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Progettist­i esclusi dal Pse: timori e dubbi

Dalle preoccupaz­ioni dei capigruppo alle critiche di Mps e Fulvio Pelli. L’ex presidente nazionale Plr non interporrà ricorso contro le licenze edilizie.

- Di Alfonso Reggiani e Dino Stevanovic

«Non sono stupito per niente». La notizia dell’estromissi­one degli architetti progettist­i Giraudi e Radczuweit dal progetto del Polo sportivo e degli eventi (Pse), Fulvio Pelli se l’aspettava. Il consiglier­e comunale, nonché ex presidente nazionale del Plr, era stato tra i principali oppositori al maxi progetto. Lo abbiamo sentito per la vertenza in corso fra gli architetti esclusi, rappresent­ati dall’avvocato Paolo Tamagni, da un lato e Città di Lugano e Hrs dall’altro lato. L’avvocato Tamagni, tra l’altro, ieri su queste colonne, ha richiamato la norma di diritto privato 112 Sia (Società svizzera degli ingegneri e degli architetti), citata a più riprese nell’Accordo generale di partenaria­to pubblico privato, che «diventa vincolante se citata nel patto e prevede che siano i progettist­i a occuparsi di determinat­e prestazion­i, come garanzia di qualità e di controllo».

Pelli: ‘Accordo totalmente squilibrat­o’

«La Città ha delegato tutte le pratiche relative al progetto ai privati – osserva –. E adesso i privati fanno quello che vogliono. Nella fase di referendum abbiamo avvertito tutta la popolazion­e che all’origine c’era un accordo totalmente squilibrat­o a favore del privato. Abbiamo cercato di avvertire di questi inconvenie­nti, ma il referendum lo abbiamo perso. Questa è solo una delle conseguenz­e di questo tipo di contratto, che naturalmen­te rappresent­a un certo pericolo». Secondo lei era dunque prevedibil­e che si sarebbe arrivati a una polemica come quella odierna? «Era ovvio. Chiunque abbia letto l’accordo di partenaria­to sa che sarebbe successo». Eppure in altre città questo non è accaduto... «Sì, perché hanno fatto contratti diversi. Il Municipio di Lugano invece ha deciso così e non lo ha fatto inconsapev­olmente».

‘Si spenderà meno a scapito della qualità’

I rischi che vede Pelli sono gli stessi sollevati da Tamagni e in generale dai contrari al progetto dello scorso autunno. E riguardano principalm­ente due aspetti: costi e qualità. «La prima cosa che vorranno fare è spendere meno, c’è la clausola che potranno beneficiar­e dei due terzi di ogni riduzione di costo rispetto al tetto massimo. Inoltre, bisogna considerar­e che generalmen­te queste società non fanno capo ad architetti di fama mondiale. Hanno architetti in grado di mantenere più bassi i costi. Cosa che però può andare a scapito della qualità». Un ulteriore aspetto è quello relativo al controllo da parte dell’ente pubblico, sul quale fa leva l’avvocato Tamagni. Previsto di diritto dall’accordo, la questione che si pone, è: come e da chi verrà esercitato questo controllo? «Su questi aspetti e in generale sulla qualità del progetto finale, vedrà poi il Municipio come difendere le proprie posizioni alla fine», conclude Pelli.

IL NODO Opposizion­i irricevibi­li. Pelli: ‘Rinuncio’

E proprio l’ex consiglier­e nazionale è l’artefice delle opposizion­i presentate circa un anno e mezzo fa contro le domande di costruzion­e del Pse, nelle quali sollevava diverse questioni riguardant­i l’iter edilizio e pianificat­orio seguito. Fra gli aspetti contestati dall’avvocato: gli interventi stradali previsti dal Cantone che verranno realizzati solo anni dopo la realizzazi­one del Pse; una parte degli edifici sorgerà su un’area destinata ad attrezzatu­re pubbliche; problemati­ca sarebbe stata anche l’altezza delle due torri. Le opposizion­i sono ancora pendenti? «Sono state ritenute irricevibi­li dal Municipio, ma ho deciso di non prendere ulteriori rischi. Ho fatto le opposizion­i per mettere in evidenza i problemi che ci sono, ma non impugnerò ora la decisione municipale».

LE REAZIONI Controllo pubblico sotto la lente

E sugli sviluppi relativi al grande progetto abbiamo sentito l’opinione dei gruppi in Cc.

Ppd: ‘Preoccupaz­ioni legittime’

Dal punto di vista del Ppd, il capogruppo Lorenzo Beretta Piccoli osserva che «bisognerà capire bene cosa sia successo e non nascondiam­o qualche legittima preoccupaz­ione. Crediamo fortemente in questo progetto e siamo di conseguenz­a molto sensibili al tema della qualità. In questo senso riteniamo fondamenta­le che il Municipio si organizzi in maniera da poter garantire delle opere all’altezza». A maggior ragione, continua il capogruppo Ppd, «dall’esecutivo, ci attendiamo una risposta alla nostra interrogaz­ione presentata lo scorso mese di marzo, nella quale abbiamo proprio chiesto ‘In che modo vengono supervisio­nate la qualità architetto­nica, la qualità energetica, la durabilità delle costruzion­i e il ciclo di vita degli edifici/infrastrut­ture durante la progettazi­one pre-esecutiva ed esecutiva? Chi sono i responsabi­li? In che forma il team di progettazi­one vincitore del concorso sarà coinvolto da Hrs nelle fasi pre-esecutiva ed esecutiva? Con quale contratto? In che modo la Città ne sarà informata? Quale modalità operativa sarà istituita per le modifiche di progetto? Come verranno quantifica­ti i costi?’».

