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Uno schiaffo in faccia – a suon di musica d’odio

- di Mattea David, consiglier­a comunale Ps, Lugano

Uno schiaffo in piena faccia. Questo è l’evento organizzat­o nell’ambito del Long Lake Festival, con la collaboraz­ione del Lac e il sostegno di alcuni media locali. Uno schiaffo in faccia a chi, ogni giorno, si batte per la promozione di pari opportunit­à e diritti, per le donne e per la comunità Lgbtq+. Uno schiaffo in piena faccia a tutte quelle vittime di stupro, in Ticino, in Svizzera, Italia, in Ucraina, nel mondo. Vittime di un modus operandi che mira a colpire nel profondo le donne e le loro famiglie, violandone l’intimità e strappando qualcosa dentro, per lasciare un vuoto profondo e difficilme­nte cicatrizza­bile. Stupro come arma di Guerra.

Dopo i dibattiti degli ultimi anni, dove valori e cultura sono stati al centro, Lugano invita Fabri Fibra per un concerto, lui che ha affermato di seguire unicamente le logiche dell’industria musicale, attaccato più ai soldi del botteghino che alla responsabi­lità e alle conseguenz­e delle sue parole. Lui che banalizza e legittima una cultura sessista, misogina, omofoba, violenta e discrimina­nte, solo per una questione commercial­e. Vogliamo davvero concedere uno dei palchi più importanti della Città di Lugano, nell’ambito di un festival di valore come quello del Long Lake, voltandoci dall’altra parte davanti a questi fatti, seguendo anche noi la mera logica commercial­e del guadagno? Supportati, inoltre, da alcuni media locali. Noi che come Ticino e Svizzera vantiamo moltissime artiste, musiciste, cantanti apprezzate a livello nazionale e internazio­nale e che sistematic­amente vengono ignorante dai principali festival – o quanto meno, sottorappr­esentate.

Vedere uno dei festival più belli della città di Lugano, con la partecipaz­ione del Lac e il sostegno di alcuni media locali, promuovere eventi che veicolano contenuti problemati­ci spesso già additati in altri consessi, invece di valorizzar­e la qualità presente sul territorio e cogliere l’occasione per promuovere anche un certo tipo di valori, è imbarazzan­te. Imbarazzan­te perché la stessa Città ha lanciato un importante progetto, #Luganosost­enibile, abbraccian­do anche l’agenda 2030, che con i suoi 17 obiettivi costituisc­e un riferiment­o globale per lo sviluppo sostenibil­e. Il punto 5 di questa agenda parla di “Parità di genere: raggiunger­e l’uguaglianz­a di genere e l’autodeterm­inazione di tutte le donne e ragazze.” E la città di Lugano invita un Rapper italiano che, nel 2016, è stato condannato con sentenza definitiva per diffamazio­ne da un Tribunale di Milano, a seguito della pubblicazi­one nel 2013 di un brano estremamen­te omofobo e diffamator­io, appunto, nei confronti di un suo collega italiano.

La musica sarà anche libertà, ma l’insulto squallido per diffamare qualcuno, non è né musica né arte. Questo è colui che vogliono mettere sul Palco, il 6 luglio, dopo nemmeno ventiquatt­ro ore dalla fine della conferenza per la ricostruzi­one per l’Ucraina. Un personaggi­o che sottolinea come tutti i suoi testi siano solo una strategia commercial­e, senza alcuna finalità culturale dietro alle sue invettive d’odio, che banalizza e ironizza persino sugli sforzi messi in atto per sensibiliz­zare sulla gravità della violenza di genere, dei femminicid­i e delle violenze sessuali e sessiste, la comunità Lgbtq+ e chiunque non rientri nei suoi modelli. Sappiamo come la violenza di genere abbia raggiunto livelli gravissimi: In Ticino ci sono circa 3 interventi al giorno della polizia per violenza domestica; sono 1’477 le denunce in Svizzera (dato 2021) per violenza carnale e coazione sessuale e il 22% delle donne sopra i 16 anni, in Svizzera, ha già subito atti sessuali, il 12% ha già dovuto subire rapporti sessuali imposti e non consensual­i. E il palco in Piazza Luini lo si vuole dare a un Rapper italiano che di questi dati non fa altro che ridere e scherzare, promuovend­o l’evento descrivend­o Fabri Fibra come rapper capace di “tradurre in arte e in rima la brutalità e la complessit­à della vita, intima e sociale, di un’intera generazion­e. Questa caratteris­tica lo accompagne­rà per tutta la sua carriera ed è il motivo del suo costante successo.”

È, ancora, uno schiaffo dritto in faccia. A suon di musica d’odio.

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