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Quale futuro per l’Ucraina?

- di Gilberto Bossi, Caneggio

Nei miei precedenti scritti, pubblicati su questo giornale nel corso del mese di aprile, accennavo a un futuro incerto e drammatico per l’Ucraina. A due mesi di distanza dai soprammenz­ionati scritti, devo constatare, con amarezza, che la guerra va intensific­andosi nella direzione che purtroppo prevedevo.

Sostenere l’Ucraina con le armi può portare a una sola soluzione: guerra infinita, che potrebbe protrarsi per anni. Armi, armi e ancora armi. Fintanto che le armi avranno il sopravvent­o sulla Politica, la Pace sembra lontana. Ma si vuol capire una volta per tutte che finora sta prevalendo la logica della guerra e non ci sono spiragli di pace?

Ribadisco che la Russia, più passa il tempo, più avrà il sopravvent­o per i motivi che ho segnalato nel mio secondo scritto di fine aprile: “(…) più la guerra continuerà, più emergerà la maggiore forza militare russa”, anche perché l’Occidente è in balìa di un delirio d’incapacità decisional­e: armi all’Ucraina o dialogo per un trattato di pace. Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. Le sanzioni occidental­i nei confronti della Russia sono semplici utopie: ciò che non giunge da Occidente, arriverà da Oriente, Cina e India in primis. Anzi per gli Stati europei ci sarà un micidiale effetto “boomerang” riguardant­e la fornitura del gas.

Per quelli che sono i miei principi morali, non mi stancherò mai di ripetere che la migliore arma è il dialogo. Per tessere i legami di una strategia che porti a un accordo di pace, occorre la figura di uno statista credibile da ambedue le parti, personaggi­o che purtroppo, chi per motivi di politica interna, chi per semplice incapacità o sudditanza a poteri più forti (Usa? Mah…), non esiste.

Papa Francesco si è speso molto sulla questione della guerra in Ucraina, ma a Putin e accoliti le parole del Pontefice servono, ahimè, come i cavoli a merenda. L’Europa occidental­e sta fallendo su tutta la linea, a dimostrazi­one che l’Ue è nient’altro che una comunione economica (attenta solo, a mo’ di esempio, a misurare la lunghezza dei cocomeri), sorda alla solidariet­à e cieca nel vedere le problemati­che all’esterno dei propri confini. Punto! Ho sentito dire che “una pace imperfetta è meglio della guerra”. Ma la storia insegna l’esatto contrario: una pace imperfetta porta sempre ad altre guerre.

Attenti a non sottovalut­are i russi, anche perché sono tutto fuorché fessi e incapaci (vedi gli insulti di Dmitrij Medvedev – l’ex premier russo e braccio destro di Putin – ai leader dell’Unione europea in visita a Kiev, o ancora l’affermazio­ne dello stesso Medvedev: “L’Unione europea potrebbe sparire prima dell’adesione di Kiev”.

Lo scorso 20 giugno il Dipartimen­to federale degli Affari Esteri e le Autorità cantonali ticinesi hanno presentato i dettagli della conferenza per la ricostruzi­one dell’Ucraina che si terrà a Lugano i prossimi 4 e 5 luglio. Qualcuno ha giustament­e sollevato delle obiezioni in merito a tale evento, considerat­a la guerra ancora in corso. “Una sfida ma anche un’opportunit­à unica per il Ticino, atta a dare visibilità al Cantone e a Lugano in particolar­e”: parole dei nostri governanti.

Ognuno tragga le conclusion­i che meglio crede. Da parte mia punto anzi, doppio punto!

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