Un solo morto nel mondo da gennaio
Il primo caso di contagio da vaiolo delle scimmie in Paesi in cui il virus non è endemico si è verificato nel Regno Unito il 6 maggio: a mercoledì in tutto il mondo i contagi registrati erano o 3’336, di cui la maggior parte (2’746) concentrata in 29 Paesi europei, con la Gran Bretagna (794), seguita dalla Germania (521) e dalla Spagna (520). Il resto dei casi riguarda sostanzialmente il Nord America fra Canada (210 contagi) e Stati Uniti (156).
L’Ufficio federale di sanità pubblica (Ufsp) al momento esclude qualsiasi particolare pericolo per la popolazione svizzera, basandosi sul fatto che i focolai, a livello svizzero e internazionale, sono al momento circoscritti. A supporto di questa affermazione, basti considerare che a un mese di distanza dal primo contagio rilevato in Svizzera il 21 maggio, il bilancio segnava 41 casi: a titolo di paragone, nello stesso arco di tempo dal primo caso registrato, il coronavirus durante la prima ondata aveva fatto registrare oltre 10mila contagi e 196 decessi nella Confederazione. A livello mondiale, invece, nello stesso arco di tempo i contagi da coronavirus superavano i 150mila. Non risulta inoltre una significativa contagiosità degli asintomatici e la maggior parte dei casi guarisce in un paio di settimane. Secondo i dati dell’Oms, non si registrano vittime del vaiolo delle scimmie nei Paesi al di fuori dei quali il virus è endemico: da inizio anno e fino a una settimana fa, l’unico caso di mortalità si è verificato in Nigeria.
Il vaccino di terza generazione contro il vaiolo umano autorizzato in Europa e negli Stati Uniti (Mva-Bn/Imvanex) offrirebbe una buona protezione anche contro il vaiolo delle scimmie (attorno all’85 %), ma al momento non è omologato in Svizzera. Può tuttavia essere somministrato “offlabel” dal medico in situazioni particolari, come nel caso della terapia antivirale con il principio attivo Tecovirimat, utilizzata per il trattamento dei sintomi nelle persone contagiate.
Nella situazione attuale, non appare realistico che ci si ritrovi in uno scenario analogo a quello causato dalla pandemia da coronavirus. L’Oms, ritenendo basso il rischio per la popolazione, raccomanda agli Stati membri di non mettere in atto alcuna misura che limiti il traffico di viaggiatori in entrata o in uscita. Stesso discorso per eventi e manifestazioni che, sebbene, possano “rappresentare un ambiente favorevole alla trasmissione del virus del vaiolo delle scimmie” in caso di contatti stretti, prolungati o frequenti fra persone, possono comunque aver luogo in sicurezza anche nelle aree in cui sono stati rilevati contagi, con alcune precauzioni e la condivisione delle informazioni secondo necessità.