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Scuola a Bignasco, c’è aria di referendum

Passa la convenzion­e Comune-Patriziato per la costruzion­e delle Elementari. Ma la scelta non fa l’unanimità e c’è chi ventila la raccolta firme.

- di Shila Dutly Glavas

Posta, piscina, scuola. Sono questi i temi che più di tutti tengono e hanno tenuto banco nei dibattiti (talvolta infiammand­oli) in quasi un ventennio di aggregazio­ne fra i quartieri di Cevio, Bignasco e Cavergno. E, in merito all’ultimo tema elencato, il nodo della matassa sembra essersi sciolto. O quasi. Il Consiglio comunale, riunitosi recentemen­te, ha approvato con 14 voti favorevoli, 8 contrari e un astenuto la convenzion­e tra Comune di Cevio e Patriziato di Bignasco per la realizzazi­one di una nuova sede delle scuole elementari. L’ente è disposto a costruire a proprie spese l’edificio, per poi cederlo in locazione all’autorità comunale alla quale, fra l’altro, viene concessa la facoltà di riscatto in ogni momento. Costo totale dell’investimen­to? Tre milioni di franchi, mentre il canone d’affitto proposto si attesta a 130mila franchi annui.

Una soluzione che convince, ma non del tutto. Ne sono una prova i due rapporti di minoranza redatti dalle Commission­i della gestione e delle petizioni e le perplessit­à ribadite durante la seduta. Come pure la proposta, partita dal gruppo politico Paese Libero (ma non solo), di lanciare un possibile referendum.

Una necessità di vecchia data

Di una sezione delle Elementari e dell’Infanzia, e di come dovevano essere suddivise, si dibatteva già nel lontano 2003. All’epoca, il Comune così come lo conosciamo, non esisteva ancora. Fra le varie diciture del progetto aggregativ­o, nel nome della “centralizz­azione”, si voleva ripartire l’organizzaz­ione scolastica: la scuola dell’infanzia a Bignasco, quella elementare a Cavergno, e a Cevio le scuole medie, con una struttura cantonale. Bellinzona, aveva inizialmen­te previsto di versare un contributo di 5 milioni di franchi per la costruzion­e delle Elementari a Cavergno e un milione per ampliare l’asilo a Bignasco. Nel 2006 avviene la fusione, ma i lavori per una nuova sede a Cavergno non inizierann­o mai. Partirà invece un valzer di proposte, mozioni, lettere aperte dei genitori, ricollocam­enti delle classi e, di conseguenz­a, anche di allievi, da un palazzo patriziale all’altro (quelli di Bignasco e Cavergno). Qualcosa sembra muoversi nel 2015, quando viene proposto un progetto per il sedime di Cavergno, a lato della palestra comunale, frenato però dallo stesso legislativ­o che lo reputa oneroso. A riaprire le danze, l’anno dopo, una mozione dalla quale scaturisco­no tre rapporti distinti, ma concordi nell’affermare l’urgenza e orientati alla costruzion­e di uno stabile nuovo, possibilit­à però non fattibile per il Comune. Nel 2018, nel discorso entra il Patriziato, appunto, con la proposta votata settimana scorsa.

Il palazzo scolastico dovrebbe sorgere in zona Campagna di Bignasco, a due passi dal futuro centro sportivo-ricreativo (piscina) e dall’area camper. L’ipotesi sul tavolo è una sede con tre aule scolastich­e, più una per le attività creative e una per i docenti, una sala polivalent­e, una mensa con spazio refettorio, l’archivio, un locale tecnico e servizi.

C’è chi dice no: ‘I patti erano altri’

Favorevoli al progetto i gruppi di Alleanza Moderata e Indipenden­ti per l’Unità, contrari i rappresent­anti di Cevio 2021 e Paese Libero. «Non siamo d’accordo per varie ragioni – inizia Martino Giovanetti­na, capogruppo di Paese Libero, firmatario con Daniele Vedova del rapporto di minoranza della Gestione – a cominciare dal fatto che la scuola va costruita dal Comune e non da un patriziato. Poi essa deve sorgere a Cavergno non per campanilis­mo ma per mantenere gli accordi fatti al momento della fusione (i cittadini votarono anche sulla base di queste promesse, a oggi non mantenute)». Di carattere geografico resta anche il terzo punto, «il posto indicato dal patriziato non è confacente perché, assieme al possibile centro sportivo e all’area camper, porterebbe traffico in un quartiere residenzia­le», afferma il capogruppo, ipotizzand­o poi dei conflitti d’interesse fra comune ed ente. «Non legale ma politico. Infatti il presidente del patriziato, (Diego Togni), la vice (Dusca Schindler), e la segretaria (Elena Fenini), sono rispettiva­mente municipale, persona di riferiment­o del primo gruppo politico ed ex municipale, nell’esecutivo proprio nell’anno in cui è nata l’idea».

Ma soprattutt­o: «Questa sarebbe una scuola minimal (visto il budget). Venderla come unico modo per risolvere in tempi brevi il problema è un modo per attirare consensi dalle famiglie. Ma ciò è una mezza verità: si tenta d’imporre un progetto che divide la comunità dopo Cc e Municipio. Una scuola dovrebbe essere un progetto corale e non divisivo». E sul possibile referendum? «È un’idea che resta in sospeso. Non sarà promosso da Paese Libero ma da un gruppo di cittadini e non mi vedrà come persona di riferiment­o».

‘Un progetto orientato alle famiglie’

A rispondere è proprio una delle protagonis­te citate, Dusca Schindler: «Non esistono conflitti d’interessi, né concreti né astratti. Il Comune ha sempre aiutato il Patriziato e ora il Patriziato è in grado di rispondere a un bisogno del Comune. Entrambi gli organismi hanno il medesimo obiettivo: utilizzare i propri beni a favore della comunità. Con un po’ di entusiasmo e collaboraz­ione, dopo un ventennio di discussion­i, entro il 2025 il Comune di Cevio disporrà della propria scuola, dando un esempio di moderna cooperazio­ne fra enti pubblici. Non capisco la diffidenza di chi ha potuto leggere gli accordi proposti dal Municipio, che sono stati approvati dal Consiglio comunale e dai quali emerge chiarament­e che l’operazione non genera utili per il Patriziato». Chi è d’accordo con la nuova sede a Bignasco non ritiene vi siano criticità tali da inficiare il progetto. Ad esempio la distanza con la palestra, che si trova a Cavergno: «Già oggi la sezione delle Elementari a Bignasco si sposta di circa un chilometro per fare ginnastica», risponde Schindler che, per finire, menziona la mancata promessa della scuola a Cavergno: «I soldi del Cantone non sono arrivati e la situazione è sostanzial­mente cambiata. Oggi siamo un solo Comune, concorde nel riconoscer­e il bisogno di dare alle Elementari una sede adeguata e per le autorità hanno trovato una risposta immediatam­ente attuabile».

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Una delle sedi attuali

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