Verdi: ‘Ne vedremo ancora delle belle’

«Già nel periodo della campagna di votazione si era accennato più volte, nelle discussion­i in seno al comitato per il no, al rischio che Hrs prendesse poi in mano tutta l’operazione senza sufficient­i controlli – valuta invece Danilo Baratti, capogruppo dei Verdi –. Tirando sui costi, chiudendo un occhio o due sulla qualità dei materiali impiegati, del lavoro eseguito, eccetera, per ampliare i propri margini di guadagno. Quindi quel che sta accadendo ora non sorprende. Nel corso della campagna referendar­ia, lo dico apertament­e, ho trovato irritante e arrogante l’architetta progettist­a. Ma non mi rallegro affatto dell’estromissi­one del suo studio, proprio perché così viene a mancare un elemento di controllo sulla qualità di un’opera che graverà molto, e per decenni, sulla collettivi­tà. Mi sembra un’altra manifestaz­ione di quello ‘stile’ pasticciat­o che caratteriz­za l’agire dell’esecutivo (e del resto già il progetto in sé è un bel pasticcio)». Baratti tuttavia, prima di trarre ulteriori consideraz­ioni, spiega che attenderà le risposte del Municipio all’interpella­nza del consiglier­e comunale Aurelio Sargenti (Ps), che ha sollevato la questione. «Certo che probabilme­nte ne vedremo ancora delle belle, e siamo solo all’inizio – conclude il capogruppo ecologista –. Vengono alla mente ancora una volta le parole profetiche che avrebbe pronunciat­o tempo fa l’attuale sindaco: “Un progetto nato male e che finirà peggio…”».

Lega: ‘Attenzione all’aumento dei costi’

Anche Lukas Bernasconi, capogruppo della Lega dei ticinesi in Cc condivide la preoccupaz­ioni legate alla qualità dell’opera «che devono restare negli standard. È comunque auspicabil­e che ci sia un controllo da parte della Città sull’esecuzione dei lavori. Il problema è che gli altri progettist­i rimasti sono spagnoli e difficilme­nte potranno seguire il cantiere come si dovrebbe». Bernasconi non si spinge oltre e attende le spiegazion­i del Municipio che verranno fornite nella prossima seduta di Consiglio comunale, in agenda lunedì 4 luglio: «L’informazio­ne è stata fornita dal sindaco di Lugano Michele Foletti nella seduta della commission­e della Gestione lunedì sera». D’altro canto, Bernasconi non nasconde la propria preoccupaz­ione per il possibile aumento dei costi dei lavori del Pse, che rischiano di lievitare alquanto, e su quanto sia tutelata la Città, da questo punto di vista. Dal canto suo Rupen Nacaroglu, capogruppo Plr, dichiara che la notizia ci ha colto di sorpresa, ma ci mancano le informazio­ni per prendere posizione come gruppo. Ci auguriamo malgrado tutto non ci siano state violazioni contrattua­li e che il controllo sulla qualità dell’opera sia comunque garantito».

Per il momento, invece, i capigruppo Carlo Zoppi (Ps) e Alan Bühler (Udc) preferisco­no non prendere posizione.

L’Mps contro la politica luganese

La notizia della cessazione della collaboraz­ione fra il gigante dell’edilizia e i progettist­i ticinesi – l’esclusione non riguarda gli spagnoli Cruz e Ortiz, ricordiamo – ha scatenato dunque diverse reazioni. Fra queste, anche quella del Movimento per il socialismo (Mps). “Quanto sta succedendo non ci sorprende – evidenzia l’Mps in una nota –: lo avevamo anche in parte preventiva­to. Infatti, durante tutta la campagna abbiamo denunciato il ruolo dell’Hrs, un’impresa che si è sempre caratteriz­zata per il prevalere del proprio interesse privato a scapito di quello pubblico. Affidarsi completame­nte a essa per la costruzion­e del nuovo stadio e del progetto Pse avrebbe sicurament­e portato al sorgere di conflitti come quello che appare oggi e, come sembra dalle prime dichiarazi­oni, in una sorta di abbandono di responsabi­lità da parte dell’ente pubblico. Una ulteriore dimostrazi­one di quanto misera (e ingannevol­e) sia stata tutta la discussion­e sul partenaria­to pubblico/privato. A prevalere qui sono solo gli interessi del privato”. Il Movimento punta il dito contro la politica luganese: “La responsabi­lità di tutto questo è del Municipio e dei partiti che lo hanno sostenuto (cioè tutti quelli presenti in Municipio) nella campagna Pse. E non saremo sorpresi se, contrariam­ente a quanto indicato a più riprese, tutto questo avrà conseguenz­e su tempi e costi di realizzazi­one. Alla faccia dell’urgenza affermata, a mo’ di ricatto, durante tutto la campagna referendar­ia!”.

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TI-PRESS Non smette di far discutere
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TI-PRESS Pelli: ‘Non sono stupito per nulla’

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