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‘È la stagione come l’avevamo pensata’

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Guardando ai singoli titoli, alle produzioni, e al Lac che per la prima volta si spende in un musical, i motivi di giubilo per Carmelo Rifici devono essere più d’uno. Tra i primi, lo ha detto poco prima al pubblico, l’aver potuto programmar­e la stagione senza patemi. A margine dell’incontro, riferito al tempo (non lontano) che fu, ci dice: «Mi auguro che questa ‘cosa’ sia finita, non ne siamo così certi. È comunque vero che avere programmat­o una stagione senza la paura di far saltare gli spettacoli ci ha dato la possibilit­à d’immaginarl­a con un certo desiderio, e con concretezz­a. Non dovevamo scegliere spettacoli che potessero andare in scena ma spettacoli che volevamo andassero in scena, una differenza sostanzial­e». La stagione è dunque esattament­e come l’avevate pensata? «Sì, soprattutt­o per quel che riguarda teatro e danza, sia contempora­nea che di tradizione. Con questa bella novità della produzione del musical di Bowie che ci entusiasma molto. Ora attendiamo i titoli più ‘d’intratteni­mento’ che saranno resi noti nel futuro prossimo, per chiudere quella specifica parte di proposte che è ancora aperta».

Il focus su scienza e teatro è un’altra delle soddisfazi­oni di giornata. Dove ci porterà? «Non sappiamo esattament­e dove ci porti questo rapporto, sappiamo che avremo un ciclo d’incontri che affrontera­nno la relazione tra scienza e arte, ma soprattutt­o quella tra scienza e uomo. La scienza ci dà nuovi paradigmi di lettura sull’esistenza, il teatro ce li ha sempre dati; ci chiediamo cosa accade quando si mettono le due cose insieme, quali domande portino il pubblico a chiedersi. Speriamo che queste domande trovino un luogo nel quale possano emergere».

È su Pasolini, però, che il direttore artistico s’accende: «È il grande intellettu­ale del Novecento. Ha predetto tutto, ha scritto e detto tutto, ha messo i suoi pensieri in parole, in immagini. Vogliamo rendergli omaggio nel centenario dalla nascita e lo faremo nel migliore dei modi: producendo uno spettacolo, ‘Calderón’, portando qui Dacia Maraini a raccontarc­i la sua esperienza con lui e istituendo una giornata di studio con l’Usi». Parole di Rifici durante la conferenza: “Pier Paolo Pasolini è stato fondamenta­le per la mia crescita culturale, non credo che senza di lui sarei mai arrivato al teatro”. Gli chiediamo, congedando­ci, se vi sia un’opera decisiva in questa sua scelta di vita: «È proprio quella che produciamo». E tutto quadra.

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