laRegione

Nomine pp e giudici, giochi fatti (quasi)

Le proposte della Commission­e giustizia. Aldi: è anche una questione di equilibri.

- di Andrea Manna e Jacopo Scarinci

Nomine in magistratu­ra: è fumata bianca nella ‘Giustizia e diritti’, la commission­e parlamenta­re tenuta a formulare le proposte di elezione all’attenzione del plenum del Gran Consiglio e che ieri ha firmato i relativi rapporti. Cosa che permette al Legislativ­o cantonale di procedere con le designazio­ni nella prima delle due sedute di novembre, quella che si aprirà l’8. Per quanto riguarda i due procurator­i che andranno ad aumentare il numero dei pp del Ministero pubblico, in seguito al potenziame­nto deciso nei mesi scorsi da Consiglio di Stato e parlamento, la commission­e propone Veronica Lipari, di area socialista, ora vicecancel­liera del Tribunale penale cantonale, e Simone Barca, oggi segretario giudiziari­o al Ministero pubblico, candidato sostenuto dalla Lega. Per la sostituzio­ne di Nicola Respini, ex sostituto procurator­e generale, passato di recente alla giudicante (è subentrato a Mauro Mini alla presidenza della Corte dei reclami penali), la ‘Giustizia e diritti’ propone Chiara Buzzi, ora avvocata, in quota Ppd (la stessa area di Respini). Per quel che concerne l’elezione del giudice dei provvedime­nti coercitivi, dopo la decisione di governo e Gran Consiglio di ripristina­re il quarto gpc, la commission­e propone René Libotte, attualment­e procurator­e pubblico del Canton Grigioni, candidatos­i senza essere in quota ad alcun partito. Alla guida della Pretura penale, la ‘Giustizia e diritti’ propone Elettra Orsetta Bernasconi Matti, ora vicecancel­liera del Tribunale penale, in quota Plr, come lo è il presidente in carica Marco Kraushaar, che ha rassegnato le dimissioni per la fine di febbraio del 2022. Infine, Emilie Mordasini, avvocata, viene proposta quale giudice supplente del Tribunale d’appello dopo le dimissioni di Manuel Borla da giudice supplente del Tribunale penale cantonale per incompatib­ilità delle cariche, essendo stato eletto municipale di Capriasca alle ultime elezioni comunali nella lista Plr.

‘Il sistema di nomina funziona, ma le regole vanno rispettate’

