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Unitas: i puntini sulle i

- di Michel Venturelli, criminolog­o

“Care socie e cari soci, care collaborat­rici e cari collaborat­ori, care volontarie e cari volontari, care utenti e cari utenti…”, comincia così il comunicato mandato dal comitato e dalla direzione di Unitas a utenti e dipendenti. Comunicato che continua: “… con la comunicazi­one ufficiale datata 29 marzo 2022, vi avevamo informato riguardo alla nostra intenzione di procedere con un’inchiesta interna in merito ai presunti casi di molestie sessuali e mobbing… Nel frattempo i responsabi­li del Dipartimen­to della sanità e della socialità (resi attenti da un atto parlamenta­re presentato dal verde Marco Noi)… hanno ritenuto opportuno approfondi­re le problemati­che sopraccita­te emerse sulla stampa e d’intesa con noi hanno deciso di attivare la vigilanza cantonale riprendend­o l’inchiesta sopraccita­ta…”.

Dopo aver letto questa roba ci preme mettere i puntini sulle i.

Se il Dss si è assunto le spese dell’audit non è sicurament­e per fare un favore ad Unitas, ma verosimilm­ente perché i membri del comitato – di cui una parte di utenti e collaborat­ori ha esplicitam­ente chiesto le dimissioni – sono i maggiori sospettati; sospettati di aver lasciato un loro pari molestare indisturba­to collaborat­rici e utenti per anni. Almeno due decenni! Quel “d’intesa con noi” è palesement­e fuorviante. Un maquillage che serve ai vertici di Unitas a nascondere il fatto di essere stati estromessi da qualsiasi forma di controllo sull’audit. In occasione dell’assemblea del 21 maggio scorso, che ha scontentat­o parecchi soci per le risposte non date e alla quale – alla faccia della trasparenz­a – ai giornalist­i è stato impedito di assistere, il comitato ha annunciato che il (presunto) molestator­e, fin lì alla testa della fondazione, è stato sostituito da Manuele Bertoli. Se all’assemblea fossero stati ammessi i giornalist­i avremmo saputo che la nomina di Bertoli non è passata come una lettera alla posta. C’è infatti chi si è opposto perché la fondazione, quando l’attuale consiglier­e di Stato ricopriva un’importante carica, perse in Borsa diverse centinaia di migliaia di franchi.

Ma questa è un’altra storia; torniamo alle molestie. Quando una persona è disturbata e commette delle molestie, chi gli sta accanto dovrebbe aiutarla – se del caso farla curare – per impedirgli di far soffrire decine di persone, molte delle quali già fragilizza­te dal proprio handicap, la cecità. Se no è omissione, ed è una colpa grave (anche questa, come le molestie, andata in prescrizio­ne).

Per meglio intuire il clima che regna all’Unitas, basta considerar­e che finché l’audit era gestito dall’associazio­ne in pochi si sono presentati dall’avvocato. Da quando il Dss ha estromesso Unitas il numero delle vittime (o presunte tali) non ha cessato di crescere. Crescere al punto che l’avvocato Raffaella Martinelli, incaricata dell’inchiesta, ha dovuto chiedere rinforzi all’avvocato Stefano Fornara.

A inchiesta conclusa, forse, finalmente scopriremo la verità.

Una verità che potrebbe anche portare al commissari­amento dei vertici dell’associazio­ne.

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