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Operatore: la Città sceglie di fare da sé

La Città ‘divorzia’ dal Servizio regionale di prossimità. Scelta convinta del Consiglio comunale. ‘Le criticità sono venute al pettine’.

- Di Daniela Carugati

Mendrisio farà da sé. E ci guadagnerà: il Consiglio comunale di Mendrisio non ha avuto dubbi. Giusto il tempo di pubblicare il bando di concorso e la Città dal 2023 attiverà sul territorio comunale un ‘suo’ operatore di prossimità. Questa sera, lunedì, il legislativ­o ha quindi seguito la linea tracciata dal Municipio: tra il Comune e il Servizio regionale si è consumato, insomma, un ‘divorzio’ definitivo. La proposta era stata tradotta nei mesi scorsi in un messaggio municipale, che ha trovato il consenso e il supporto convinto dell’aula consiliare. Mendrisio di fatto dimostra così di voler far suoi modelli già praticati a Lugano e Bellinzona, senza venire meno alla disponibil­ità, dichiarata, di collaborar­e con il territorio.

Prima di arrivare sin qui, del resto, a dare luce verde alla decisione di non più rinnovare la convenzion­e e quindi di non aderire alla fase “a tempo indetermin­ato” del progetto è stata, a inizio giugno, anche la Commission­e delle petizioni. Tutti sono consapevol­i che si tratta di un passo importante, che vale un reale “cambio di strategia”, peraltro già comunicato al direttore e al presidente della Fondazione ‘Il Gabbiano’, che dal 2019 gestisce il servizio. All’origine della scelta di Mendrisio ci sono, d’altro canto, delle criticità già manifestat­e ai commissari in fase di esame del dossier. Il nodo gordiano della questione? Il Servizio di prossimità, come si legge nel rapporto delle Petizioni, dispone di “personale limitato, che purtroppo non gli consente di operare su tutto il territorio del Mendrisiot­to”. Di conseguenz­a è arduo dare seguito a tutte le necessità espresse dalla Città, in particolar­e nel corso del fine settimana; tanto da dover far capo agli operatori del Centro giovani in talune circostanz­e (si legga gli assembrame­nti alle scuole Canavée). Vista dai banchi dell’Alternativ­A, sono venuti al pettine nodi che si erano già palesati nel 2019, come ha fatto memoria Andrea Stephani. Il consiglier­e ha riconosciu­to «il coraggio, la trasparenz­a, l’ascolto e l’umiltà del Dicastero politiche sociali di presentare una proposta che dà forza al servizio e al controllo democratic­o e della spesa, che è fondamenta­le».

Certo, ha richiamato dal canto suo la responsibi­lità Françoise Gehring, si tratta di una «sfida importante. Da parte nostra – ha tenuto a precisare –, non chiudiamo la porta in faccia a nessuno: siamo pronti a continuare a collaborar­e anche con lo stesso Servizio regionale e a incontrare la Fondazione». Se si è arrivati sino a qui, d’altra parte, è al termine di «un accurato processo di valutazion­e e su più anni e da parte di persone competenti, con la convinzion­e da andare a rafforzare le politiche giovanili con una figura che dedicherà al settore 20 ore di lavoro».

Una realtà dal 2015

Progetto a valenza distrettua­le, il Servizio è figlio di un lungo e non facile percorso iniziato diversi anni fa e che ha modificato, di fatto, l’approccio alla tematica giovanile. In molti a livello istituzion­ale ricordano il varo dell’iniziativa, pilota per i primi due anni, nel settembre del 2015. All’epoca in forze c’erano quattro operatori, il bacino di riferiment­o i giovani tra i 12 e i 30 anni. Adesso proseguirà il cammino senza Mendrisio.

CONSUNTIVI 2021

Commission­ato uno studio sul tessuto economico

Il Municipio ha fatto i compiti. Il disavanzo si è ristretto (e di parecchio rispetto alle previsioni). E il legislativ­o lo ha riconosciu­to a una voce, promuovend­o – nel solco della Commission­e della gestione – quasi a pieni voti i Consuntivi 2021 della Città. In ogni caso, in particolar­e da cento destra, non si sono risparmiat­i appunti e critiche all’indirizzo del Municipio. Se da un lato (Lega-Udc-Udf con Massimilia­no Robbiani) si è fatto memoria sull’imperativo di non ritoccare (verso l’alto) il moltiplica­tore (oggi al 75%), dall’altro si è invocata la necessità (da parte in particolar­e di Luca Pestelacci,

Plr) di avere una visione e una strategia sullo sviluppo economico futuro, che deve passare anche dalla pianificaz­ione (si legga il Piano direttore comunale, Pdc).

Di fatto, il capoluogo non può avere un unico sguardo. «A fronte di un tessuto economico che si è andato consolidan­do – ha ricordato il sindaco Samuele Cavadini –, servirà una strategia territoria­le capace di contemplar­e in maniera olistica tutte le esigenze della cittadinan­za. Va detto poi che il territorio di Mendrisio non è inesauribi­le: ciò che c’è va preservato al meglio». E comunque l’esecutivo, si è fatto capire, non sta a guardare. «In effetti – ha annunciato il capodicast­ero Finanze Daniele Caverzasio –, è stato assegnato un mandato per elaborare una radiografi­a del tessuto economico della città: senza demonizzar­e la crescita economica, sarà importante attirare aziende che hanno attenzione e attaccamen­to al territorio». Aspetto non trascurabi­le, ha richiamato ancora, «per non trovarsi con delle bolle di sapone». E qu i riferiment­o è a quelle imprese che hanno avuto un peso sulle casse comunali, ma sono state altresì delle presenze «fugaci». Lo studio, ha precisato Francesca Luisoni ,a capo del Dicastero economia, sarà utile dunque per «capire come posizionar­ci» con la giusta attenzione verso le aziende.

Senza dimenticar­e, ha rilanciato il sindaco, che l’esercizio del Pdc sta permettend­o di mettere mano al «disordine territoria­le che stiamo cercando di sistemare. L’intento? Ripartire dal territorio per capire che città vogliamo». Magari aiutandosi, ha suggerito Nicola Rezzonico del Plr (al quale si è unito Maurizio Agustoni, Ppd), con un po’ di ottimismo e del marketing territoria­le.

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