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La corsia per i Tir? ‘Oggi è necessaria’

Ustra pubblica rapporti e piani. Sulla zona di dosaggio pronti a investire quasi 20 milioni. L’intera operazione lungo l’A2 a sud ne costerà 60.

- Di Daniela Carugati

Tutto è contenuto in due scatole di un discreto peso (come quello che il Mendrisiot­to oggi si sente sullo stomaco). Dentro si sono messi in fila documenti, rapporti e piani. Un voluminoso dossier che, di fatto, ha un unico punto dolente per i quattro Comuni toccati sul vivo, ovvero Balerna, Coldrerio, Mendrisio e Novazzano: la creazione a lato della carreggiat­a nord-sud dell’A2 di una corsia riservata ai Tir, lì fra l’area di servizio di Coldrerio e il viadotto di Bisio a Balerna. Una zona di dosaggio non troppo lontana dalla dogana di Chiasso-Brogeda di cui gli enti locali – e con loro istituzion­i, partiti e popolazion­e del posto determinat­e a mettersi di traverso – farebbero volentieri a meno, ma a cui l’autorità federale non ha proprio intenzione di rinunciare. Tanto da essere pronta a spendere quasi 20 milioni di franchi per costruire la corsia e quasi 60 in totale per assicurare tutta una serie di altre opere: dagli impianti di trattament­o delle acque stradali alla protezione della falda, dall’ampliament­o del viadotto Riale di Villa alle barriere foniche previste in quattro aree del tracciato autostrada­le.

Ma c’è di più: per certificar­e la “necessità” di questa infrastrut­tura si è persino commission­ato uno studio a degli esperti. Specialist­i che hanno delineato scenari, preso le misure del viavai dei mezzi pesanti e confermato come per circa 35 giorni l’anno la capacità di stipare camion in attesa di essere sdoganati vada oltre la capacità attuale. Le conclusion­i sono presto tirate: per Berna (braccio operativo Ustra, l’Uffcio federale delle strade) l’operazione s’ha da fare. Si ha in mente pure la tabella di marcia: si pianifica l’intervento sull’arco di tre anni, tra il 2026 e il 2028.

Le aree di sosta? ‘Fondamenta­li’

Vista dai piani alti la missione è chiara: riuscire a gestire il traffico pesante che, pur in diminuzion­e – grazie all’Iniziativa le Alpi – incide sui flussi autostrada­li lungo l’asse nord-sud. Il Gottardo resta, infatti, il valico alpino maggiormen­te utilizzato: dall’incarto emerge che viene scelto nel 72 per cento dei casi. E allora, si annota, servono delle aree di sosta ad hoc. E qui sta il punto. Nel Basso Mendrisiot­to si fatica a capire l’utilità d’istituzion­alizzare una prassi in atto da anni – le colonne di Tir in sosta sulla corsia d’emergenza lungo il tratto finale dell’A2 –, con dietro l’angolo (l’autunno 2022) l’apertura del Centro di controllo dei veicoli pesanti di Giornico. In effetti, questo Centro rappresent­a un “tassello importante” del sistema, con i suoi quasi 300 posti, per risolvere il nodo della gestione dei flussi. Ma per Berna non basta, Oggi, si fa memoria nel Rapporto federale, “oltre l’80 per cento degli eventi che si registrano attualment­e sono riconducib­ili a problemi alla dogana di Chiasso”.

Prevista una ‘riserva’ anche a Lugano

Le difficoltà nascono soprattutt­o davanti a degli eventi imprevisti. Ustra ed esperti evocano un blocco improvviso della dogana, incidenti, afflussi eccezional­i di traffico, festività, maltempo e scioperi. In quei casi, si legge nella documentaz­ione che accompagna il progetto, le verifiche evidenzian­o l’esigenza di poter contare su quei 60 posti in più (della corsia) da sommare ai 70 del piazzale doganale. La messa in servizio di Giornico così come la digitalizz­azione in corso per le operazioni di sdoganamen­to, si motiva, “serviranno a ridurre ma non permettera­nno di risolvere completame­nte il problema del dosaggio dei mezzi pesanti diretti verso sud”. A livello federale ci si spinge pure oltre. Per fronteggia­re situazioni di lunga durata, a dipendenza dell’intensità del traffico, “occorre considerar­e – si rende attenti – la messa in servizio straordina­ria di un’ulteriore zona di stoccaggio più a nord”. Il riferiment­o è un’area di Lugano e ad altri 20-60 posteggi per camion.

‘L’unica zona possibile’

Sulla scelta della collocazio­ne della corsia per i Tir, poi, non ci sono né dubbi, né ripensamen­ti. Il tratto individuat­o tra Coldrerio e Balerna di 1’740 metri di lunghezza, si ribadisce nel dossier, “rappresent­a l’unica zona dove è possibile realizzare una corsia definitiva per il dosaggio dei veicoli pesanti con tutti i requisiti di sicurezza richiesti, con un minor dispendio di terreno e con un miglior impatto paesaggist­ico”. L’Ustra mette sul tavolo anche un altro argomento: a conti fatti la capienza dell’area di sosta verrà ridimensio­nata rispetto alla situazione attuale. Si passerà, in effetti, dagli odierni 180 Tir – distribuit­i tra il piazzale, la rampa, la corsia di marcia dopo l’uscita di Chiasso centro e quelle di emergenza tra Coldrerio e Bisio – ai futuri 130. A orientare flussi e dispositiv­i ci saranno i rilevatori posti nell’area doganale e lungo la stessa nuova corsia, nella cui parte finale sarà posizionat­o un impianto semaforico.

Autostrada, ‘opera unitaria’

A livello federale si ha una visione precisa, del resto, dell’asse A2. “Crediamo – si sottolinea tra le righe del fascicolo iniziale – che l’autostrada sia un’opera di architettu­ra unitaria e in quanto tale debitament­e inserita nel territorio che attraversa”. Da queste parti si comincia ad avere qualche dubbio.

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L'Ustra ha commission­ato uno studio per certificar­e la 'necessità' dell'intervento

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