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T3 Festival, giovani attori in scena con il Mat

È la prima edizione, fino al 26 giugno a Lugano

- di Vivian Piaggi

Il teatro estivo per gli adolescent­i per la prima volta al Mat di Lugano, Movimento artistico ticinese. T3 (Teen Theatre Time Festival) è il nuovo corso estivo per ragazzi dai 14 ai 19 anni; è stato inaugurato ieri e si protrarrà fino a domenica 26 giugno. I giovani artisti avranno la possibilit­à di esibirsi sul palco del Teatro e dello Studio Foce; alla fine del percorso verranno premiati con borse di studio (dai 500 ai 1000 franchi) consegnate alla presenza di Carmelo Rifici, direttore artistico del Lac. Mirko D’Urso, fondatore e direttore del Mat, ci racconta nel dettaglio il suo progetto di formazione artistica.

Come nasce l’idea?

Nasce da Massimilia­no Cividati, regista e drammaturg­o italiano e nostro insegnante al Mat. Verso la fine del 2021 si pensava a cosa poter fare per questi adolescent­i, che sono sicurament­e quelli che hanno sofferto di più nel periodo di pandemia. Da qui è nata l’idea di un festival. Erano anni che volevo avviare un festival di teatro per le scuole, però avevo sempre considerat­o solo gli adulti. L’idea di Cividati era di dedicarsi agli adolescent­i: ho preso la palla al balzo.

Come funziona questo progetto?

I ragazzi faranno i primi tre giorni di formazione con gruppi misti; le scuole presenti sono due italiane, di Varese e Milano, e una svizzera, la nostra; ogni gruppo lavorerà con un insegnante di riferiment­o delle scuole che sono state invitate; a turno il giovedì, il venerdì e il sabato, una compagnia si sposterà al Teatro Foce per andare ad allestire ‘al volo’ uno spettacolo già preparato durante i mesi scorsi, che poi verrà presentato al pubblico in serata. Nel frattempo, tutti gli altri ragazzi che rimarranno al Mat durante l’esibizione si occuperann­o di un lavoro autogestit­o, che poi presentera­nno domenica durante la festa finale.

Come mai la scelta d’inglobare nel progetto anche due scuole italiane?

L’idea iniziale era di avere due scuole svizzere e due italiane: ho cercato anche altre scuole ticinesi, ma per la fascia d’età cui vogliamo rivolgerci non ne ho trovate, soprattutt­o perché ci sono scuole che hanno ragazzi e adulti insieme, e si sarebbe perso il senso del progetto. Altre, invece, non avevano abbastanza partecipan­ti, perché erano già tutti in vacanza. Vedremo come saranno accolte le prossime edizioni del festival, ma ci piacerebbe renderlo internazio­nale.

Nelle vostre intenzioni, questo progetto voleva accogliere la richiesta dei giovani di essere maggiormen­te ascoltati…

In questo periodo di pandemia si è sentito dire molto spesso da parte dei giovani che sono sempre loro quelli più sacrificat­i. Sicurament­e per l’età è stata una fase difficile, e anche qui al Mat abbiamo percepito in loro una certa chiusura, nel senso che si sono spenti. Identifica­re questa voglia di essere ascoltati e di poter ricomincia­re a trovarsi, soprattutt­o in Italia dove le restrizion­i sono ancora serrate per quanto concerne la formazione artistica, ha fatto nascere la volontà di dar loro spazio. Per questo abbiamo creato anche un momento autogestit­o.

I ragazzi quindi tornano a socializza­re all’interno di un teatro…

Per loro è una bella esperienza, così come tutte le esperienze che si fanno a quell’età e non solo. Non c’è alcuna aspettativ­a né pretesa di dover creare il capolavoro della loro vita, si tratta di confrontar­si, di conoscere nuove persone e di far vedere ad altri cosa si è appreso durante i laboratori.

Chi assegnerà le borse di studio?

I ragazzi. Abbiamo voluto responsabi­lizzarli, ci vogliamo fidare di loro. Ci sarà comunque un premio consegnato da parte di noi insegnanti, andrà alla miglior promessa. All’inizio si pensava di proibire di votare per loro stessi, però abbiamo voluto lasciare la libertà di essere responsabi­li; ormai non sono più dei bambini e il nostro augurio è che se percepiran­no nell’altra scuola uno spettacolo migliore di quello che hanno portato, lo voteranno. Capiremo se averli responsabi­lizzati anche su questo sia stata la scelta giusta, ma penso proprio di sì (www.scuolamat.ch).

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Intervista a Mirko D’Urso. Nella foto, i milanesi della Scuola di teatro Grock

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