‘Mi sento arrivato alla fine di un ciclo’
Dopo tre anni nel ruolo di direttore generale dell’Ambrì-Piotta, Nicola Mona ha rassegnato le dimissioni. ‘È stato un periodo intenso’.
Il direttore generale Nicola Mona lascerà la guida dell’Hockey Club Ambrì-Piotta a fine settembre 2022 per intraprendere una nuova sfida professionale. Mona (classe 1976) era in carica dal 2019. «È una decisione maturata dopo tanto tempo e molta riflessione – spiega il diretto interessato –, non lascio perché non mi piacesse ma perché credo di essere arrivato alla fine di un ciclo, di aver fatto tante cose belle e interessanti, di aver intrapreso parecchie sfide e anche di avere instradato la società nella Gottardo Arena e verso una gestione operativa più efficiente. Per cui mi sembra il momento giusto per lasciare il timone piuttosto che in un momento di difficoltà o di crisi, ritengo che adesso l’Ambrì sia ben strutturato a livello operativo e che abbia un’immensa potenzialità con la nuova pista e, sebbene serva ancora qualche ritocco qua e là, ha tutte le carte in regola per avere un assetto operativo di tutto rispetto». Tre anni possono sembrare pochi, ma anche lunghi, soprattutto in circostanze particolari: «Sono stati tre anni intensi, ma interessantissimi, se guardando indietro mi fossi accorto di aver vissuto tre stagioni tutte uguali e monotone non sarebbe stato il mio pane. Invece sono arrivato a gennaio 2019 e in primavera abbiamo disputato i playoff che già era un evento straordinario, c’è stata poi la Champions Hockey League, la Coppa Spengler a dicembre, poi ahimè la pandemia che ha messo a dura prova tutti noi, non solo l’Ambrì che avendo una situazione economica fragile si è però trovato in una situazione ancora più difficile, venendo a mancare gli introiti delle partite. E in tutti questi anni c’era la costruzione della Gottardo Arena, due dei quali durante la pandemia». Nonostante tutto però Mona lascia una società che può guardare al futuro con fiducia: «Penso di poter dire che abbiamo fatto un balzo in avanti a livello di professionalità su diversi settori. Sicuramente a livello sportivo, iniziando dall’arrivo di Duca e Cereda e dunque lì non ho nessun merito, è però ovvio che abbiamo fatto grossi passi in avanti nel settore giovanile e stiamo raccogliendo i primi frutti, con le promozioni degli U17 e delle Girls e i buoni risultati degli U20».
Cosa avrebbe invece voluto fare meglio? «Io sono di natura abbastanza ambizioso, chiaramente mi sarebbe piaciuto fare di più, in particolare a livello finanziario e strutturale, ma bisogna anche dire che evidentemente in tempi di pandemia non è facile. Abbiamo avuto difficoltà a mantenere i ricavi commerciali e li stiamo incrementando in vista della prossima stagione. Credo che in questo contesto, con queste difficoltà e con la necessaria improvvisazione, visto che le regole cambiavano di giorno in giorno, con tutto il team abbiamo raggiunto dei gran bei risultati».
In questi anni Nicola Mona ha anche avuto l’opportunità di lavorare a stretto contatto con il padre Daniele: «Mio papà è ormai un’istituzione del club, essendo medico sociale da oltre quarant’anni. Soprattutto in periodo pandemico abbiamo discusso tanto e avuto parecchie riunioni, visto che lui è anche nella commissione medica della federazione, abbiamo collaborato molto ed è stato un periodo molto interessante ed evidentemente le discussioni non finivano in ufficio, spesso anche a cena si parlava di hockey, di lavoro, di Covid, di misure sanitarie. È stato un impegno a 360 gradi».
‘Al mio successore consiglio di portare passione’
In attesa del suo successore, Mona sarà sostituito ad interim da Michele Orsi (già Ceo dell’Hcap dal 2014 al 2019 e attuale direttore della Gotthard Park & Events) sotto la supervisione operativa del vicepresidente Massimo Frigerio. Quali consigli darebbe loro? «A Michele non devo insegnare nulla, ha fatto questo lavoro per cinque anni prima di me e abbiamo lavorato fianco a fianco negli ultimi due anni, mentre Massimo è in comitato da oltre dieci anni e ne sa anche di più. Al mio successore dico di portare una buona dose di passione, perché non è un lavoro che termina il venerdì alle cinque, ma richiede tantissimo sforzo e dedizione. E credo che per molti non sia chiaro cosa significhi dirigere un club sportivo, tanto che spesso mi veniva posta la domanda “ma tu lavori al 100% per l’Ambrì?”, come se pensassero che si trattasse di un lavoro part-time. Invece è un lavoro che richiede tanto, ma dà anche tanto perché per un tifoso di hockey e dell’Ambrì poter lavorare per il proprio club è il massimo».
Per Mona, dopo l’esperienza in biancoblù, è ora di dedicarsi a una nuova sfida professionale: «Parlare di formazione di top-management è forse troppo, è una bella piattaforma per mettersi in gioco è parecchio difficile perché le risorse a disposizione sono molto poche, si è molto esposti a critiche, è una bella palestra per farsi le ossa. Adesso sono comunque ancora alle dipendenze del club c’è la revisione dei conti da concludere, devo inoltrare tutto il pacchetto per la licenza agonistica, in seguito trasmetterò tutte le incombenze a Michele. Poi la prima cosa che farò in luglio sarà andare in vacanza, finalmente mi prenderò un po’ di tempo per me e la famiglia e in seguito cercherò una nuova sfida. Al momento non ho ancora deciso, mi piacerebbe tornare nel mondo industriale, anche se in fondo mi va bene tutto, devo soltanto trovare una sfida che mi appassioni, in qualsiasi campo, anche se poi chiaramente ho un Dna ingegneristico, ma ciò non chiude nessuna porta, anzi trovo che possa essere utile in più campi per portare un po’ di struttura e di organizzazione. Sicuramente continuerò a seguire, come già facevo prima, l’Ambrì. Ovviamente sarà subordinato agli impegni professionali, se una volta potevo coniugare impegni professionali e passione, adesso potrà capitare che sarò via per lavoro, in tal caso seguirò da remoto».