L’avanzata della ‘gauche’ fa tremare Macron
Il presidente può perdere la maggioranza assoluta
Parigi – Trema la maggioranza di Emmanuel Macron: il “tribuno” della gauche radicale, Jean-Luc Mélenchon, ha raccolto – al primo turno delle legislative – più voti con la sua coalizione Nupes (fra il 25 e il 26,2% secondo gli istituti di sondaggi) rispetto ai partiti di governo riuniti sotto l’etichetta Ensemble! (2525,8%).
Quota 341 – come nel primo mandato di Macron – sembra oggi lontanissima: la forbice per il governo è fra i 275 e i 310 seggi secondo le proiezioni, con la maggioranza assoluta a 289. Nupes, la gauche riunita, a 190-210 seggi.
Emozionato, voce per una volta bassa, il settantenne Mélenchon, che è riuscito a riunire sotto la bandiera de La France Insoumise dai socialisti ai Verdi, ai comunisti, ha lanciato “un appello al popolo”: “Per la prima volta un presidente che vince le elezioni, non riesce a vincere le legislative. Il presidente è battuto, disfatto. Adesso lancio un appello al popolo, riversatevi sulle urne domenica prossima”.
La destra inciampa
Intanto i candidati del Rassemblement National hanno ottenuto fra il 18,5 e il 19,8%, senza riuscire ad approfittare del risultato di Marine Le Pen alle presidenziali, che da sola aveva superato il 40% dei voti al ballottaggio contro Macron. Ridotto dal meccanismo in vigore ad appena 8 deputati nel 2017, il partito di estrema destra potrà contare fra 15 e 30 deputati. Le Pen è stata eletta al primo turno nella sua circoscrizione del Nord, il Pas-de-Calais, con il 55%. Perde il ruolo di primo gruppo di opposizione all’Assemblée Nationale il partito della destra erede del neogollismo, i Républicains, che con un risultato fra l’11,6% e il 14% sembra confermare la pesante disfatta della sua candidata alle presidenziali, Valérie Pécresse.
“Abbiamo bisogno di una maggioranza forte e chiara”, ha detto sobriamente Élisabeth Borne, la premier, incaricata dalla coalizione Ensemble! di prendere la parola a nome dell’alleanza governativa dopo le elezioni. L’obiettivo della compagine macronista è quella di avere una maggioranza assoluta che consenta di portare avanti le ambiziose riforme illustrate in campagna elettorale. In particolare quella mai riuscita finora in Francia, per aumentare a 65 anni l’età necessaria per andare in pensione.
Il governo di Macron sarebbe “azzoppato” secondo gli analisti, se dovesse contrattare con le altre forze in parlamento ogni proposta di legge. Considerando che il primo gruppo all’opposizione sarebbe la coalizione di gauche che ha un’ambizione esattamente opposta sulle pensioni: abbassare l’età pensionabile dagli attuali 62 anni a 60. Ma l’ultima parola arriverà domenica prossima con il secondo turno.