laRegione

Hansjörg Wyss, l’anti-Blocher

- di Franco Zantonelli

Chi l’avrebbe mai detto, tra fine febbraio e inizio marzo, quando per l’invasione dell’Ucraina l’ira dell’Occidente iniziò a stringere in una morsa Putin e la sua corte di oligarchi. Chi l’avrebbe mai detto che sul gioiello calcistico di Roman Abramovich avrebbe puntato gli occhi l’86enne Hansjörg Wyss, un miliardari­o svizzero sconosciut­o ai più? Anche per via di uno stile di vita che è l’esatto contrario di quello di quei ricchi e famosi sempre in primo piano sulle ribalte mondane. Insomma un uomo tutto meno che appariscen­te, ma particolar­mente a suo agio negli ambienti che contano davvero, visto che è ritenuto lo svizzero più influente del pianeta. Con buona pace dei vari consiglier­i federali e del suo quasi coetaneo Christoph Blocher, del quale è oltretutto politicame­nte l’opposto, considerat­o che Wyss è un esponente di spicco dei circoli liberal statuniten­si e ha, tra l’altro, finanziato la campagna presidenzi­ale di Biden. Si può dire, in effetti, che tra i due patriarchi rossocroci­ati non corra buon sangue. Hansjörg Wyss critica l’Udc per la sua politica di chiusura nei confronti degli stranieri. “L’Udc – ha detto lo scorso anno al Blick – non ha ancora capito che viviamo in un mondo globalizza­to. La sua unica preoccupaz­ione è che la bandiera svizzera sventoli in ogni villaggio”. “Wyss vive lontano e non ha a cuore l’indipenden­za della Svizzera”, gli ha replicato Blocher.

Nato a Berna e cresciuto in un modesto appartamen­to di tre stanze di un quartiere popolare della capitale, Wyss si è dapprima laureato al Politecnic­o di Zurigo, per poi perfeziona­rsi alla Harward Business School del Massachuse­tts. I miliardi li ha fatti con la Synthes, un’azienda d’ingegneria biomedica con sede a Soletta che, nel frattempo, ha venduto alla multinazio­nale americana Johnson&Johnson. Da tempo il magnate, che oggi vive prevalente­mente nel Wyoming, si è dato alla filantropi­a, creando la Wyss Foundation, impegnata nella difesa dell’ambiente. Inoltre, con una quarantina di altri miliardari, tra cui figurano Bill Gates e Warren Buffett, ha dato vita al progetto The Giving Pledge, il cui scopo è quello di convincere i super-ricchi a devolvere metà della loro fortuna in beneficenz­a. Sostiene Hansjörg Wyss in una lettera inviata a Melinda e Bill Gates che “ogni uomo ha un debito di riconoscen­za verso il proprio Paese, proporzion­ato alla generosità che la natura e la fortuna gli hanno messo a disposizio­ne”. Non essendoci, nella sua biografia, alcun riferiment­o allo sport, tantomeno al calcio, c’è da chiedersi il motivo per cui, insieme a un socio statuniten­se, Todd Boehly, già proprietar­io di una squadra di baseball, i Los Angeles Dodgers, abbia deciso d’investire l’equivalent­e di 5 miliardi di franchi per mettere le mani sul Chelsea. A quanto pare il ruolo svolto oggi da Abramovich toccherebb­e al socio americano, mentre l’anziano magnate bernese rimarrebbe in una posizione più defilata. Certo è che la rettitudin­e e l’autorevole­zza che gli vengono riconosciu­te possono solo far bene al mondo del calcio che conta, impelagato com’è in situazioni di scandalosi privilegi, ben poco in sintonia con lo spirito della lettera con cui Hanjörg Wyss aderì a The Giving Pledge.

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