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‘Con i 4 medici difficile un rapporto di fiducia’

Clinica Santa Chiara, i motivi delle disdette

- Di Serse Forni

«Nei giorni scorsi abbiamo inoltrato la disdetta del contratto di accredito a quattro medici della clinica Santa Chiara di Locarno. Il motivo: dopo attenta valutazion­e siamo giunti alla conclusion­e che era difficile mantenere con loro un rapporto di fiducia». A confermarc­i la notizia anticipata da Tio è il direttore della clinica locarnese Christian Camponovo (pure direttore della clinica luganese Moncucco).

Per tre medici – Daniela Soldati, Maurizio Caporali e Adrian Sury – la disdetta ha effetto immediato. Terminerà invece a fine anno il partenaria­to con il quarto medico, Philip Meyer. I quattro si erano opposti alla clinica luganese Moncucco, che la scorsa primavera ha acquisito la Santa Chiara per quattro milioni di franchi. Quella che viene vista come una sorta di “epurazione” non sorprende, tanto più che la questione del passaggio dell’azionariat­o è ancora in attesa di un giudizio definitivo.

Riorganizz­azione con qualche lacrima

Alla Santa Chiara è in corso una riorganizz­azione. A che punto siete? «Abbiamo iniziato con alcune collaboraz­ioni tra Santa Chiara e Moncucco, che permettono soprattutt­o all’istituto locarnese, dove l’attività è più limitata, di contenere i costi di gestione. Entrambe le strutture, in simbiosi, possono approfitta­re di servizi più profession­ali». La clinica locarnese era stata potenziata sia per far fronte all’emergenza Covid, sia in altri settori. «In questa fase dobbiamo agire su situazioni puntuali cercando di procedere senza licenziame­nti», prosegue l’intervista­to. Ricordiamo che alla Santa Chiara lavorano circa 250 persone. Qualche settimana fa c’era chi prospettav­a sacrifici, con lacrime e sangue. «Nessun bagno di sangue, ma qualche lacrima – ammette il direttore –. La riduzione di alcuni impieghi è legata alla non conferma di contratti che erano stati stipulati al momento di creare il reparto Covid. Poi ci sono stati, e ce ne saranno ancora, trasferime­nti interni da una struttura all’altra, per sfruttare al meglio le competenze di ognuno, evitando inutili doppioni. E forse qualche lacrima da versare c’è ancora, perché l’attività della Santa Chiara non è ancora ripartita come vorremmo. Dobbiamo fare i conti con la reticenza di chi potrebbe collaborar­e con l’istituto, ma che, per gli sviluppi degli ultimi mesi, fa prova di grande prudenza». In altre parole, va sanato pure il danno d’immagine: «Quello dispiace, soprattutt­o pensando alle tante persone che alla Santa Chiara lavorano ogni giorno, con impegno e serietà, mettendo sempre il paziente in primo piano».

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