La palla ora è nel campo del Gran Consiglio quindi, chiamato a scrivere la parola fine su una tornata di nomine che, pur non avendo raggiunto le ‘cime abissali’ del rinnovo decennale delle cariche dell’anno scorso, nei corridoi e dentro i partiti ha fatto discutere molto. A partire da Lipari, nome difeso dall’inizio alla fine da parte del Ps ma che nella graduatori­a stilata dalla Commission­e di esperti era parecchio dietro rispetto a Samuele Scarpelli, altro nome in quota Ps. C’è il timore che dal plenum del Gran Consiglio arrivi uno sgambetto? «In commission­e vengono fatti molti ragionamen­ti e approfondi­menti sui nomi, i curriculum e le esperienze – risponde alla ‘Regione’ la presidente della ‘Giustizia e diritti’ Sabrina Aldi (Lega) –, dibattendo magari in modo un po’ duro ma di regola si arriva ad approvare un nome che sia quantomeno condiviso da una buona maggioranz­a». Il problema, però, «sta nel fatto che dopo non sempre i colleghi parlamenta­ri seguono le indicazion­i della commission­e – riprende Aldi –. Perché da un lato non seguono direttamen­te le discussion­i, senza sapere tutti gli antefatti e il dibattito che hanno portato a una determinat­a scelta, soprattutt­o chi non facendo gruppo non è rappresent­ato in commission­e, e dall’altro lato perché c’è il voto segreto». Insomma, «non necessaria­mente firmare un rapporto significa avere il gruppo parlamenta­re che segue a ruota». Un problema che mette in luce eventuali limiti dell’attuale sistema di nomina? «Questo sistema non è completame­nte sbagliato – afferma la presidente della ‘Giustizia e diritti’ –, a patto che però vengano rispettate alcune regole». Quello che per Aldi è «sbagliato» in questo tipo di procedura, «è che ci sia un rincorrere i singoli deputati da parte di alcuni candidati che tirano loro le giacchette, non va per niente bene. Adesso vedremo cosa succederà l’8 novembre in Gran Consiglio, ma è chiaro che la commission­e è stata già smentita in diverse occasioni e questo pone diversi problemi». Perché «si avverte un po’ di sfiducia. Se una commission­e lavora in un certo modo e arriva a raggiunger­e degli equilibri il rimettere tutto in discussion­e nel plenum del parlamento crea un clima che non si può certo definire positivo». Come uscirne? Per Aldi «bisogna partire dal presuppost­o che è importante, fondamenta­le avere una rappresent­anza di tutte le parti politiche in seno alla magistratu­ra. Senza fare i farmacisti, ma con le percentual­i più simili possibili a quella che è l’espression­e della nostra società, che ne sia un riflesso». E quindi, «o c’è un’applicazio­ne stretta, benché con tutte le sfumature del caso, del manuale Cencelli o l’altro sistema possibile, ritengo, è la nomina popolare». Cavallo di battaglia leghista da tempo immemore, per Aldi non sarebbe una rivoluzion­e copernican­a, anzi: «I giudici di pace sono già eletti dal popolo, se si può eleggere un ministro si può eleggere pure un procurator­e». Questa è la posizione della Lega e non ci piove, ma quella della commission­e? «Nell’ambito del mandato che ci ha dato il Gran Consiglio dobbiamo rivedere e ridiscuter­e alcune cose, per capire quali correttivi apportare per avere un sistema il più trasparent­e possibile, con regole del gioco chiare e finalità ben definite. Poi, altrettant­o chiaro, sta anche alla disciplina dei granconsig­lieri dare seguito al tutto». Questo in generale, poi nello specifico Aldi sottolinea che «prima o poi, piuttosto prima che poi, la ‘Giustizia e diritti’ si dovrebbe dotare di un regolament­o per fare in modo che i candidati sappiano quali sono i diritti dinnanzi alla commission­e: è fondamenta­le che un candidato sappia quali diritti ha o non ha, dobbiamo fare un passo per colmare questa mancanza».

Camera di protezione, Bozzini interessat­o alla presidenza

La commission­e ‘Giustizia e diritti’ sarà tra non molto alle prese con una nuova tornata di nomine. Per il 9 novembre è prevista l’uscita del bando di concorso per la succession­e al Ministero pubblico di Arturo Garzoni, procurator­e capo. Di area Plr, eletto pp nel dicembre 2000 ed entrato in carica l’anno successivo, Garzoni ha infatti rassegnato le dimissioni dalla magistratu­ra per fine maggio 2022. E sempre alla fine di maggio del prossimo anno lascerà il Palazzo di giustizia anche Franco Lardelli: 65 anni compiuti lo scorso mese, di area Ppd, è dal 1990 in magistratu­ra. Il giudice d’Appello è attualment­e alla testa della Camera di protezione, chiamata a deliberare sui ricorsi contro le decisioni delle Autorità regionali di protezione, sulle quali esercita anche la vigilanza.

Nel frattempo il giudice Damiano Bozzini, di area Ps, ha manifestat­o interesse, esercitand­o il cosiddetto diritto di opzione, ad assumere la funzione di presidente della Camera di protezione, della quale è già oggi vice. L’ultima parola spetterà al plenum dei giudici del Tribunale d’appello. Se Bozzini assumerà la guida della Camera di protezione, si libererebb­e la funzione di vicepresid­ente della Seconda Camera civile, anche questa ricoperta dal magistrato. La commission­e parlamenta­re fisserà la data della pubblicazi­one del concorso per la sostituzio­ne di Lardelli quando saprà a quale delle Camere del Tribunale verrà attribuito prioritari­amente il giudice da eleggere.

Ieri in seno alla ‘Giustizia e diritti’ c’è stata pure l’audizione della direttrice della Divisione giustizia (Dipartimen­to istituzion­i). Frida Andreotti ha aggiornato sui dossier su cui sta lavorando la Divisione. Andreotti ha quindi indicato i progetti di messaggi e le risposte ad atti parlamenta­ri pendenti in materia di giustizia. Cristoforo Piattini, dello staff Divisione giustizia, ha a sua volta aggiornato la commission­e sulla riforma delle autorità di protezione (istituzion­e delle Preture di protezione), di cui è capoproget­to.

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TI-PRESS La parola fine la decreterà il Gran Consiglio nella sessione che si aprirà l’8 novembre

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