoti sul set “dove di solito noi animatori non andiamo, ma questo è un film metà e metà”. Non tanto su LeBron James, che ovviamente aveva i suoi spazi separati dal resto della troupe, ma sulle comparse che nonostante il caldo dovevano restare tutto il giorno nei pesanti costumi dei personaggi Warner, dai drughi di ‘Arancia meccanica’ a Pennywise di ‘It’.

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WARNER LeBron James in versione cartoon. Ma poi lo fanno anche recitare

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