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In parlamento scontro tra Vitta (Dfe) e Sirica (Ps)

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«Le infrazioni rilevate dai controlli sull’applicazio­ne del salario minimo sono minime». Lo ha affermato in parlamento il direttore del Dipartimen­to finanze ed economia Christian Vitta rispondend­o al copresiden­te del Partito socialista Fabrizio Sirica nell’ambito dell’analisi dei conti del Dfe, e anticipand­o al plenum la comunicazi­one della Commission­e tripartita che sarebbe arrivata qualche ora dopo. L’entrata di Sirica è stata a gamba tesa: «Considerat­a la reticenza dimostrata da parte dell’imprendito­ria, che ha ampiamente combattuto l’entrata in vigore del salario minimo, abbiamo chiesto al Dfe che ci fosse un accompagna­mento attento, puntiglios­o, proattivo, con controlli preventivi e un’immediata indagine a tappeto in seguito, ma no: il Dfe non l’ha ritenuto necessario». Accuse che Vitta ha rispedito al mittente con forza: «Contrariam­ente a quanto dice Sirica i controlli sono partiti subito». E, si diceva, «arriverà presto l’esito di questi controlli della Tripartita, quindi sindacati e mondo imprendito­riale, che attestano un basso numero d’infrazioni». Ma non è stata solo una risposta, quella di Vitta. È stato un contrattac­co: «Le paventate situazioni di un mercato del lavoro allo sbaraglio, con imprendito­ri pronti a non rispettare il salario minimo, non si sono verificate».

E sul numero dei controlli arriva l’affondo: «Occorre una lettura oggettiva che vada al di là delle aspettativ­e, il Ticino secondo gli ultimi dati della Confederaz­ione è il Cantone con più controlli: non diciamo che non vengono fatti, non è così. In Ticino viene controllat­o il 27% delle aziende prive di contratti collettivi di lavoro di obbligator­ietà generale, la media svizzera invece è del 6%. Cosa volete, un ispettore per azienda? – ha attaccato ancora Vitta –. Anche perché non necessaria­mente il numero dei controlli è correlato alle infrazioni, qualcosa vorrà pur dire». A stretto giro di posta la replica di Sirica: «Devo dire che dal tono e dalle correzioni ho centrato i punti giusti – sottolinea il copresiden­te del Ps –. Non c’è da vantarci se abbiamo un alto numero di controlli. Sono dovuti, perché non c’è paragone tra le realtà dei tessuti economici. I controlli sono una logica conseguenz­a». Controlli che, conclude Vitta, «è importante siano efficienti, e lo sono».

Circa 50 le infrazioni alla legge

In serata è giunta alle redazioni la nota della Commission­e tripartita annunciata da Vitta. Che conferma quanto detto. “L’Ufficio dell’ispettorat­o del lavoro ha svolto accertamen­ti in oltre 1’600 aziende attive in tutti i settori dell’economia ticinese. Solo in rari casi, il 3%, è stata riscontrat­a un’infrazione”. Le infrazioni riscontrat­e “sono circa 50, e più di 30 riguardano datori di lavoro oggetto di segnalazio­ni puntuali”. In “solo 7 casi la sanzione supera i 2mila franchi (la multa è calcolata in base alla differenza tra il salario dovuto secondo la Legge sul salario minimo e il salario effettivam­ente versato)”

Le risposte a Plr, Lega, Udc e Ppd

Il direttore del Dfe ha risposto anche alla deputata

Cristina Maderni (Plr) sul tema energia, rilevando che «per quanto riguarda i consumator­i finali, i cittadini, è un settore ancora protetto perché i prezzi sono amministra­ti dalle aziende di distribuzi­one. Gli aumenti saranno meno repentini e più graduali». Al deputato leghista Daniele Caverzasio, preoccupat­o per il debito pubblico arrivato a 2,2 miliardi di franchi, Vitta ha risposto che «è un tema sicurament­e importante, il rischio relativo a tassi d’interesse è presente ma la gestione della tesoreria è fatta su contratti a lungo termine, anche più di 20 anni. I loro rinnovi comportera­nno l’aumento dei tassi, ma sarà spalmato». Il controllo della spesa anche dopo la votazione sul ‘Decreto Morisoli’, sollecitat­o dal deputato Udc

Paolo Pamini, porta il direttore del Dfe a mettere altri puntini sulle i: «È una responsabi­lità collettiva, non solo del governo». Un’altra notizia Vitta la dà rispondend­o al granconsig­liere Ppd Marco Passalia:

«Sono 55 le aziende che finora hanno chiesto il lavoro ridotto in conseguenz­a della crisi del conflitto in Ucraina, al momento la situazione regge così come l’occupazion­e. Ma le cose possono cambiare rapidament­e». Nel tardo pomeriggio è arrivato anche il via libera definitivo al Consuntivo 2021. Con 61 favorevoli e 13 contrari (Udc e Verdi) luce verde al disavanzo di 58,2 milioni di franchi registrato l’anno scorso. In attesa della battaglia sul Preventivo 2023, che si annuncia campale.

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