L’Onu: restano 8 anni per evitare il disastro
Roma – Otto anni. È l’ultima deadline che la scienza indica al mondo per dimezzare le emissioni annuali di gas serra e contenere il riscaldamento globale entro +1,5 gradi entro fine secolo, l’obiettivo più ambizioso dell’Accordo di Parigi del 2015. Ma a oggi gli impegni più aggiornati dei vari Paesi sono ancora insufficienti, per cui la Terra sta andando verso un aumento medio della temperatura di quasi il doppio, almeno 2,7 gradi. Dall’Australia, ricca di carbone (fra i combustibili fossili più inquinanti) arriva l’ultimo impegno: obiettivo zero emissioni nette entro il 2050. Ma nessun dettaglio sui target a breve termine in vista della conferenza Onu di Glasgow, la Cop 26 (alla quale peraltro la regina Elisabetta, 95 anni, è costretta a rinunciare su tassativa “raccomandazione dei medici”). Di fatto un rinvio sugli obiettivi. ‘The heat is on’, il caldo è acceso, titola l’Agenzia per l’ambiente delle Nazioni unite (Unep) il suo ultimo rapporto ‘Emission gap 2021’ diffuso ieri e che suona come l’ennesimo richiamo all’azione. «Siamo sulla buona strada per la catastrofe climatica», avverte ancora una volta il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, spiegando che «l’era delle mezze misure e delle false promesse deve finire. Il tempo per colmare il divario di leadership deve iniziare a Glasgow». Dove fra i nodi principali da sciogliere c’è proprio la verifica degli impegni (i cosiddetti contributi determinati a livello nazionale) di ciascuno dei 196 Paesi partecipanti a ridurre i gas che alterano il clima e che sono la causa primaria del riscaldamento globale e azioni di mitigazione. A Glasgow, quindi, gli organizzatori chiedono il raddoppio degli impegni per decarbonizzare le economie, gli ottimisti attendono la svolta, i realisti temono il fallimento. L’Unep ha affermato che gli impegni più recenti avrebbero ridotto del 7,5% i livelli di emissioni 2030 già previsti. Ma molti Paesi non hanno saputo approfittare del salvataggio fiscale e della spesa per la ripresa per stimolare l’economia mettendo al centro il clima. L’agenzia Onu confida nella promessa (ancora vaga in alcuni casi) di alcuni Paesi di azzerare le emissioni nette, che potrebbero portare il previsto aumento della temperatura globale a 2,2 gradi e quindi con ulteriori azioni prevenire gli impatti più catastrofici del cambiamento climatico.