Questa sì che è una balla
Sei sicuro di essere sempre sincero?
“Ho fatto ulteriori ricerche e approfondimenti in modo da rendere il lavoro più strutturato
e allineato alle sue richieste”, dissi al serioso docente universitario che considerava la mia tesi di laurea troppo breve.
In realtà, convinto che l’avesse a malapena sfogliata, tutto quello che avevo fatto era stato aumentare il font ‘Arial’ di Word da 9,5 a 12. Non è certo un episodio di cui andare fieri, ma è utile per introdurre un semplice fondamentale concetto: tutti mentiamo. Anche tu. Anzi, vuoi vedere che perfino Pinocchio rispetto a te è un dilettante? Di bugie ne avrai raccontate per evitare inutili discussioni (“stai benissimo vestita così, ora però andiamo che è tardi”), per apparire
migliore di come sei (“sì sì chiaro, ho capito benissimo”), per assodati automatismi (“mi spiace, non ho spicci”), per convenzioni
sociali (“amica questa gonna ti sta un incanto!”), per non creare dispiacere alle persone a cui tieni (“macché ingrassato che sei un figurino!”), per paura del giudizio (“ho avuto pochissimi partner”), per evitare scocciature (“facciamo così, ti chiamo io”) o
per superare un momento di difficoltà (“dai amore ti avevo già parlato della nuova collega non ti ricordi? Mi ha scritto solo perché domani abbiamo una riunione e…”).
Gli uomini sono ‘più bravi’
In un recente esperimento americano alcuni ricercatori hanno chiesto ai partecipanti di tenere un diario per una settimana dove annotare tutte le bugie dette durante le quotidiane interazioni sociali, e i risultati
hanno evidenziato come le persone posseggano una naturale tendenza a raccontare frottole di ogni tipo. In particolare, gli uomini viaggiano con una media di sei balle al giorno, mentre le donne si limitano a tre tra cui probabilmente rientra la famosa “niente, va tutto bene” quando l’ingenuo partner chiede “amore, che cosa c’è che non va?”.
Nel corso della storia l’essere umano ha (più o meno) imparato a replicare tutti quei modelli sociali, relazionali e lavorativi che gli appaiono convenienti, nel senso che considera più facile riproporre schemi che apparentemente non richiedono grossi sacrifici.
Inventarsi una storia necessita, invece, di una strategia mentale e di una fatica maggiore rispetto al dire come stanno semplicemente le cose, e non è nemmeno così scontato che mentire indirizzi verso situazioni più facili da gestire. Anzi, spesso è proprio il contrario come sosteneva il poeta londinese del XVIII secolo Alexander Pope, affermando: “Chi racconta una bugia non sa bene che compito si sta assumendo, perché sarà obbligato ad inventarne altre venti per sostenere la veridicità della prima!”. Il piacere della menzogna trae origine da qualche dispiacere infantile capace di far scattare nella mente del bambino la convinzione che per riuscire a rendere fieri i suoi genitori o per sentirsi benvoluto ed accettato, deve essere migliore di quello che è; in sostanza mente per affrontare meglio il mondo.
Anche se siamo abituati ai media e al web che raccontano notizie spesso infondate o a dir poco esagerate, siamo sempre pronti a indignarci quando qualcuno viene pubblicamente smascherato e messo alla gogna. I paesi asiatici, al contrario, contemplano il concetto di verità come doloroso, inutile o semplicemente noioso e hanno una maggiore clemenza verso le bugie al punto che è considerato scontato nei rapporti sociali dirne qualcuna.
Il fascino (irresistibile) della bugia
Ma, tornando a casa nostra, se consideriamo l’insincerità come vergognosa e socialmente inaccettabile e siamo pure consapevoli del fatto che dire una frottola richieda più costi che benefici, allora perché mentiamo?
Perché sappiamo che è un comportamento sbagliato e questo dona alla bugia il fascino del proibito. Il nostro piccolo inganno ci fa sentire protetti e al sicuro perché ha per noi un valore quasi protettivo che ci consegna il potere magico di essere gli unici detentori della cazzata che abbiamo appena sparato.
Non nascondiamoci quindi nell’ipocrisia: se vogliamo un mondo senza bugie troviamo il coraggio e mettiamoci in gioco. Funziona pressappoco così: se ci accorgiamo di avere la tendenza a giustificare, nascondere, sopportare, o accontentarci di certi nostri comportamenti o di certe nostre relazioni, significa che stiamo mentendo prima di tutto a noi stessi.
Proviamo quindi a cambiare iniziando magari dalle piccole cose. Io, per esempio, pur avendo sempre giurato il contrario, trovo eccezionali le canzoni di Justin Bieber. Ecco l’ho detto. E mi sento già meglio.