Neda, 18 anni
Svizzera
L’italiano è la mia lingua madre, il francese mi è sempre piaciuto e infatti ho scelto di fare la maturità bilingue italiano-francese alla Scuola Cantonale di Commercio. Anche l’inglese mi piace e la trovo una lingua facile, mentre il tedesco non lo definirei la mia passione. Conosco qualcosa di alcuni dialetti ticinesi: alcune canzoni popolari, qualche vocabolo ripetuto spesso dal mio nonno bellinzonese («tusa, ta vöri ben…»), e le parole più strane del dialetto di Osco che mi insegna il mio ragazzo (scisctroi = mirtilli, rasionsc = segatura, sterli = vitelli…).
Ho iniziato però a capire quanto la lingua sia fondamentale solo da poco: a distanza di un mese dall’inizio della guerra in Ucraina, io e la mia famiglia abbiamo conosciuto le persone scappate in Svizzera che ospitiamo. Non nascondo che ci sono molte complicazioni (anche oltre all’aspetto linguistico), ma vederle contente e al sicuro ne fa valere la pena.
La nonna di 75 anni parla ucraino e un po’ di russo, Yana di 16 anni e Ivan di 17 anni parlano ucraino, polacco, russo e – fortunatamente – inglese. Io con loro due comunico in inglese e ci capiamo quasi sempre, quello che non riusciamo a dire lo facciamo tradurre a Google Translate, mentre per parlare con la nonna i traduttori sono i ragazzi stessi oppure i nostri goffi gesti fatti per mimare cosa vogliamo dire. Inoltre anche la mamma e la sorellina di Ivan stanno venendo da noi, e per comunicare parliamo in inglese su WhatsApp.
Per il mio inglese è davvero un ottimo esercizio frequentarli, ma a volte quando vado da loro appena dopo scuola, ho ancora i pensieri impostati sul francese e per un attimo il mio cervello sembra non conoscere più nessuna lingua. Loro vogliono imparare al più presto l’italiano e per ora studiano su delle schede di base inglese-italiano che gli ho fatto io. Invece le prime parole di ucraino che abbiamo imparato noi sono: babushka = nonna spasiba = grazie priviet = ciao
Mi ha sorpresa il fatto che l’unica differenza evidente che io ho con i ragazzi è la lingua: non mi aspettavo che fossimo totalmente diversi ma nemmeno che fossimo così simili. In alcuni momenti che passiamo insieme scompare perfino la problematica della lingua perché per divertirsi giocando a carte o a ping pong questa non serve.