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Ingegneria genetica verde: leggi sempre più radicali

Il governo vuole assoggetta­re alla legge sull’ingegneria genetica i nuovi processi basati sulla coltura tradiziona­le. La moratoria si applichere­bbe quindi anche a questi metodi. Gli scienziati parlano di impediment­o della ricerca.

- Alex Reichmuth *

La moratoria per l’ingegneria genetica, in vigore in Svizzera dal 2005, sarà prorogata di altri quattro anni, fino al 2025. Questo è ciò che vogliono il Consiglio federale e il Consiglio nazionale. Si è ancora in attesa della decisione del Consiglio degli Stati. È prevedibil­e, però, che sarà d’accordo anche lui. La moratoria vieta la coltivazio­ne commercial­e di organismi geneticame­nte modificati nel settore agricolo e risale a una decisione popolare di 16 anni fa. In origine, la moratoria avrebbe dovuto essere applicata solo per cinque anni. Ma Governo e Parlamento l’hanno già prorogata tre volte. Ora è prevista la quarta proroga.

Premio Nobel per l’editing del genoma

È ora stato annunciato pubblicame­nte che il cosiddetto metodo di editing del genoma deve essere soggetto alla legge sull’ingegneria genetica e quindi alla moratoria. Si tratta di uno sviluppo scientific­o rivoluzion­ario per il quale le ricercatri­ci Emmanuelle Charpentie­r e Jennifer Doudna hanno ricevuto il Premio Nobel per la Chimica nel 2020.

Mentre con l’ingegneria genetica classica è lasciato al caso in quale punto e con quale frequenza il gene desiderato viene inserito nel genoma, con l’editing del genoma è possibile determinar­e con precisione dove dovrebbe avvenire il cambiament­o previsto. Ciò significa che una pianta può essere modificata in modo molto più preciso di prima. Sebbene dal punto di vista scientific­o non siano prevedibil­i rischi particolar­i, il Consiglio federale ha classifica­to l’editing del genoma come ingegneria genetica e quindi l’ha assoggetta­to alla relativa severa legislazio­ne. Gli scienziati parlano di una decisione assurda.

Colpita anche la mutagenesi

Ma non è tutto. Anche i metodi basati sulla coltura convenzion­ale delle mutazioni rientreran­no nella legge sull’ingegneria genetica. Finora, il pubblico non ne era a conoscenza. Eva Reinhard, responsabi­le di Agroscope, ha richiamato l’attenzione su questo aspetto in un’intervista ai giornali CH Media. Agroscope è il centro federale per la ricerca agricola. I cambiament­i inf luenzerebb­ero anche l’ulteriore sviluppo delle colture di mutazioni, che in precedenza era escluso dalla legge sull’ingegneria genetica, ha detto Reinhard in un’intervista. «I metodi che sarebbero ancora a nostra disposizio­ne costituire­bbero sicurament­e un passo indietro verso il passato. La nostra ricerca sulle colture sarebbe congelata. È difficile da capire. Soprattutt­o ora che i benefici dei nuovi metodi di coltura stanno diventando sempre più evidenti». E ancora: «Oggi siamo già di fronte a grandi ostacoli amministra­tivi per esperiment­i che due anni fa non erano ancora in discussion­e. L’Ufficio federale dell’ambiente ha cambiato approccio. È un peccato.» È interessan­te notare che un’agenzia federale sta criticando pubblicame­nte un’altra agenzia federale: Agroscope nei riguardi dell’Ufficio federale dell’ambiente. Elementi saltellant­i nel genoma Con le sue dichiarazi­oni, Eva Reinhard si riferiva specificam­ente al cosiddetto processo Epibreed, che i ricercator­i di Agroscope hanno contribuit­o a sviluppare. Questo processo si basa sul movimento di trasposoni naturali. Questi sono elementi che saltellano nel genoma delle piante. In situazioni di stress, per esempio ad alte temperatur­e, i trasposoni vengono indotti a saltare in una posizione diversa nel genoma. Questo crea mutazioni casuali - di tanto in tanto anche benefiche per la pianta, come una migliore tolleranza al calore. Tali cambiament­i si verificano continuame­nte in natura. Le mutazioni dei trasposoni sono un meccanismo importante nell’adattament­o naturale e nell’evoluzione delle piante.

