Utopico volere zero contagi prima di tornare alla vita normale
Era pensato per i viaggi all’estero. Ma il Consiglio federale ha esteso l’obbligo del certificato COVID anche all’uso interno. Una forzatura, che crea discriminazioni e tensioni e va respinta in votazione il 28 novembre.
Afine novembre si voterà sulla Legge COVID-19. Il pomo della discordia è il certificato COVID per i “guariti, testati e vaccinati”. Questo per due principali motivi.
Il primo: bisogna ricordare che questo certificato è stato inserito nella legge a marzo 2021 e il suo scopo era pensato per consentire i viaggi per entrare in altri Paesi e poi uscirne. La legge non dice nulla sull’uso del certificato all’interno della Svizzera. L’idea non era certo quella di obbligare ad avere il certificato COVID per svolgere normalissime attività della vita quotidiana in Svizzera, come andare al cinema oppure al ristorante. Con un’ordinanza il Consiglio Federale a metà settembre decide di estendere l’obbligo del certificato ad una moltitudine di attività come musei, bar, ristoranti, palestre, cinema, ecc... fino al 24 di gennaio 2022. Questa mossa è pertanto molto discutibile perché l’obbligo del certificato non è mai stato un tema di discussione in Parlamento, quando la scorsa primavera si è votata la legge. Il Consiglio federale si è dunque preso la libertà di interpretare in modo molto largo la legge COVID. A mio avviso l’uso del certificato ha senso per permettere i viaggi da e per l’estero, ma non può essere uno strumento di discriminazione e di pressione verso i cittadini che non sono convinti di vaccinarsi, escludendoli di fatto dalla normale vita sociale. In questa fase delicata e dopo mesi e mesi di difficoltà, occorre agire con prudenza evitando spaccature e tensioni all’interno della nostra società. Anche perché è ragionevole considerare che oggi come oggi sono ancora molte le ferite aperte causate dalla pandemia. Il secondo: se consideriamo che oggi in Svizzera è vaccinato il 75% degli adulti, il 65% dell’intera popolazione ha ricevuto almeno una dose e si stima che il 30% delle persone ha contratto il virus, possiamo stimare e affermare che attualmente l’immunità di gregge si situa molto probabilmente attorno all’80%. E il risultato è lì da vedere ed è confortato dall’evoluzione da diverse settimane molto positiva del numero dei letti occupati negli ospedali, nelle cure intense da malati covid e dei decessi. A mio parere oggi l’obbligo del certificato all’interno del Pese non è più giustificabile ed è sproporzionato.
Per questi due motivi ritengo che l’attuale legge covid non corrisponda a quanto sta succedendo. In altre parole non è più al passo con i tempi ed il 28 novembre occorre respingerla. Se verrà bocciata, Governo e parlamento potranno creare le premesse per mantenere la validità del certificato per chi desidera viaggiare all’estero già durante la prossima sessione invernale o in primavera. E questo perché i certificati già emessi avrebbero comunque validità fino al 20 di marzo 2022.
Il Consiglio federale dovrebbe però finalmente darci una prospettiva di uscita dalla pandemia così come hanno già fatto altri Paesi europei. Imporre un obbiettivo di vaccinare nelle prossime settimane 900.000 persone con metodi e incentivi discutibili facendo leva sulle limitazioni delle libertà non è una prospettiva. Il Consiglio Federale quello che ha fatto ha fatto.
Ed è stato fatto molto e bene. Non occorre ora strafare con il rischio di mettere sotto tutela il cittadino creando inutili tensioni sociali. Adesso siamo all’ultimo kilometro ed è necessario tornare alla normalità e in tempi brevi. Dare più peso alla responsabilità dei cittadini e delle aziende. I mezzi ci sono: vaccini, test di ogni tipo e cure appropriate. Sappiamo tutti come comportarci. Io mi sono vaccinato, invito a farlo e rispetto chi non se la sente di farlo. L’obbiettivo zero contagi non esiste, è un’utopia. Dobbiamo dunque convivere con il virus minimizzando i rischi e puntando soprattutto sul buon senso di ognuno e sullo spirito di coesione. La prudenza non è mai troppa ma sono convinto che ora in questa pandemia sia giunto il momento in cui noi possiamo e dobbiamo riprendere in mano il nostro destino.