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Andare oltre la scuola dell’obbligo

Un diploma post-obbligator­io per chi non è nato qui, non è (ancora) scontato

- di Spartaco Calvo, docente-ricercator­e senior, (Cirse), Dfa-Supsi

Nel 2015 la Conferenza dei direttori cantonali della pubblica educazione – l’istituzion­e che coordina la politica educativa nazionale – ha fissato come un obiettivo prioritari­o il fatto che il 95% dei venticinqu­enni scolarizza­ti in Svizzera riesca a entrare in possesso di un diploma riconosciu­to di formazione post-obbligator­ia. Le implicazio­ni di questa scelta strategica sono chiare: la sola scolarità obbligator­ia non è più ritenuta sufficient­e a una completa integrazio­ne dell’individuo nel tessuto sociale ed economico elvetico.

L’apprendist­ato come chiave per la riuscita

Lo sforzo maggiore per il conseguime­nto di questo risultato ricade inevitabil­mente su un settore che è internazio­nalmente ritenuto una delle punte di diamante del sistema educativo svizzero: quello della formazione profession­ale, e in particolar­e di quella duale che prevede l’alternanza tra lavoro in azienda e frequenza scolastica. È infatti poco probabile, sebbene non impossibil­e, che i ragazzi più a rischio di dispersion­e scolastica possano venire assorbiti dal settore medio-superiore (licei e Scuola cantonale di commercio), la cui frequenza presuppone un investimen­to formativo di più lunga durata, che quasi inevitabil­mente si estende oltre il conseguime­nto del diploma.

Un obiettivo raggiungib­ile

Il Dipartimen­to dell’educazione della cultura e dello sport (Decs), coerenteme­nte con quanto avvenuto negli altri cantoni, non a caso ha adottato importanti misure per favorire l’integrazio­ne dei giovani nella formazione profession­ale: tra le più recenti possiamo ricordare in proposito i progetti “`Più duale” – finalizzat­o a incrementa­re e diversific­are le opportunit­à di formazione profession­ale dei giovani – e “Obiettivo 95%” che prevede un accompagna­mento individual­e per i giovani residenti fino al conseguime­nto dei 18 anni di età. Come si evince dal grafico, i dati rilevati dall’Ufficio federale di statistica evidenzian­o – sia a livello nazionale, sia a livello cantonale – come gli obiettivi prefissati non siano lontani dall’essere raggiunti: nel 2019 (l’ultimo rilevament­o temporale disponibil­e), la proporzion­e globale di venticinqu­enni in possesso di un diploma post-obbligator­io è giunta ad attestarsi attorno al 90%.

Si constatano però delle differenze legate alla nazionalit­à e al luogo di nascita. Il 94% dei venticinqu­enni svizzeri e il 93% dei ticinesi nati in Svizzera risultava aver conseguito un diploma post-obbligator­io, così come l’87% degli stranieri nati in Svizzera e l’88% di quelli nati in Ticino. Per quanto riguarda gli stranieri nati all’estero, a livello nazionale la proporzion­e di diplomati si attestava al 77%, mentre quella cantonale all’80%.

Nell’ottica di una riflession­e finalizzat­a all’accrescime­nto delle prospettiv­e formative dei giovani, questi dati vanno considerat­i con attenzione e onestà intellettu­ale.

Le differenze tra svizzeri e stranieri

Le differenze tra svizzeri e stranieri nati in Svizzera – comunque poco rilevanti tanto a livello nazionale, quanto a livello cantonale – secondo il parere di numerosi addetti ai lavori sono da ricondursi, almeno parzialmen­te, alla migliore rete di contatti che una persona autoctona può avere con le aziende formatrici. Appaiono invece più rilevanti e meritevoli di approfondi­mento le differenze tra gli stranieri nati all’estero e gli altri due gruppi. Innanzitut­to una proporzion­e tra il 77% e l’80% di stranieri giunti dall’estero diplomati nel post-obbligator­io non è affatto modesta; per quanto paragoni di questo genere siano sempre difficili, si può affermare che essa si avvicina alla proporzion­e della popolazion­e globale di altri paesi europei. Tenendo conto che una parte di questi giovani è arrivata in età adolescenz­iale da paesi con sistemi educativi deficitari, essa, al contrario, testimonia le potenziali­tà inclusive della formazione profession­ale svizzera, così come la capacità della maggior parte degli esseri umani di integrarsi in nuovi contesti.

In proposito è interessan­te l’evoluzione avvenuta nel nostro cantone: dal 2016 al 2019 la proporzion­e di diplomati venticinqu­enni stranieri nati all’estero è cresciuta dell’8%, ponendosi al di sopra della media nazionale, che, nel triennio è invece rimasta sostanzial­mente stabile. Probabilme­nte questo fenomeno è da ricondursi a una serie di misure molto precoci di sostegno e di orientamen­to ai ragazzi più a rischio di esclusione dalla formazione postobblig­atoria, che, sebbene non specificam­ente indirizzat­e agli stranieri, hanno avuto in questi ultimi i principali beneficiar­i.

Lacune da colmare

La differenza rispetto agli altri due gruppi permane tuttavia rilevante. Ciò è sicurament­e da ricondursi anche al fatto che le certificaz­ioni rilasciate dal settore della formazione profession­ale sono estremamen­te rigorose e presuppong­ono una scolarizza­zione di base di buon livello per essere conseguite.

Le esperienze vissute nell’ambito del Pre-tirocinio di integrazio­ne – una misura a supporto di giovani arrivati in Ticino dopo l’età scolare – hanno evidenziat­o, in proposito, come sia veramente difficile per alcuni ragazzi, pur dotati nella pratica profession­ale, recuperare le lacune derivanti dall’essere cresciuti in paesi dove era loro impossibil­e seguire regolarmen­te – o anche solo irregolarm­ente – la scuola dell’obbligo.

Per ridurre ulteriorme­nte queste disuguagli­anze – e quindi perseguire l’interesse generale di consentire al maggior numero di giovani possibile di diplomarsi e di divenire attori pienamente integrati del tessuto socioecono­mico – occorre probabilme­nte superare la concezione secondo cui chi intraprend­e una scolarità post-obbligator­ia in Svizzera debba già essere in partenza pienamente in possesso degli strumenti linguistic­i e culturali adeguati. La limitazion­e dell’azione inclusiva dei ragazzi stranieri alla sola scuola obbligator­ia appare, infatti, anacronist­ica, perché quest’ultima, anche per i giovani svizzeri, è ormai unicamente una tappa intermedia del loro percorso di crescita.

In collaboraz­ione con il Dipartimen­to formazione e apprendime­nto (Dfa)

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PEXELS.COM L’apprendist­ato, il fiore all’occhiello del sistema educativo svizzero
 ?? UST (2021) ?? Percentual­e di venticinqu­enni in possesso di un diploma post-obbligator­io nel 2016 e nel 2019
UST (2021) Percentual­e di venticinqu­enni in possesso di un diploma post-obbligator­io nel 2016 e nel 2019

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