Il processo naturale è accelerato

Ora, il processo Epibreed consiste nell’utilizzare determinat­e sostanze chimiche per accelerare questo processo naturale. Ciò aumenta il numero di mutazioni, ma non il loro tipo, semplifica­ndo la ricerca delle mutazioni desiderate. Il processo stesso, tuttavia, non è assolutame­nte pilotato, come non pilotata è la coltura di mutazioni con sostanze chimiche e radiazioni, metodo che è utilizzato da decenni nello sviluppo delle piante e che non è soggetto alla legge sull’ingegneria genetica.

Ma la Confederaz­ione ora vuole assoggetta­re il processo Epibreed alla legge sull’ingegneria genetica. Ciò significa che a questo processo si applichere­bbero gli stessi severi requisiti per l’autorizzaz­ione a esperiment­i scientific­i, come è il caso dell’ingegneria genetica classica e dell’editing del genoma. La coltura a fini commercial­i sarebbe vietata a causa della moratoria dell’ingegneria genetica.

La legislazio­ne sull’ingegneria genetica coordinata con l’UE

Jan Lucht, responsabi­le delle biotecnolo­gie presso l’Associazio­ne economica Science Industries, può solo scuotere la testa. «Perché un processo naturale debba improvvisa­mente diventare pericoloso e debba essere rigorosame­nte regolament­ato solo perché accelerato dall’uomo è incomprens­ibile da un punto di vista scientific­o». La subordinaz­ione dei prodotti Epibreed alla legge sull’ingegneria genetica è «assurda». Tuttavia, l’Ufficio federale dell’ambiente conferma le condizioni previste per il processo Epibreed. Un’analisi giuridica dell’Ufficio federale di giustizia ha classifica­to il processo come ingegneria genetica, scrive l’ufficio. Sottolinea che la legge svizzera sull’ingegneria genetica sarebbe strettamen­te coordinata con quella dell’Unione europea, anche su questo punto.

Mancano decenni di esperienza

In effetti, la Commission­e UE ha preso posizione sul processo Epibreed un anno fa. La commission­e ha ritenuto che «il processo Epibreed modifica il materiale genetico di un organismo in un modo che non è naturalmen­te possibile». Ai ricercator­i una tale valutazion­e risulta incomprens­ibile. Determinan­te in questo contesto è anche una sentenza della Corte di giustizia europea del 2018, su cui si ispira la Confederaz­ione. La corte ha stabilito che i metodi di coltura basati sulla mutazione appartengo­no all’ingegneria genetica. Sono tuttavia esclusi dalla relativa legislazio­ne i processi consolidat­i di coltura basati su mutazioni, noti da decenni e di cui è riconosciu­ta l’innocuità. I suddetti metodi con sostanze chimiche e radiazioni non sono quindi considerat­i ingegneria genetica, il nuovo metodo Epibreed invece sì. Perché con questo la ricerca non ha decenni di esperienza.

I ricercator­i stanno annegando negli obblighi burocratic­i

Nel complesso, la legislazio­ne sull’ingegneria genetica sta diventando sempre più assurda. È difficile capire perché nuovi metodi di coltura di mutazioni come il processo Epibreed dovrebbero rappresent­are un rischio per l’uomo e l’ambiente. Perché tali procedure si basano su processi assolutame­nte naturali. La conseguenz­a di tale legislazio­ne arbitraria è che sta diventando sempre meno attrattivo per gli scienziati biotecnolo­gici fare ricerche nell’UE e in Svizzera nel settore della coltura delle piante. Perché gli scienziati devono tenere sempre più conto dei divieti e affondare sotto le esigenze burocratic­he. «L’innovazion­e rimane in laboratori­o e anche lì in fase embrionale», scrive, interrogat­a al riguardo, Eva Reinhard di Agroscope.

Opportunit­à perse

Anche l’economia si sta ritirando sempre di più dalla coltura delle piante. Syngenta, uno dei più grandi sviluppato­ri di semi del mondo con un forte punto d’appoggio a Basilea, non pratica più alcuna coltura o ricerca scientific­a su piante in Svizzera. Jan Lucht dell’associazio­ne Science Industries è deluso: «L’industria delle sementi ha ora cancellato l’Europa quando si tratta di utilizzare metodi di coltura innovativi, non sta presentand­o nuove domande per la coltivazio­ne di piante migliorate biotecnolo­gicamente a causa della mancanza di prospettiv­e e ha ritirato le domande in sospeso», dice. Eppure, le innovazion­i nella coltura delle piante sarebbero una grande opportunit­à scientific­a ed economica per la Svizzera e per l’Europa - e non da ultimo servirebbe­ro all’agricoltur­a.

* dal Nebelspalt­er del 7 ottobre 2021 – Traduzione di Eros Mellini

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