Stupro, il Tf conferma la prassi attuale
Losanna – Il Tribunale federale (Tf) ha confermato l’assoluzione di un uomo accusato di stupro, poiché non esiste alcuna base legale per applicare il principio del “solo sì significa sì”. Secondo la normativa attuale, il mancato consenso non è sufficiente per pronunciare una condanna per coazione sessuale o violenza carnale, scrive l’Alta Corte. La coazione è un elemento costitutivo degli articoli 189 (coazione sessuale) e 190 (violenza carnale) del Codice penale svizzero. Per condannare qualcuno occorre che la vittima non sia consenziente, che l’autore del reato lo sappia o che accetti questa eventualità e che vada oltre approfittando della situazione, ad esempio esercitando pressioni psicologiche, o usando un mezzo efficace, come minacce o violenza, spiega il Tf. Nel 2020 il Tribunale correzionale del Canton Ginevra aveva condannato l’uomo per coazione sessuale e violenza carnale, poi prosciolto in seconda istanza. Il Tf conferma ora l’assoluzione. Nel suo ricorso la donna ha invocato anche la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Quest’ultima prevede che il consenso debba essere dato volontariamente, quale libera manifestazione della volontà della persona, e va valutato tenendo conto della situazione e del contesto. Secondo la ricorrente gli articoli 189 e 190 del Codice penale (Cp) dovrebbero quindi essere interpretati in modo da rendere punibile ogni atto sessuale non consensuale. Nell’ambito della revisione legislativa in corso, la Commissione affari giuridici del Consiglio degli Stati ha scartato la soluzione del consenso (solo sì significa sì), preferendo il principio “No significa no”.