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Svuotato il lago, spunta un importante sito archeologi­co

Reperti dell’Età del Bronzo, i più antichi della regione

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Lo svuotament­o del Lago di Vogorno da parte della Verzasca Sa ha avuto un notevoliss­imo impatto sul pubblico, che ha visitato in massa il bacino, e un riscontro mediatico molto importante. Nella scia di questo interesse, e in vista di una pubblicazi­one a carattere storico e documentar­istico sulla diga e il suo impatto sulla comunità della valle, il comune di Verzasca ha affidato allo studio Orizzonti Alpini dello storico Flavio Zappa una prospezion­e nell’invaso, per rilevare e documentar­e strutture e manufatti che da sessant’anni si trovano sott’acqua.

Nelle scorse settimane Flavio Zappa e Marco Bianconi di Mergoscia, collaborat­ore di lunga data dello studio, hanno visitato e documentat­o cinque piccoli insediamen­ti rurali, come pure manufatti isolati, situati sia sulla sponda destra sia sulla sponda sinistra del bacino. Tra questi il Mött Caslásc, il piccolo ma ben pronunciat­o promontori­o un tempo situato alla confluenza del riale della Valle di Mergoscia e della Verzasca, modernamen­te noto anche come l’Isola perché, in tempo di magra, la sua sommità emerge in mezzo al lago.

Frammenti di ceramica ben conservati

Oltre a strutture murarie di varia natura, riconducib­ili allo sfruttamen­to agricolo della zona negli ultimi tre o quattro secoli, sul promontori­o Zappa e Bianconi hanno rinvenuto cocci di ceramica che presentano un impasto, forme e decorazion­i tali da far pensare a epoche molto più antiche. Tutti gli specialist­i interpella­ti in merito sono stati concordi nell’indicare, come epoca di riferiment­o, la tarda Età del Bronzo (1200-900 a.C.). Immediatam­ente informato della scoperta, il Servizio archeologi­a dell’Ufficio Beni Culturali (Ubc), ha capito l’importanza di effettuare in loco una verifica più approfondi­ta e – considerat­o il rapido innalzamen­to del lago – l’urgenza di svolgerla in tempi brevi. Organizzat­a da Flavio Zappa e sotto la supervisio­ne del Servizio archeologi­co cantonale, la giornata di prospezion­e ha avuto luogo mercoledì primo giugno, quando ormai il Mött Caslásc era raggiungib­ile solo con l’elicottero.

Le ricerche hanno consentito di raccoglier­e un buon numero di frammenti di ceramica, sia di recipienti sia di laterizi, prodotti in epoche diverse: tutti molto ben conservati, alcuni di essi presentano tratti morfologic­i o decorazion­i che, grazie al confronto con materiali già noti, ne consentira­nno una collocazio­ne nel tempo affidabile e precisa.

In merito alle strutture, gli operatori segnalano eventuali resti di una recinzione dell’Età del Bronzo realizzata con grossi blocchi allineati sulla corona dell’isola e un tratto di sentiero (o passaggio) delimitato da lastre posate di taglio nel terreno e con camminamen­to provvisto di acciottola­to grossolano. Sono inoltre stati osservati due accumuli di pietre, in parte coperte dal limo, in parte emergenti, la cui funzione è da determinar­e e numerosi resti di muro – terrazzame­nti e altro – di epoche diverse, anche moderne.

Fatta eccezione per un’ascia litica a Gerra, perduta e di cui esiste solo una vaga segnalazio­ne risalente a oltre un secolo fa, i ritrovamen­ti del Mött Caslásc sono di gran lunga i più antichi in Verzasca. Anche se i reperti e i campioni non sono ancora stati analizzati e risultati definitivi non sono ancora disponibil­i, le prime valutazion­i consentono di confermare la presenza di un insediamen­to protostori­co di grande interesse, con un’occupazion­e del sito almeno a partire dal IX secolo a.C. e fino all’epoca romana.

Quanto basta per affermare che il Mött Caslásc, elevazione prominente all’imbocco della Val Verzasca dalla quale la vista spaziava fino alle rive del Lago Maggiore, è un sito archeologi­co di prim’ordine, da mettere probabilme­nte in relazione con il Castellier­e di Tegna, che getta nuova luce sulla storia del popolament­o delle nostre valli.

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Documentat­i cinque piccoli insediamen­ti rurali e manufatti isolati, tra cui il Mött Caslásc, noto come l’Isola

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