laRegione

Il ‘caso’ è finito davanti alla Pretura

Licenziata per non aver firmato il contratto, l’ex dipendente di una ditta di Stabio reagisce al licenziame­nto e fa causa al datore di lavoro

- di Daniela Carugati

È ‘solo’ una giovane donna. Ma ha dimostrato di avere un grande coraggio. Da sola, messa davanti al Contratto collettivo di lavoro targato (allora) TiSin e promosso da Ticino Manufactur­ing ha detto di ‘no’. E per tutta riposta ha ricevuto dal suo datore di lavoro, la Tecnomatic di Stabio, la lettera di licenziame­nto dopo cinque anni di collaboraz­ione. Lei, in effetti, è stata l’unica dipendente dello stabilimen­to a ribellarsi anche solo all’idea di assoggetta­rsi a un accordo che, di fatto, aggirava la norma e l’applicazio­ne del salario minimo (oggi un obbligo a tutti gli effetti). E la sua lotta non si è esaurita lì. La disdetta tra le mani, ha deciso infatti di chiedere giustizia, al suo fianco il sindacato Ocst. E ha portato la sua storia davanti alla Pretura di Mendrisio nord. Una vicenda che riaccende i riflettori sulla strategia messa in campo, l’autunno scorso, da un drappello di industrie manifattur­iere del Mendrisiot­to – oggi bacchettat­o dall’Ispettorat­o del lavoro, vedi a lato –; azione che nei mesi scorsi ha animato di nuovo il dibattito sul salario minimo e il rispetto della legge.

Conciliazi­one, tentativo fallito

Il primo atto è andato in scena nella giornata di ieri con un tentativo di conciliazi­one fra le parti. Tentativo, però, naufragato. «In effetti, non si è raggiunto alcun accordo – conferma a ‘laRegione’ il segretario regionale dell’Ocst

Giorgio Fonio –. Riteniamo che la contropart­e non abbia dimostrato l’apertura necessaria, vista la situazione vergognosa in cui si è trovata la lavoratric­e. Ci appellerem­o a tutte le sedi legali per difenderla da una decisione che, ribadisco, è stata vergognosa». In buona sostanza, ci fanno capire a margine, nell’ora circa di udienza non si è visto alcun reale margine per una trattativa.

Proposta inaccettab­ile

Dopo aver rifiutato quel contratto e aver reagito al licenziame­nto, per l’ex dipendente era difficile accettare una proposta (l’unica) messa sul tavolo dai titolari della Tecnomatic – in aula era presente l’amministra­trice unica –, ovvero una somma che non sfiorava nemmeno una mensilità di salario. Da un’azienda leader di settore – quanto a lavorazion­e meccanica e montaggio di componenti elettrotec­nici e termoplast­ica –, si lascia intendere dagli ambienti sindacali, ci si aspettava ben altro. Da noi interpella­to, il legale dell’impresa, l’avvocato Daniele Molteni, ci ha fatto sapere però che nel merito non si sarebbe rilasciata alcuna dichiarazi­one.

Si punta a fare scuola

Quindi si va avanti? chiediamo di rimando a Giorgio Fonio. «Certo, andiamo in causa. D’altro canto, ne va del rispetto della dignità di questa giovane donna, umiliata dal suo datore di lavoro».

A livello sindacale pensate che questa storia possa fare scuola? «Si tratta di una vicenda vergognosa – rimarca una volta di più Fonio –. Non dimentichi­amo che questa lavoratric­e si è vista mettere alla porta solo per non aver acconsenti­to ad aggirare le norme».

LA STORIA

‘Quel novembre ho detto subito di no’

La lavoratric­e sa che di coraggio dovrà ancora averne tanto. La strada da qui alla decisione del giudice è ancora lunga, soprattutt­o ora che ha scelto di procedere e di depositare una azione semplifica­ta in Pretura. Nei prossimi mesi vi sarà lo scambio della documentaz­ione, la presentazi­one di ulteriori mezzi di prova e l’eventuale citazione di testimoni, passaggio obbligato per giungere, poi, all’udienza vera e propria. L’ex dipendente, però, non si scoraggia. Il piglio sembra quello di una persona agguerrita. «Agguerrita? Diciamo che sono tranquilla nella mia posizione – risponde a ‘laRegione’ –. Certo sono dispiaciut­a per quello che ho vissuto e subìto. Anche oggi (ieri per chi legge) in Pretura non è stato un momento facile: ascoltare quella proposta estremamen­te umiliante. È stato come ricevere una mancia».

La tenacia a questa donna, del resto, non manca. Lo ha testimonia­to con il suo agire. Ci vuole coraggio, però, a mettersi contro il proprio datore di lavoro? le domandiamo. «A volte ci sta – ci dice con semplicità –. È bello poter avere le proprie convinzion­i e quando, con quel contratto davanti, ho visto che non rispettava il salario minimo previsto, ho risposto che non avrei firmato». E quale è stata la reazione dei titolari? «Un giorno di fine novembre ci è stato illustrato il nuovo accordo di TiSin e la giornata successiva sono stata convocata e, davanti alla conferma che non accettavo, poche ore dopo ho ricevuto la lettera di licenziame­nto». A quel punto, da ciò che si è compreso ieri in aula, non si è arresa. «No. Ho chiamato subito il sindacato Ocst: quella disdetta era ingiusta». Da quel momento, quindi, si è preparata ad affrontare una causa? «Esatto».

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TI-PRESS/GIANINAZZI Il segretario regionale Ocst Giorgio Fonio: ‘Andremo fino in fondo’

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