laRegione

Ergastolo all’omicida di don Roberto Malgesini

Inflitto il carcere a vita al 53enne tunisino

- Di Marco Marelli

Carcere a vita per Mahmoudi Ridha, 53enne tunisino che la mattina del 15 settembre dello scorso anno in piazza San Rocco a Como con 25 coltellate ha ucciso don Roberto Malgesini, il sacerdote degli ultimi. La sentenza di condanna all’ergastolo è stata pronunciat­a ieri da Valeria Costi, presidente della Corte d’Assise, al termine di una camera di consiglio durata meno di due ore, quasi a voler confermare che nessun dubbio è balenato nei togati, ma soprattutt­o dai giudici popolari.

Ci fu premeditaz­ione Mostrato il video del delitto

Il 53enne marocchino è stato riconosciu­to colpevole del reato di omicidio volontario, con l‘aggravante della premeditaz­ione. Nessuna attenuante è stata riconosciu­ta all’assassino. La Corte ha accolto la richiesta, giunta dopo una requisitor­ia durata un paio d’anni, del pubblico ministero Massimo Astori, che ha mostrato il video delle telecamere di via Milano che riprendono l’arrivo di Mahmoudi Ridha e il momento in cui con la mano armata di coltello si abbassa sul sacerdote che si apprestava a girare la città per consegnare la colazione ai senza tetto. Forte commozione quando l’accusa ha raccontato del reperto recuperato sul luogo del delitto: la croce di legno insanguina­ta di don Roberto. Il magistrato si è soffermato sulla storia personale dell’assassino, giunto in Italia una trentina di anni fa, sei decreti di espulsione (l’ultimo dei quali sarebbero dovuto essere discusso la mattina in cui è stato consumato il delitto). Astori ha ribadito che non siamo davanti a una persona incapace d’intendere e volere (tesi ribadita dal difensore), ma di un uomo con manie di persecuzio­ne: ‘L’omicida ha agito sapendo quello che faceva’.

L’assassino di don Roberto è stato condannato anche al risarcimen­to del danno: 1 euro. Così come aveva chiesto l’avvocato Maurizio Passerini, legale dei fratelli del sacerdote. Un brevissimo intervento, pochi minuti di grande intensità emotiva: ‘I fratelli di don Roberto si sono costituiti parte civile solo per testimonia­re la loro presenza accanto al fratello, per non lasciarlo solo come era stato lasciato da altri nell’esercizio della sua attività’. Parole come pietre. Don Roberto, unitamente ad altri volontari, un paio d’anni fa era stato multato perché portava la colazione ai senza tetto. L’avvocato rivolto all’omicida: ‘Si risparmi l’odioso progettato­re di tale misfatto, le scuse (‘non ho nulla di cui scusarmi, ha ripetuto il marocchino’, ndr): non servono. È già stato perdonato dalla sua vittima, quindi risparmi tutte le sue forze perché dovrà rispondere quanto prima alla sua coscienza’.

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TI-PRESS Il cordoglio sul luogo del delitto il 15 settembre 2020

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