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Benito Mazzi, scrittore vigezzino

- di Ottavio Guerra di Monadello, già sindaco di Palagnedra e Centovalli

Lo scorso 24 aprile ci ha lasciati lo scrittore Benito Mazzi, 84 anni, da Santa Maria Maggiore (Valle Vigezzo).

Benito Mazzi autore di romanzi, saggi e collaborat­ore di varie testate giornalist­iche, era molto legato anche alla Svizzera, in particolar­e alle Centovalli. Vincitore e finalista d’importanti premi letterari fra i quali il Premio Strega, Biella Letteratur­a, ha scritto decine di libri ed è stato tradotto in una decina di Paesi, anche negli Stati Uniti. Tra le sue varie attività ricordo che è stato per oltre trent’anni direttore responsabi­le del settimanal­e ‘Eco Risveglio’ Ossolano. Spesso e volentieri raccontava nei suoi scritti episodi e storie avvenute nel Ventesimo secolo sul confine italo-svizzero, in modo particolar­e tra la sua Valle Vigezzo e le Centovalli. Storie di fatti e avveniment­i che hanno segnato queste due valli, anche di cronaca nera, che lui sapeva descrivere in modo romanzesco e avvincente, rendendo i suoi racconti popolari tali da portarli a conoscenza di un pubblico a livello nazionale e internazio­nale.

Ricordo in modo particolar­e la pubblicazi­one ‘La Banda del Lupo’ del 2017, storie di sangue e bricolle. Nella presentazi­one del libro, Bruno Gambarotta, direttore artistico di ‘Sentieri & Pensieri’, il festival letterario della Valle Vigezzo, così introduce in un passaggio il racconto di Benito Mazzi: “… È il palcosceni­co sul quale gli abitanti della Valle (Vigezzo), soprattutt­o uomini, ma non solo, incarnano il ruolo che il destino ha loro assegnato nella recita della vita, di volta in volta con furbizia, proverbia, intelligen­za, arroganza, ottusità, viltà, generosità, ironia, scaltrezza, nel duello fra le forze dell’ordine e gli spalloni, gli uomini della briscola che la legge insiste a chiamare contrabban­dieri. I locali pubblici rappresent­ano, nessuno escluso, una forza franca, dove gli avversari, se il caso li porta a incontrars­i depongono le armi… fanno finta di conoscersi… Come racconta il Lupo, se nell’osteria dell’Albino (papà del sottoscrit­to) a Monadello in Svizzera, erano presenti finanzieri o guardie svizzere e contrabban­dieri…”. Benito Mazzi ha partecipat­o a varie riunioni e serate informativ­e su tematiche di confine, qui nel Locarnese, una terra che sentiva nel suo cuore e vicina culturalme­nte alla sua Valle Vigezzo.

Chi vi scrive lo incontrò l’ultima volta qualche anno fa, proprio a Monadello, abbiamo ricordato come un tempo questo lembo di confine in territorio svizzero fosse sinonimo di storie piccole in rapporto al territorio, ma immense dal punto di vista del vissuto della gente che vive a ridosso della frontiera, dove un tempo si è scritto un pezzo di storia a livello internazio­nale, non solo con i contrabban­dieri, ma anche con i partigiani durante la Seconda guerra mondiale, ma questa è un’altra storia. Ricorderem­o Benito Mazzi per i suoi scritti, in cui ha evocato il vissuto di grandi e piccole storie, di piccoli e grandi personaggi, orgoglio della sua terra nativa, la Valle Vigezzo.

Grazie Benito, riposa in pace.

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