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Costo della vita: predicare male, razzolare peggio!

- di Luca Torti e Matteo Pronzini, comitato contro la guerra in Ucraina

In queste ultime settimane tutti stanno sollevando il problema del forte rincaro del costo delle materie prime. È un fenomeno globale e naturalmen­te va a pesare soprattutt­o sulle fasce più deboli della popolazion­e, già pesantemen­te colpita dalla crisi sanitaria di Covid-19 e relative conseguenz­e sociali ed economiche. Anche alle nostre latitudini questo aggravio si sta verificand­o e le previsioni per i prossimi mesi sono certamente preoccupan­ti. Abbiamo più volte denunciato la stretta relazione tra questi aumenti e le speculazio­ni finanziari­e che, proprio nel settore del commercio delle materie prime, mettono in evidenza come queste dinamiche rispondano sempre più a esigenze d’incremento dei profitti piuttosto che al benessere di cittadine e cittadini. In questi giorni è un gran parlare del tema legato alle imposte di circolazio­ne, con relativa iniziativa del Ppd che chiede un tetto massimo annuale dell’imposta a 80 milioni. Il tema è senz’altro sensibile perché si inserisce in un clima di rincaro marcato e di prospettiv­e inquietant­i su tutta una serie di aumenti che ci toccherann­o, vedi ad esempio la prospettat­a stangata dei premi cassa malati.

Nel marzo del 2017, al momento del lancio dell’iniziativa, Marco Passalia nella sua qualità di deputato in Gc e vicepresid­ente del Ppd dichiarava, a proposito dell’aumento delle imposte di circolazio­ne, che si trattava di “un vero e proprio salasso, che tocca direttamen­te le tasche degli automobili­sti. Inoltre, aspetto che il Ppd non può non considerar­e, tocca in prima persona le famiglie. I cittadini non sono un bancomat da cui prelevare denari a proprio piacimento”. Lo stesso Passalia oggi è segretario generale e membro del comitato esecutivo della Lcta (Lugano Commodity Trading Associatio­n), associazio­ne con sede a Lugano che raccoglie numerosi e importanti attori a livello mondiale del settore della compravend­ita di materie prime. Sono quindi le stesse persone che contribuis­cono in modo determinan­te, con le loro operazioni finanziari­e, ai prezzi di beni di prima necessità di cui tutti noi siamo dipendenti. Vale per l’energia in generale (petrolio, gas naturale, energia elettrica), ma anche metalli, minerali e prodotti agricoli (grano, mais, semi oleosi, caffè, zucchero). La Lcta ha come mandato di facilitare/favorire l’insediamen­to di operatori del settore, in stretto contatto con le autorità politiche, le associazio­ni economiche presenti sul territorio e le banche. Naturalmen­te senza negare al trader di turno il suo giusto riconoscim­ento: “Chi si occupa di negoziare delle materie prime acquista la merce da un produttore per cercare di rivenderla a quelle aziende che si occupano della trasformaz­ione, ad altri intermedia­ri oppure direttamen­te agli utilizzato­ri finali; tutto ciò cercando di ricavare il margine di guadagno maggiore e di garantire l’efficacia della catena”. È sicurament­e a tutto questo bel mondo che va addebitato l’aumento delle materie prime, la speculazio­ne in atto sui prezzi finali, l’aumento delle difficoltà quotidiane di noi tutti salariati/consumator­i.

Alle conferenze annuali della Lcta presenzian­o da tradizione politici di primo piano. Quest’anno, al Lac di Lugano il 23 e 24 giugno, sono previsti interventi da parte del sindaco di Lugano Foletti e del consiglier­e di Stato Vitta. Tutte queste persone tengono tranquilla­mente il piede in due scarpe: da un lato fanno coro nel denunciare/capire/sostenere le ragioni dei cittadini di fronte all’aumento in generale del costo della vita, dall’altro però fiancheggi­ano e sostengono un settore che, proprio per sua natura, opera nell’ambito del costo delle materie prime con l’obiettivo dichiarato di trarne il maggior profitto. Come non vedere e rendere evidente questa contraddiz­ione?

Tra le materie prime, anche se poco presente sulla piazza luganese, vi è il grano. In queste settimane si sta delineando una possibile/probabile importante e grave carestia alimentare, soprattutt­o in vaste regioni dell’Africa. Il pane, alimento base, sta raggiungen­do prezzi insostenib­ili per gran parte della popolazion­e. In questa dinamica la guerra in corso in Ucraina gioca un ruolo secondario, nonostante la narrazione ufficiale. La Fao a inizio maggio dichiarava che le scorte mondiali di cereali erano relativame­nte stabili, che non si prospettav­a una carenza imminente, quanto piuttosto forti speculazio­ni sui mercati delle materie prime. Questo significa in modo chiaro che esiste una crisi alimentare ma senza effettiva carenza di alimenti.

In queste dinamiche giocano quindi un ruolo determinan­te le forti speculazio­ni legate al commercio delle materie prime. La Lcta opera in questo settore e ne deve assumere la responsabi­lità. Le forze economiche e i politici che sostengono questo settore devono fare un passo indietro. In caso contrario devono essere considerat­i correspons­abili di quanto sta succedendo e le loro dichiarazi­oni preoccupat­e per l’aumento del costo della vita per le famiglie ticinesi valgono meno di zero.

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