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Le cicatrici di ‘Tom Medina’

Il film del regista francese Tony Gatlif è da oggi in programmaz­ione al Cinema Otello di Ascona e dal 23 giugno al Nuovo Cineroom di Lugano

- montera, estoque capote, www.locarnocin­ema.ch;

Di nero profondo sono il gatto, il toro e l’abbigliame­nto di Tom che – fulmineo – dagli spalti dell’arena si catapulta sulla sabbia al cospetto del bovino. Non è un vero torero, anche se “da sempre avrebbe voluto diventarlo”. Il giovane provoca il toro e con la rapidità che solo un “parcourist­a” può guadagna di nuovo la tribuna.

Il bel film francese diretto da Tony Gatlif “Tom Medina” (2021) si apre con una tauromachi­a, prologo che racchiude in sé il senso della storia e che, sul piano metaforico, anticipa la lotta intima e individual­e di un’anima in cammino verso il riscatto e il suo posto nel mondo. Dopo i fotogrammi iniziali della corrida, Tom lascia l’arena; la sua destinazio­ne è la masseria di Ulysse, dove imparare a diventare guardiano di cavalli e tori: ci è stato spedito dal giudice minorile della Camargue perché autore di furti. È apolide e non ha una famiglia, di lui si conosce poco o nulla: il passato di Tom nei cento minuti di lungometra­ggio rimane avvolto nel mistero, eccezion fatta per alcuni dettagli (che non sveliamo, perché sarebbe peccato) che emergono avaramente di volta in volta.

A metà fra un’agiografia profana e una novella picaresca, il protagonis­ta, guidato da visioni, parte alla volta della masseria con gli iconografi­ci attributi del matador, e perché la sua esistenza è una battaglia contro il pregiudizi­o e l’ostilità, che sono per lui pane quotidiano e da cui sarà difficile affrancars­i. Fino all’incontro con Ulysse e Suzanne. Seppur sia incongruen­te denominarl­a così, nella pellicola drammatica hanno recitato David Murgia nei panni di Tom Medina, Slimane Dazi nel ruolo di Ulysse, Suzanne Aubert che è Suzanne pure nella finzione, Karoline Rose Sun è Stella, figlia di Ulysse. Sottotracc­ia c’è la figura di Alban, presente nella storia con i suoi quadri cupi, fra i quali uno raffiguran­te i quattro cavalieri dell’Apocalisse. Lui è il figlio scomparso di Ulysse e, per certi versi, è una sorta di alter ego di Tom, anche per il rapporto filiale che si instaura fra il protagonis­ta e il suo ospite.

La narrazione si svolge a Saintes-Maries-de-la-Mer, cittadina nella mistica Camargue (fra Marsiglia e Montpellie­r), valorizzat­a nelle sequenze dalla fotografia che si apre con nitidezza e respiro sui paesaggi del lago di Vaccarès (riserva naturale da inizio Novecento), ma che si veste di luce drammatica, anzi teatrale, nei primi piani contrastat­i ed espressivi dei personaggi.

Il ritmo della narrazione alterna concitazio­ne a placidezza, cosicché l’attenzione – almeno per chi scrive – è difficile da perdere lungo una trama che intreccia più lingue (spagnolo, francese e langue d’oc) e più vite. Come la storia di Suzanne, cacciata dalla famiglia perché incinta, separata dalla sua bambina, conduce nel presente un’esistenza fra attivismo per l’ambiente e vagabondag­gio. La vicenda di Tom si lega fortemente a quella della giovane donna: il film si chiude infatti con la citazione chaplinian­a dell’iconica scena, anch’essa conclusiva e di buon auspicio, di “Tempi moderni”. Nel film c’è un continuo dialogo fra essere umano e mondo animale, sia con la presenza di cavalli e tori, ma anche di selvatici; sia nelle visioni del protagonis­ta. In particolar­e intriga e interroga la frequente visione del toro bianco. L’animale ha una lunga tradizione iconografi­ca; sin dall’antichità è rappresent­ato nell’arte figurativa di diversi culti, da Oriente a Occidente. Nel film, lo spiega lo stesso regista, il toro bianco rappresent­a “uno spirito minaccioso, ma simboleggi­a anche la forza. Tom vuole combatterl­o. Vuole misurarsi con la forza animale, come la balena bianca in Melville”, sottolinea­ndo comunque che lo ha inserito nella storia come un personaggi­o positivo.

‘Mi annoia fare film autobiogra­fici’

“Tom Medina è il film più vicino alla mia storia, ma non è un film autobiogra­fico”, ha dichiarato Tony Gatlif in un’intervista. Al secolo Michel Dahmani, Gatlif oltre a essere regista è sceneggiat­ore, compositor­e, attore e produttore cinematogr­afico. Diciassett­e i lungometra­ggi realizzati finora, con “Exils” che ha vinto il premio per la miglior regia al Festival di Cannes nel 2004.

A conoscere anche solo sommariame­nte la sua storia, subito si capisce come la vicenda personale abbia ispirato questa narrazione. Tony Gatlif nasce nel 1948 in Algeria, a quel tempo ancora colonia francese. Figlio di un cabilo e di una rom, tredicenne emigra clandestin­amente e senza documenti in Francia: ruba e dorme per strada, ricorda nell’intervista. Fino a che viene arrestato e per paura di essere rispedito in Algeria si inventa una nuova identità: da lì si chiama Tony Gatlif (il cognome è preso dal nome di un parco di Algeri). È finito allora in una casa di correzione: lì incontra un educatore che lo aiuta facendogli da mentore e maestro, la figura da cui origina questa storia.

“Tom Medina” è stato presentato, in prima visione, al Festival di Cannes nel 2021, per la Sélection Officielle, e all’edizione 2022 del Festival du Sud. Da oggi è in programmaz­ione al Cinema Otello di Ascona e dal 23 giugno lo sarà anche al Nuovo Cineroom di Lugano. Consigliat­o dai 14 anni, in francese con sottotitol­i in italiano e tedesco. pagina Facebook Nuovo Cineroom Lugano.

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©FIRST HAND FILMS Tom e Ulysse
 ?? ©FIRST HAND FILMS ?? David Murgia nei panni del protagonis­ta Tom Medina
©FIRST HAND FILMS David Murgia nei panni del protagonis­ta Tom Medina

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