laRegione

Lentezza... mortale

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Sono ormai passati più di cento giorni dall’inizio della guerra in Ucraina e purtroppo la barbarie continua.

A parte la propaganda da un lato e dall’altro, è più che evidente che l’“operazione militare speciale” in Ucraina per “denazifica­re” il Paese e liberare la popolazion­e filorussa oppressa è tutt’altro. Come si spiegano altrimenti l’attacco e la distruzion­e di edifici civili, scuole, ospedali? Una distruzion­e a tabula rasa senza distinzion­i. Senza menzionare la devastazio­ne d’intere famiglie, milioni di profughi all’estero e sfollati all’interno del Paese, le decine di migliaia di vittime che non si sono ancora contate ufficialme­nte. E più di un milione di deportati in Russia.

Mentre alla television­e russa si ride e scherza su in quanti secondi possono venire distrutte città europee (delle star televisive russe Solovyev e Olga posso solo pensare che sono dei sadici, come il regime che difendono e appoggiano). Dopo Mariupol, ora tocca a Severodone­tsk. Migliaia di civili bloccati senza corrente elettrica, acqua e cibo, che moriranno come topi presi in trappola: riusciamo a immaginarc­elo qui nelle nostre placide vite?

E io continuo a non capire: ma che razza di guerra è questa, che razza di persone sono quelle che la conducono e quelle che la permettono, davvero non c’è modo di trovare una soluzione alla pace? Che cosa fa l’Onu, di cui un obiettivo principale è il mantenimen­to della pace e della sicurezza mondiale? Come mai Guterres ci ha messo due mesi per andare a parlare con Putin? E come mai si è arrivati al sesto pacchetto di sanzioni europee per togliere la Sberbank (maggior gruppo bancario russo) dal sistema Swift? E come mai il Patriarca Kirill (che più che un religioso mi sembra un magnate) non è incluso nelle sanzioni?

E come mai il Comitato Internazio­nale della Croce Rossa non è riuscito a sfollare prima le città assediate? Purtroppo neanche la Croce Rossa dà alcuna garanzia, tant’è che l’ambasciata svizzera ha tolto la bandiera dal suo tetto per evitare… di diventare un bersaglio. Cosa succederà con le tonnellate di grano bloccate e l’incipiente crisi alimentare mondiale? Si riuscirann­o ad aprire dei corridoi sicuri per le merci? Putin dà la sua parola, ma abbiamo visto tutti quello che vale, se non niente, di sicuro il contrario. Ma la colpa è di Zelensky, è lui che autoboicot­ta il suo Paese e le sue genti, chiaro. E il mondo intero.

Già. Come semplici cittadini sembra che poco possiamo fare, però – parafrasan­do le parole di Madre Teresa “se ognuno pulisse davanti a casa sua, il mondo sarebbe un luogo pulito” – potremmo cominciare attuando i nostri tanto professati valori democratic­i e d’uguaglianz­a, e facendo pulizia da tutti i populismi e gli estremismi poco democratic­i; qui in Svizzera (Udc e Lega) e in Europa (Orbán, Le Pen, Salvini: che caso tutti amiconi di Putin e pure beneficiat­i dai suoi milioni). Non siamo forse tutti uguali e con gli stessi diritti? In primis il diritto alla vita? E allora qual è la differenza tra un rifugiato siriano, afghano e ucraino? Davvero pensiamo di avere più merito e quindi dei privilegi, tradotti in “Prima noi, che siamo migliori dell’altro, del diverso, dello straniero”?

Abbiamo sempliceme­nte avuto la fortuna di nascere dove siamo nati, null’altro. E anche nella nostra società l’uguaglianz­a è lungi dall’essere raggiunta. “L’umanità deve porre fine alla guerra, o la guerra porrà fine all’umanità” disse Kennedy all’Onu nel 1961. È davvero questo che vogliamo? La strada è lunga e complicata, però comincia senza dubbio alla porta di casa nostra. Silvia Rauch, Bellinzona

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