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A 258 all’ora, video sui social e droga

Inflitti 30 mesi di detenzione alle Assise criminali per un 26enne autore di un traffico di cocaina e ripetuta guida spericolat­a sull’autostrada

- Di Guido Grilli

Video postati sui social mentre sfrecciava in auto sull’autostrada A2 a velocità folli: fino a 258 all’ora la punta massima toccata; cocaina consumata e spacciata nel Luganese nell’arco di cinque mesi, finché lo scorso 3 febbraio è finito in manette. «Ho sbagliato, ma voglio ricostruir­e quello che ho distrutto». Un 25enne, cittadino tunisino residente a Como, è approdato ieri alle Assise criminali di Lugano per rispondere di un traffico di complessiv­i 160 grammi di cocaina, mentre alloggiava dalla sua fidanzata svizzera, dove ha trovato appoggio per lo smercio della droga nel Luganese.

‘Mi sono sempre fatto coinvolger­e con facilità. Ho perso la testa’

Il giovane ha ammesso i reati contenuti nell’atto d’accusa. Anche in seguito a incontrove­rtibili prove: nell’appartamen­to gli sono stati trovati 148 grammi di cocaina. «Metà li avrei venduti e metà li avrei tenuti per me» ha detto l’imputato, che ha aggiunto: «Volevo finanziare il mio consumo». Nell’appartamen­to sono stati trovati dalla polizia gli strumenti dello spaccio: sostanza da taglio, bilancia digitale e rotoli di cellofan. Aiutato dalla sorella, anzi salvato e assistito «come un figlio», il giovane ha raccontato il trauma del suo esodo, avvenuto da minorenne via mare, dalla Tunisia all’Italia, durante il quale ha visto amici annegare. «Ma le è servito a qualcosa il carcere o invece è rimasto ancorato ai divertimen­ti facili?», ha chiesto durante l’istruttori­a dibattimen­tale il giudice, Marco Villa, presidente della Corte. «Io sono sempre stato un ragazzo che si faceva coinvolger­e facilmente, la prossima volta dirò di no. Ho perso la testa, dopo che con la mia compagna abbiamo perso un figlio durante la gravidanza. Ho avuto un periodo di debolezza, mi sono reso conto della gravità dei reati quando era troppo tardi. Non voglio più ricadere nella droga». In carcere ha raccontato di soffrire di incubi e di aver ottenuto sostegni psicologic­i, ma di non aver mai accettato psicofarma­ci. «La mia rabbia l’ho sempre sfogata in palestra. Ero campione italiano di kick-boxe».

Ma non c’è solo la droga. Il 26enne si faceva filmare da un amico, che sedeva accanto a lui sul sedile anteriore, con il telefonino mentre sulla A2 viaggiava a velocità sconsidera­te: i video, ma anche alcuni selfie, li postava poi sui social. «Perché?», ha chiesto il giudice. «Ho fatto una cavolata, potevo fare male a me stesso e agli altri». Per ben quattro volte ha superato la velocità consentita: 138 chilometri orari in più (su un limite consentito di 120, la punta massima raggiunta dopo la galleria del dosso di Taverne), come hanno potuto ricostruir­e gli inquirenti scovando i filmati presenti nel telefonino dell’imputato. Inoltre il luglio scorso è stato fermato in contromano in moto a Chiasso, senza la patente, mentre aveva appena terminato di prodigarsi in un’impennata. «La patente ce l’ho in Tunisia», si è giustifica­to.

Il procurator­e pubblico, Pablo Fäh, nella sua requisitor­ia ha evidenziat­o: «L’inchiesta ha portato alla luce uno spaccato dell’imputato, un atteggiame­nto spavaldo, di chi poteva fare tutto quello che voleva. Superare la velocità, di notte, viaggiando a 258 all’ora e festeggian­do con una birra, nel totale menefreghi­smo per la sicurezza altrui. L’imputato ha cercato di limitare le proprie responsabi­lità, parlando dell’amico che lo ha incitato. Seppure ci ha raccontato le difficili situazioni di vita, in Italia aveva buone condizioni e un solido supporto familiare della sorella, ma ha scelto un’altra via e dovrà pagarne le conseguenz­e». Il magistrato ha proposto una pena di 3 anni, di cui 1 da espiare e la rimanenza sospesa con la condiziona­le e l’espulsione dalla Svizzera per 7 anni, definendo grave la colpa del 26enne, che ha spacciato e che non avrebbe cessato se non fosse stato arrestato.

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TI-PRESS Il pp Pablo Fäh: ‘Festeggiò con una birra, nel totale menefreghi­smo per la sicurezza’

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