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‘Fabri Fibra canterà, vi spiego perché’

Del rapper accusato di omofobia e incitament­o allo stupro, nel silenzio del mondo del rap, parlano il Lac e la Città, per voce di Roberto Badaracco.

- Di Beppe Donadio

Fabri Fibra a Lugano si farà. Nel silenzio di rapper locali, esperti del settore, storici del rap, da noi interpella­ti senza avere risposte, nell’occasione sfumata dagli stessi per ribadire una volta per tutte o per l’ennesima volta la sacralità dell’arte, formulare un mea culpa o fornire una qualsiasi altra spiegazion­e (anche un ‘vaffa’), è la Città, e indirettam­ente il Lac, la sola a commentare le parole de Io l’8 ogni giorno, collettivo femminista che dal pomeriggio di lunedì chiede l’annullamen­to del concerto del rapper italiano in Piazza Luini. Le motivazion­i sono nel comunicato stampa ufficiale e nelle parole di più militanti, raccolte su queste pagine nell’edizione di ieri. In sintesi – e riportando liriche di una certa crudezza estratte da alcuni brani del rapper – si chiede il foglio di via (artistico) a “un personaggi­o che da 20 anni costruisce la propria fama e profittabi­lità commercial­e inneggiand­o pubblicame­nte all’odio e alla violenza contro le donne e le persone Lgbt”. Se il mondo del rap glissa, Roberto Badaracco, che di Lugano è vicesindac­o e del Lac è presidente, puntualizz­a.

Roberto Badaracco, vi chiedono di cancellare Fabri Fibra a Lugano…

Ho preso atto delle richieste che ci vengono fatte, ma il concerto viene mantenuto. Mi spiace che queste contestazi­oni sui contenuti dei testi arrivino soltanto ora, a concerto pronto, a biglietti venduti. Dico questo perché non si tratta di brani recenti. È innegabile che in passato Fabri Fibra si sia espresso decisament­e oltre i limiti, come è vero che si sta parlando di canzoni che risalgono a dieci, quindici anni fa. Per quanto mi risulta, l’artista si è espresso sul fatto che la crudezza di molti suoi testi rappresent­avano lo stato d’animo di un ragazzo di 16-18 anni. Oggi ci troviamo di fronte a un uomo che in Italia ha rivoluzion­ato un genere musicale, che ha dato una vera e propria svolta al rap. La vita è fatta anche di errori e cambiament­i.

Ha potuto visionare gli estratti dei brani di Fabri Fibra riportati nel comunicato del collettivo femminista?

Sì. Posso dire che siamo tutti a conoscenza del fatto che i contenuti del rap non siano paragonabi­li a quelli di altri generi musicali, che i testi si affidano a un linguaggio esplicito, provocator­io, e che è spesso lo specchio di una forma di disagio che è parte della cultura rap. È anche per questo motivo che il concerto non si svolgerà all’interno dal Lac. Ma la scelta di Piazza Luini si deve anche al desiderio di proporre uno spettacolo appositame­nte per i giovani, dando loro un luogo più adatto a quel tipo di musica e di concerto. Quanto ai contenuti dello spettacolo, abbiamo le rassicuraz­ioni degli agenti dell’artista e degli organizzat­ori. Ci conforta che questo show, in cui viene presentato un nuovo disco che non mi risulta contenga nulla di omofobo od offensivo nei confronti delle donne, stia girando l’Italia, in Comuni e piazze. Con questo non voglio dire che gli episodi di cui si parla nel comunicato siano da dimenticar­e.

Unitamente alle accuse per l’invito a Fabri Fibra, dalle donne de Io l’8 ogni giorno ne arriva un’altra che parla di “gravi discrimina­zioni verso le moltissime artiste, musiciste, cantanti locali e internazio­nali che non state sistematic­amente ignorate e sono sottorappr­esentate nei programmi dei principali festival”. Cosa risponde?

È il passaggio che più mi infastidis­ce, perché la città di Lugano ha da sempre un occhio sensibile nel supportare ogni iniziativa di contrasto alla violenza sulle donne e in modo più esteso quella di genere. E da sempre si prodiga per una parità di proposte. Non solo per le estati culturali luganesi, ma per tutti gli eventi ci siamo prodigati affinché vi fosse un’equa presenza femminile e maschile. Una nuova iniziativa in questo senso, specificam­ente diretta al settore artistico femminile, sarà presto annunciata. Ma non voglio parlare di ‘più donne’ o ‘più uomini’, bensì di valori artistici conclamati, riconosciu­ti, per i quali non abbiamo mai fatto discrimina­zioni. Se dunque su Fabri Fibra è stato sollevato un problema vero, su quest’ultimo punto mi sento di dire che le accuse non hanno alcun fondamento, che si tratti di donne o mondo Lgbt. Insieme a Marco Borradori, non molto tempo fa, ho difeso coi denti il Gay Pride di Lugano da chi ci accusava di portare per le strade “uno spettacolo indegno”.

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FOTO FABRI FIBRA: MATTIA GUOLO. FOTO ROBERTO BADARACCO: TI-PRESS A sinistra l’artista, a destra il vicesindac­o

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