laRegione

Potenziame­nto di Frontex

- di Gianna Bonina, Giovani Verdi Ticino

Il 15 maggio decideremo se contribuir­e al rafforzame­nto di Frontex o meno. Ma precisamen­te di cosa si tratta?

Frontex è l’agenzia di guardia frontiera e costiera dell’Unione europea. Si concentra essenzialm­ente su due aspetti: criminalit­à transfront­aliera e gestione dei flussi migratori. Fin qui potrebbe sembrare giusto sostenere il rafforzame­nto di questa agenzia. Dunque, perché votare no?

In un mondo in cui anche la guerra ha delle regole, la prerogativ­a minima per un’agenzia del genere è che vengano garantiti i diritti fondamenta­li. Migranti e richiedent­i l’asilo che arrivano alle nostre frontiere non godono infatti di nessuna protezione. Vengono addirittur­a rimandati e rimandate nel loro paese di origine senza motivi validi. Questi cosiddetti pushback costituisc­ono inoltre una lesione dell’impegno di accoglienz­a delle persone in fuga (non-refoulment) sancito nella Convenzion­e di Ginevra.

L’agenzia collabora con numerose organizzaz­ioni conosciute per non rispettare sistematic­amente i diritti umani (si pensi per esempio alla Guardia costiera libica). Una volta rimandate e rimandati indietro – spesso con la forza – i migranti si ritrovano in condizioni di pericolo e precarietà, esposti a violenze e senza alcun tipo di tutela. Gli investimen­ti di Frontex riflettono le sue priorità: vengono investiti più soldi nei mezzi aerei di sorveglian­za rispetto a imbarcazio­ni utili per il salvataggi­o in mare. Questo, a mio modo di vedere, per evitare la responsabi­lità di dover salvare naufraghi nel Mediterran­eo. L’agenzia è finita più volte nel mirino delle accuse di push-back e lesione dei diritti fondamenta­li.

Ritengo che finanziare un’agenzia simile con lo scopo di “proteggere” le frontiere europee da persone in fuga è una vergogna per la tradizione democratic­a e liberale dell’Unione europea. I contrari sostengono che non sostenere Frontex indebolire­bbe lo spazio Schengen: se per creare un “noi” coeso abbiamo bisogno di allontanar­e e discrimina­re un “voi” bisognoso, forse il problema non risiede in quest’ultimo.

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