Riforma Avs21, ‘un vero furto di 1’200 franchi alle donne’
Lanciata la campagna che invita a votare ‘no’ alle urne
In futuro, nel portafoglio delle donne in Svizzera, potrebbe esserci una nuova banconota. Viola, con l’immagine di Helvetia e l’importo di “-1’200” franchi, avrebbe l’effetto di alleggerirne il già esiguo peso specifico. È una banconota simbolica, ma che rappresenta quanto concretamente verrebbe a mancare ogni anno alle donne a livello di rendite se il prossimo 25 settembre venisse approvata alle urne la riforma Avs21 che ne intende alzare l’età pensionistica da 64 a 65 anni. Nell’annuale giornata di mobilitazione nata col grande sciopero femminista nazionale del 14 giugno 2019 – ieri a Berna sono scese in piazza 10mila persone –, l’Unione sindacale svizzera (Uss) sezione Ticino e la rete ‘Nateil14giugno’, hanno lanciato la campagna contro la riforma decisa dal parlamento federale per risanare l’Avs. Come indicato dietro alle banconote-volantino distribuite ai passanti, la prima argomentazione per votare ‘no’ è il fatto che si risparmierebbero sulle spalle delle donne quasi 7 miliardi di franchi, sebbene le loro pensioni siano già oggi inferiori di un terzo rispetto a quelle degli uomini. «Per giustificare questo progetto c’è chi si è appellato senza vergogna ai concetti di uguaglianza e parità, come se colpire la parte della popolazione che è già strutturalmente discriminata avesse qualcosa a che fare con questi valori» ha recriminato la sindacalista di Unia Chiara Landi durante la conferenza stampa. Cifre alla mano, Landi ha evidenziato come per uguale tempo di lavoro, le donne in Svizzera guadagnino 100 miliardi di franchi in meno all’anno rispetto agli uomini, compiano lavori non retribuiti per un valore di 248 miliardi e dedichino un miliardo di ore alla cura dei bambini senza nessun compenso. Per i promotori della campagna, l’aumento dell’età pensionabile femminile sarebbe inoltre solo il primo passo verso un futuro incremento generalizzato, in quanto “il finanziamento supplementare non sarà sufficiente per garantire sul lungo termine la stabilità del principale pilastro pensionistico. E la mancanza di un finanziamento solido condurrà inevitabilmente a una nuova riforma tra pochi anni”. «Lavorare fino alla tomba? No grazie» ha tuonato Françoise
Gehring, segretaria sindacale Sev, che ha messo l’accento sul fatto che solo la metà della popolazione oggi eserciti un’attività lavorativa un anno prima dell’età pensionabile: «Più si va in là con gli anni, più il mercato del lavoro tende a espellere brutalmente i lavoratori. Disoccupazione e assistenza sociale sono le spiagge su cui si arenano le persone che vivono già nel precariato, e con questa riforma lo sarebbero ancora di più». Ecco perché Avs21 «è una fregatura sia per le donne che per gli uomini», ha ammonito Gehring, invitando a combatterla trasversalmente. Di «amara realtà che mostra l’ineguale distribuzione delle opportunità» ha dal canto suo parlato Lorena
Gianolli, sindacalista Vpod, riferendosi al divario pensionistico. «Nei settori professionali a predominanza femminile le rendite del secondo pilastro variano tra i 500 e gli 800 franchi. La maggior parte delle donne fa un lavoro faticoso, spesso a tempo parziale e mal retribuito, come le pulizie, la vendita, l’assistenza sanitaria». Di conseguenza «il lavoro di molte donne oggi porta a pensioni indegnamente basse che non possono essere ancora diminuite. Sarebbe un vero furto». Come, allora, finanziare solidamente l’Avs, che secondo i promotori della campagna “non solo va preservata, ma anche rafforzata”? Diverse le soluzioni avanzate: “Attraverso la parità salariale che permetterebbe un aumento dei contributi alle casse federali”, ma anche, per esempio, “con un aumento contenuto dei tassi di contribuzione o con un maggior contributo della Confederazione grazie agli utili della Banca Nazionale o a una tassa sui dividendi”.
Contro la violenza di genere
Pure ‘Ocst donna-lavoro’ ha organizzato un volantinaggio, invitando a respingere “con decisione” la riforma Avs21 che “non è né equa, né risolutiva dei problemi finanziari del nostro primo pilastro pensionistico”. Mentre il collettivo ‘Io l’8 ogni giorno’ con un’azione in piazza ha ribadito la necessità di cambiare radicalmente rotta nel combattere la violenza di genere, chiedendo in particolare di attivare un numero unico di emergenza, sempre attivo e gestito da professioniste, “per ascoltare, aiutare e indirizzare le donne verso servizi di protezione adeguati”.