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Preture di protezione, presto la parola al popolo

Il Gran Consiglio: sì al voto (preliminar­e) dei cittadini

- di Andrea Manna e Giacomo Agosta

«Una riforma necessaria per accrescere la tutela delle fasce più fragili della popolazion­e, che permette allo Stato di dare una risposta adeguata e al passo con i tempi». Le parole pronunciat­e in Gran Consiglio in apertura di dibattito dal deputato popolare democratic­o Luca Pagani, uno dei sei correlator­i sull’importante e delicato dossier, riassumono l’obiettivo del passaggio in Ticino dal modello amministra­tivo a quello giudiziari­o nel settore delle tutele e delle curatele. Dalle attuali sedici Autorità regionali di protezione (Arp), che fanno capo ai Comuni, alle Preture di protezione. Quattro Preture ad hoc distribuit­e sul territorio, con conseguent­e ‘cantonaliz­zazione’ del sistema. Convince la riforma proposta dal Dipartimen­to istituzion­i e tradotta in un corposo messaggio che il governo ha posto dapprima in consultazi­one e poi varato lo scorso dicembre all’indirizzo del parlamento, e meglio della commission­e ‘Giustizia e diritti’. Commission­e che accogliend­o il suggerimen­to del socialista Nicola

Corti ha ritenuto opportuno interpella­re preliminar­mente il popolo su quello che in aula la leghista

Sabrina Aldi ha definito «il principio della riforma», ovvero l’adozione del modello giudiziari­o. L’orientamen­to della ‘Giustizia e diritti’ è stato confermato ieri dal plenum del Gran Consiglio praticamen­te all’unanimità dei presenti: 68 i favorevoli, nessun contrario, un astenuto.

I cittadini e le cittadini ticinesi saranno quindi chiamati a pronunciar­si su una modifica della Costituzio­ne cantonale. Modifica volta ad ancorare alla Carta una nuova figura di magistrato – il Pretore di protezione – e l’autorità di nomina delle principali figure che comporrann­o le previste autorità giudiziari­e. Le Preture di protezione, appunto. Secondo la riforma tratteggia­ta dal Consiglio di Stato, i Pretori di protezione, i Pretori di protezione aggiunti e i membri specialist­i, che affiancher­anno i magistrati nel decidere le misure di protezione (Codice civile) da implementa­re, verranno designati dal Gran Consiglio, che già ora elegge tutti gli altri giudici e i procurator­i pubblici. La parola comunque al popolo, che dovrebbe essere chiamato alle urne a settembre o a novembre. Nella speranza, si sono augurati Aldi e altri deputati intervenut­i nella discussion­e, che approvi la revisione costituzio­nale. «Avremmo così dai cittadini – ha evidenziat­o la parlamenta­re della Lega – un mandato chiaro e vincolante». Acquisito il modello giudiziari­o, si potrà allora continuare l’esame parlamenta­re della riforma, affrontand­o una serie di aspetti procedural­i e organizzat­ivi. Portandola in porto in tempi brevi dopo l’eventuale ok della popolazion­e alla modifica della Costituzio­ne.

Gobbi: cambiament­o epocale

Il Gran Consiglio ha dunque sottoscrit­to il rapporto parziale sul messaggio governativ­o del dicembre 2021, rapporto uscito dalla sottocommi­ssione che in seno alla ‘Giustizia e diritti’ si sta occupando della riforma e che è composta, oltre che dai coordinato­ri Aldi e Pagani, da Giorgio Galusero (Plr), da Roberta Soldati (Udc), da Marco Noi (Verdi) e dal citato Corti. «Si vuole eliminare le differenze che ci sono ora tra un Comune e l’altro, portando uniformità di trattament­o sul territorio: la riforma comportere­bbe un onere netto per il Cantone stimato in 19,6 milioni di franchi», ha ricordato Pagani. Un cambiament­o reso ancora più urgente, ha avvertito Aldi, «dalle crisi, sanitaria ed economica, che ci stanno colpendo». Per Giorgio Galusero (Plr) quella intrapresa «è una strada coraggiosa, anche se i rischi di un no dei cittadini al principio della riforma sono davvero minimi visto fra l’altro che in occasione della consultazi­one il novantacin­que per cento dei Comuni si è detto favorevole». Il beneficio per la popolazion­e, ha sostenuto Maddalena Ermotti-Lepori (Ppd), «sarebbe notevole visto che in questo momento le Arp non sono nelle condizioni di operare al meglio. Negli ultimi anni non si è investito con decisione in attesa di questa riorganizz­azione». Il direttore del Dipartimen­to istituzion­i Norman

Gobbi ha sottolinea­to come si sia di fronte a «un cambiament­o epocale» per il Ticino. Un passo necessario, ha rilevato Pagani, «in un ambito delicato che tocca i diritti fondamenta­li delle persone».

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TI-PRESS Pagani: un ambito delicato in cui sono toccati i diritti fondamenta­li

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